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Domenica, 27 Agosto 2017 00:00

Pearl Jam: 26 anni di Ten, il disco di esordio

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Pearl Jam: 26 anni di Ten, il disco di esordio

Nel 1991 avevo 5 anni. Ero all'ultimo anno di asilo e non sapevo neanche cosa fosse il rock. Io quell'anno lo rimembro in maniera frammentata, ma lo ricordo. Musicalmente parlando, mi manca assai. Nella mia inconsapevolezza di bambino, ascoltavo fugacemente pezzi che stavano cambiando la mia percezione e i miei gusti.

Pur non capendo un tubo, adoravo il mandolino (e la cantilena) di "Shiny Happy People" e "Losing my religion" dei R.E.M. che all'epoca uscirono con il loro album più importante (Out of time, vedi qui). Poi c'erano Bruce Springsteen con "Human Touch" (la cui titletrack per me è ormai una pietra miliare), "Nevermind" dei Nirvana, "Blood Sugar Sex Magic" dei Red Hot Chili Peppers, "Innuendo" dei Queen (l'album con "The show must go on") e "Achtung Baby" degli U2 (l'album di "One"). Solo per citarne alcuni. Ma loro li scoprii più avanti.

Molti anni dopo però mi sono ricordato che sulla scena stava per planare un gruppo rivoluzionario: i Pearl Jam. Il 27 Agosto 1991 usciva nei negozi di dischi "TEN", primo storico album della band di Seattle. Il nome dell'album deve le proprie origini dal numero di maglia del giocatore di basket Mookie Blaylock, dal quale il gruppo aveva inizialmente preso il nome. Da ex cestista e patito di questo sport, approvo visto che in quegli anni rimasi folgorato dagli stellari Chicago Bulls di Jordan, Pippen e Rodman. Proprio tra il '91 e il '92 la città americana era conosciuta soprattutto per la leggendaria squadra di basket Nba (i Seattle Supersonics di Gary Payton e Shawn Kemp) e per la musica grange. Questa era più una tendenza, un movimento culturale. All'epoca la città americana aveva piaghe come la povertà, la disoccupazione, la droga. Il luogo era rinomato per essere un centro di consumo di eroina: i giovani per sfuggire alla noia e al male di vivere, si rifugiavano nella musica. Portavano capelli lunghi, jeans strappati, scarpe da ginnastica Converse un po' rovinate, magliette sdrucite, maglioni tetri e monocolore, camicie a quadri stile taglialegna locali.

In questo clima erano nati i Nirvana che proprio nel 1991 uscirono con il loro capolavoro: "Nevermind". Un album che portò Kobain e soci ai vertici delle classifiche mondiali.

Ma in questo magico clima di fermento c'erano band come i Soundgarden del compianto Chris Cornell e i Pearl Jam che invece facevano un rock classico e psichedelico che prendeva spunto da band come Led Zeppelin, Aerosmith, Neil Young, senza dimenticare i temi sociali di U2, R.E.M. e Bruce Springsteen.

Come giustamente si domanda OndaRock, perché "Ten" è considerato una pietra miliare nella storia del rock?

Semplice. La forza dell'album è il suo essere (ancora oggi) così incredibilmente anacronistico. I Pearl Jam ebbero il fegato di riportare negli anni '90 gli antichi insegnamenti del rock dei due decenni precedenti. Il suono di "Ten" è granitico, compatto e lontano dalle mode del glam rock (stile Bon Jovi) e del pop. Ogni traccia dell'album è amara e prende spunto dalla vita di persone comuni con i problemi della vita quotidiana. I giovani (incluso chi Vi scrive) da subito compresero che questo disco e questa band erano destinati ai piani alti del rock.

Al resto ci pensavano il carisma indiscusso e la tenacia del cantante Eddie Vedder, autentico cavallo di razza sul palco (il 24 giugno scorso a Firenze io c'ero e ho le prove di quel che dico, Ceccherini permettendo). I suoi testi eclettici e la sua voce potente, roca e un po' cavernosa (in stile Jim Morrison dei Doors) conferiscono spessore alle esecuzioni. Su tutti cito in particolare la traccia n.5 di questo disco che si chiama "Black". Ho avuto il privilegio di ascoltarla dal vivo al Firenze Rocks Festival (resoconto del concerto qu) e credo di aver provato emozioni indelebili. Quasi 6 minuti che parlano di un amore spezzato, finito. Un uomo che rimembra quei momenti in maniera viscerale. Eddie Vedder durante l'esecuzione del pezzo si commosse e dedicò il pezzo all'amico Chris Cornell (morto suicida pochi giorni prima). Il pubblico cantava a squarciagola insieme al cantante e le lacrime ben presto diventarono comuni. Questa emozione è stata veramente forte e molti degli oltre 50000 presenti la ricordano molto bene.

Paradossalmente, "Ten" è uno degli album di cui il gruppo si dice meno soddisfatto. Non per via del suono brillante, deciso e potente, ma per via dell'atmosfera. Secondo la band, non rispecchia la "violenza" necessaria che invece nei concerti si può facilmente cogliere. Io personalmente credo che si sbaglino di grosso.

Ma veniamo a spiegare meglio cosa significa questo disco in dettaglio:

  • ONCE - Brano rock feroce che parla di un uomo che impazzisce e diventa un serial killer. La psichiatria e lo stretto confine tra sanità e pazzia.
  • EVEN FLOW - Molti la ricordano per esser la colonna sonora del videogioco "Guitar Hero 3". Eddie Vedder trascina tutti nella vita di un senzatetto. Un pezzo molto rock, particolarmente psichedelico. Siamo sui livelli dei Pink Floyd.
  • ALIVE - Uno dei pezzi più popolari in assoluto della band. Dal vivo è qualcosa di imprescindibile per gli amanti del vero rock. Dedicabile a chi si sente più che mai vivo. Il testo è stato scritto da Vedder quando faceva il benzinaio, mentre il riff di chitarra è di Stone Goddard.
  • WHY GO - Un pezzo blues dai temi "pink floydiani". Il testo parla di una ragazza rinchiusa in una clinica dai genitori. Il motivo? Era stata scoperta a fumare uno spinello.
  • BLACK - Il mio pezzo preferito in assoluto dei Pearl Jam. Le grida di dolore di un uomo (scandite dalla maestosa voce di Vedder) che ha perso la donna della sua vita. La sua esistenza è arida, vuota e nera (da qui il titolo). Si augura che lei abbia un giorno una vita meravigliosa, ma non riesce a spiegarsi perchè non potrà averla con lui. Ma la cosa più bella di questo pezzo è che parla di amore, inteso anche come una forza malvagia capace di tramutare un cuore pregno di passione in uno malvagio e black naturalmente. Pura poesia e un finale indimenticabile scandito da un riff di chitarra unico.
  • JEREMY - Jeremy è la storia drammatica di un ragazzo della depressa provincia americana. Una ballata dolente ispirata alla cronaca: un adolescente, armato di pistola, compie una strage a scuola prima di togliersi la vita. Altro pezzo straordinario della band di Seattle sui livelli di "Johnny 99" di Bruce Springsteen.
  • OCEANS - Canzone sperimentale che nasce dall'amore di Vedder per il surf.
  • PORCH - Pezzo punk che parla di una ragazza che ha subito una violenza sessuale. Molto in sintonia con "Deep".
  • GARDEN - Psichedelica e ricca di riferimenti religiosi, anche se distante dalle vette del resto del disco.
  • DEEP - Anche questo pezzo parla come Porch di violenze sessuali nei confronti di una ragazza.
  • RELEASE - Ballata a tempo medio. Inizia lenta, crea atmosfera, in puro stile U2. Poi cresce. E' il brano di chiusura del disco che Vedder ha dedicato alla memoria del padre scomparso.

Nell'attesa potete ascoltare (o riascoltare) il disco qui. Ne vale decisamente la pena.

TEN - PEARL JAM

* * * *

Ascolta l'album qui

• Once
• Even Flow
• Alive
• Why Go
• Black
• Jeremy
• Oceans
• Porch
• Garden
• Deep
• Release

Ultima modifica il Venerdì, 25 Agosto 2017 19:38
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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