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Sabato, 22 Luglio 2017 00:00

Corruzione (Don Winslow): non possiamo salvare altri che noi stessi

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Corruzione (Don Winslow): non possiamo salvare altri che noi stessi

Un’autostrada di anime spezzate in una città senza sogni.

Don Winslow torna con un nuovo voluminoso romanzo, ambientato nella New York della Manhattan North Special Force (DA Force), reparto speciale scatenato per le strade, al fine di “tenere la posizione”, a qualsiasi prezzo.

Compromessi, tradimenti, sangue, sesso, droga, violenza. Il tutto tenuto insieme dalla politica, cioè da un complesso sistema di sfruttamento dove ognuno recita il suo ruolo, sperando finisca il più tardi possibile.

La giustizia è bendata, per non vedere cosa viene fatto in suo nome.

Lo sfondo razziale risuona in ogni pagina, con un’efficace forma di denuncia sotto forma di storia di genere. Niente di innovativo, ovviamente. Il merito va sicuramente anche al movimento Black Lives Matter, “le vite dei neri valgono”, solo che contano “meno di quelle dei bianchi”.

Al centro del libro non c’è una storia di corruzione individuale, si tratta del percorso attraverso il quale una qualsiasi singola persona accetta di macchiare la propria esistenza.

In un mondo di vittime l’unico modo per non rassegnarsi è aprire gli occhi e non fidarsi di chi governa. Non sarebbe difficile. Basterebbe non limitarsi a guardare la propria quotidianità, fare un passo indietro per capire in cosa si è finiti.

Un gradino per volta, così si scende all’inferno, per utilizzare un’immagine abusata ed inflazionata.

L’autore è di quelli da “capolavoro” declamato prima ancora della pubblicazione, da titoli a tutta pagina sui quotidiani nazionali, da copertina sui principali scaffali della grande distribuzione (e sui tavolini delle piccole librerie): resta facile poter parlare di delusione, soprattutto per chi ha amato qualcuno dei capitoli precedenti. Non è che un libro deve piacere solo perchè lo dice il sistema di informazione. Si tratta di però una buona storia, esagerata, allungata, imbevuta di luoghi comuni cinematografici, di stereotipi letterari, di autocompiaciuta sofferenza esibita.

La narrazione non fa sconti alla pochezza degli uomini in divisa, comunque assolti in ogni frase, in quanto esseri umani. Siamo tutti corruttibili, abbiamo tutti un prezzo, pare dirci l’autore. Le divise blu sono però quelle in prima linea, mandate a cercare di ottenere il meglio possibile in un sistema malato, divisi tra la difesa dei privilegiati e il contatto diretto con gli sfruttati.

In occidente quasi nessuno è rimasto solo con le sue catene, ognuno ha qualcosa da perdere. La consolazione dello sbirro statunitense è quella di essere un’anima dannata, un’altra vittima.

Cresciamo convinti di poter salvare qualcuno, per poi scoprire di dover semplicemente salvare noi stessi.

Per chi ama questo genere di romanzi si tratta di una lettura obbligata. Magari avrete modo di ritrovare anche i contenuti di Guai ai poveri, un saggio di diritto illuminante sul funzionamento del sistema sociale a stelle e strisce (info qui).

«Il nostro inizio non può conoscere la propria fine, la nostra purezza non può immaginare la propria corruzione».

Perchè le nostre vite sono fiammiferi. Non appena lo dimentichiamo l’aria si esaurisce ed il legno si consuma.


Don Winslow, Corruzione, 2017, Einaudi, 552 pagine, ISBN 9788806230623, €21.00, traduzione di Alfredo Colitto

Immagine liberamente ripresa dal profilo Twitter di Don Winslow

Ultima modifica il Domenica, 28 Gennaio 2018 15:28
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it

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