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Martedì, 12 Febbraio 2013 00:00

Quale futuro per i Beni culturali?

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Gennaio 2013, con una lettera indirizzata alla presidente Ilaria Borletti Buitoni, Salvatore Settis si dimette dal consiglio di amministrazione del FAI, in risposta alla decisione della Buitoni di candidarsi nella lista “scelta civica con Monti per l’Italia”. 

La Buitoni ha motivato la sua scelta di adesione alla lista come atto doveroso, per poter finalmente e concretamente operare dal dentro della politica per quella che ormai oggi è diventata l’emergenza beni culturali.

Le ragioni di Settis e del suo gesto sono invece riconducibili a quello che è stato l’operato del governo uscente, in favore della cultura, nell’anno appena trascorso e in quello che la lista Monti propone sostanzialmente in vista di un eventuale governo futuro: la privatizzazione del patrimonio pubblico.

Da subito, novembre 2011, aveva fatto discutere l’elezione a ministro per i Beni e le attività culturali di Lorenzo Ornaghi, anche ai non addetti ai lavori era saltata all’occhio la nomina del professore la cui carriera era ed è lontana anni luce dal mondo culturale e quindi, purtroppo, niente di nuovo rispetto ai suoi predecessori, niente di nuovo per un Ministero che sin dalla sua nascita è stato considerato di “serie b”.

In quest’ultimo anno oltre alle situazioni più drammatiche rimaste pressoché invariate, come i luoghi colpiti dal sisma dove dopo il terremoto molto rimane da fare per i beni culturali e dove il sito archeologico maggiormente visitato d’Italia - Pompei - ha continuato a subire crolli, Ornaghi si è distinto più che per qualche intervento concreto per la nomina del filosofo del diritto Francesco De Sanctis come presidente del consiglio superiore dei beni culturali e per la nomina della rediviva Giovanna Melandri alla presidenza del Maxxi di Roma.

Il governo Monti inoltre con la spending review si è reso nuovamente protagonista in negativo eliminando definitivamente i comitati tecnico-scientifici ministeriali con la conseguenza che il Ministero dovrà fare a meno del parere di esperti storici dell’arte in caso di spostamenti o prestiti di opere.

In vista delle prossime elezioni politiche, le parole cultura e beni culturali purtroppo non hanno trovato tutto questo spazio all’interno dei vari programmi elettorali ma auspichiamo - nell’attesa che il patrimonio storico artistico divenga una priorità per il futuro governo - almeno in una scelta di persone competenti alla guida del Ministero voluto da Giovani Spadolini nell’ormai lontano 1974.

Si tratta di cambiare mentalità e di capire che valorizzare la cultura significa in un certo senso far girare l’economia, significa creare posti di lavoro, significa prendere atto di ciò che davvero ci rende importanti agli occhi del mondo. Altrimenti, concludendo con un affermazione proprio del professor Settis: “o il nostro patrimonio culturale e paesaggistico nel suo insieme torna ad essere luogo di autocoscienza del cittadino e centro generatore di energia per la polis, oppure esso è destinato a perire.”

Ultima modifica il Martedì, 12 Febbraio 2013 11:38
Lisa Marziali

Sono nata e vivo a Firenze. Ho frequentato l'Istituto Statale d'Arte della mia città e mi sono laureata alla Facoltà di Lettere nel febbraio del 2012 in Storia e tutela dei Beni Artistici con una tesi in Museologia dal titolo "La protezione del patrimonio artistico in Toscana durante la seconda guerra mondiale".

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