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Lunedì, 30 Luglio 2018 00:00

Sbirre: una questione di genere, almeno in copertina

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Sbirre: una questione di genere, almeno in copertina

Tra i libri pubblicati per essere letti sotto l’ombrellone i gialli e il noir godono sempre di grande attenzione.

Sono una distrazione poco impegnativa e attestata anche nei circuiti della cultura alta (o, meglio, identificata come tale).

Ci si può dare un tono con quello stile in cui la denuncia della complessità dell’uomo si unisce alla stanchezza per la società in cui viviamo.

Rizzoli propone una declinazione dell’operazione editoriale al femminile, anche se affidata a autori di sesso maschile.

Sbirre raccogliere tre racconti, esibendo in copertina cognomi decisamente affermati. Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni delineano vite di donne tormentate ma non passive.

Il numero di pagine può ingannare.

Si arriva alla conclusione in poche ore, ritrovandosi piacevolmente disorientati dai cambi di scenario.

La frontiera dell’Italia settentrionale troppo spesso ignorata dalla politica e dal sistema di informazione, come se la criminalità organizzata fosse un’esclusiva delle regioni meridionali, è sempre al centro dell’inventore dell’Alligatore. Il vicequestore Anna Santarossa dovrà muoversi con la pistola pronta all’uso e una grande determinazione fisica.

Diverso il "caso" del commissario Alba Doria, impegnata nella capitale a risolvere un delitto che sembra già risolto. Roma si presta alla storia dai caratteri più internazionali, con la perversione di un possibile assassinio seriale da neutralizzare attraverso le nuove tecnologie.

Infine, a Napoli, troviamo Sara Morozzi, per un De Giovanni più familiare, grazie al recente romanzo pubblicato (Sara al tramonto, sempre per Rizzoli). In quest’ultimo racconto è la vecchia logica di una mente allenata a essere chiamata in causa.

I tre autori sono noti per aver saputo descrivere storie al confine tra il bene e male, come si richiede al noir. Si può quindi relativizzare il senso di un’operazione dall’innegabile profilo anche commerciale.

Le donne non devono essere per forza vittime o sante, capaci di non sbagliare mai o inesauribili nel loro relazionarsi con la società. Certo, non è da considerarsi una strada di emancipazione quella per cui si deve essere sconfitte per diventare autonome.

Alla fine l’operazione è resa convincente proprio dal fare del genere (femminile) solo una questione di copertina per il genere narrativo, prendendo la libertà di storie valide, con protagoniste più che adeguate all'universo narrativo in cui si collocano.

Niente gattini o valori familiari da difendere, nessun buon sentimento per cui sacrificarsi.

Uomini con cui fare sesso, vendette da completare, giustizie da ottenere, senza delegare alle divise portate: Sbirre è una piacevole novità da esibire a bordo piscina, o sulla spiaggia, con furbi richiami alla cronaca da cui quotidianamente ci ritroviamo circondati.


 Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Maurizio De Giovanni, Sbirre, Rizzoli, Milano, 2018, 9788817101592, pp. 224, € 18,50


Immagine di copertina liberamente ripresa da pxhere.com, copertina del libro dal sito della casa editrice www.rizzoli.eu

Ultima modifica il Domenica, 29 Luglio 2018 15:16
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it

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