Lunedì, 12 Ottobre 2015 00:00

La tragedia del Medio Oriente a una svolta?

La tragedia del Medio Oriente a una svolta?

L’editoriale di martedì 6 ottobre sul Corriere della Sera a firma di Paolo Mieli svolge un ragionamento condivisibile salvo però tacere su un punto fondamentale. È inoltre un ragionamento simile, a volte in modo determinato a volte on cautela, a quello di una buona parte delle forze di governo e dei mass-media occidentali (altrimenti Mieli se ne starebbe stato tranquillo a scrivere d’altro). Si tratta di una critica molto netta alle posizioni di Obama verso la crisi mediorientale e in particolare verso il versante siriano di questa crisi. Se l’ISIS (Daesh, l’ISIL, lo Stato Islamico) merita, per ciò che è, ciò che fa e ciò che vuole realizzare, di essere paragonato al nazismo, allora, argomenta Mieli, gli Stati Uniti dovrebbero orientarsi a praticare la medesima linea che praticarono facendo guerra al nazismo: l’alleanza con la totalità delle forze antinaziste.

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La politica estera come terreno esplosivo pericolosissimo delle difficoltà di riadattamento alla realtà mondiale da parte USA
Riflessione generale pessimista ormai obbligata

Il titolo e l’inizio di quest’articolo si limitano a segnalare un problema non di oggi ma ormai acuto della gestione politica degli Stati Uniti, non solo di quella estera ma anche di quella interna. La parte di superpotenza politica mondiale basata sulla superpotenza economica e militare e, conseguentemente, con licenza di uccidere sta volgendo da tempo al declino. Alla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti realizzavano il 40% del PIL mondiale, oggi sono sì e no al 20. Il crollo dell’Unione Sovietica e il collasso della Russia fecero sperare agli Stati Uniti che la prospettiva fosse un mondo unipolare, ma ciò fu presto contraddetto dall’emergenza cinese e, a ruota, di altre grandi realtà della ex periferia capitalistica, tra le quali la stessa Russia. Né l’Europa occidentale, paralizzata economicamente e politicamente da un tentativo egemonico tedesco incapace di egemonia e privo di forza militare, è palesemente in grado di integrare la forza degli Stati Uniti (come mostrano chiaramente le mezze guerre a Libia e Siria, cioè due impressionanti autoreti, e l’incapacità di esistere nella crisi medio-orientale e dinanzi al conflitto Russia-Ucraina, e come Obama appare ormai obbligato a registrare).

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Di Marco Fantechi

La Repubblica Islamica iraniana ci guadagna politicamente, non è più lo "Stato canaglia", rientra nello scenario internazionale e diventa un possibile partner per contrastare Daesh (il Califfato Islamico) in espansione pericolosa in Iraq, potrebbe anche agevolare contatti diplomatici in Siria tra governo di Al Assad e occidente. Inoltre in Yemen lo stallo dei combattimenti potrebbe significare che la coalizione a guida saudita non riesce a sconfiggere le milizie sciite Houti e i loro alleati e con possibilità di aiuti dall'Iran, non più reietto internazionale, sarebbe costretta a aprire trattative.

Ci guadagna economicamente, con la ripresa dei commerci e degli investimenti internazionali, garantendosi fondi per l'ammodernamento strutturale e per attenuare l'emergenza occupazionale, con particolare riferimento al mondo giovanile, molto esteso e acculturato, che vede attualmente poche possibilità all'interno del paese e sceglie l'emigrazione, infine una maggiore apertura internazionale agevola l'emancipazione femminile, che ha visto durante l'ultimo decennio una forte attenuazione delle misure restrittive, lavorative, culturali e di costume.

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Intervista ad Antonio Guerrero, uno dei cinque cubani incarcerati negli Stati Uniti e rilasciati nel dicembre 2014 dopo molti anni.
A cura di Alessandro Zabban e Diletta Gasparo

1- Immaginiamo che da quando sei stato scarcerato, tu abbia girato molti posti per raccontare la tua storia. Quale è stata l’accoglienza che hai ricevuto? Quanta solidarietà viene dimostrata, ancora oggi, a Cuba?

Non ho in realtà viaggiato molto: nel mese di maggio siamo stati una settimana in Venezuela e ora siamo arrivati in Italia per questo viaggio. Pensiamo che ci saranno altre opportunità per ringraziare direttamente i molti amici nel mondo che ci hanno dato la loro sincera solidarietà. Ci manca ancora da fare un bel giro a Cuba: personalmente ho girato solo tre province cubane dopo la scarcerazione. Ho fatto un viaggio di una settimana a Santiago di Cuba, a Cienfuegos per due giorni e a Matanzas per un giorno… Tutto il tempo rimanente lo ho trascorso a L’Avana. Cercheremo di portare il nostro messaggio a più persone possibili, del nostro popolo e dei popoli amici. Per questo vi ringraziamo molto per la visibilità e l’aiuto che ci state dando con questa intervista, aiutandoci a raggiungere gli amici di Cuba che ci hanno sostenuti nella battaglia per la nostra libertà.

 

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Lunedì, 02 Febbraio 2015 00:00

La Grecia di oggi e gli Stati Uniti del 1929

Come gli Stati Uniti uscirono dalla crisi del 1929

Ricordare come gli Stati Uniti operarono, attraverso la Presidenza Roosevelt, di fronte alla crisi del 1929 può forse aiutare perché, con le attuali sue politiche economiche e di bilancio, l’Unione Europea non riesca a uscirne, l’Italia ancor meno, strombazzature renziano-giornalistiche a parte, la Grecia abbia ragione anche economicamente, non solo a nome dell’uscita da una gravissima emergenza sociale. Può forse aiutare a capire, quindi, come solo attraverso il miglioramento delle condizioni di vita popolari e un intervento pubblico molto ampio e molto determinato nell’economia sia possibile bloccare recessione e deflazione e avviare una ripresa dell’economia che è vera, in quanto è anche ripresa vera dell’occupazione, e di un’occupazione ben pagata, stabile, difesa dallo stato, accompagnata da servizi sociali gratuiti, rispettata dai padroni.

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Domenica, 07 Dicembre 2014 00:00

Perché gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi

Perché gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi (e perché l’Unione Europea non ci riesce)

Negli Stati Uniti l’azione di politica economica contro la recessione innescata dai loro grandi crack finanziari ha funzionato grosso modo così. La FED (la loro banca centrale), obbedendo al governo cioè all’amministrazione Obama e al proprio stesso statuto, che la pone al servizio della crescita economica e dell’occupazione, ha prodotto in circa sei anni (dal giugno 2008 al 2013) qualcosa come 4.500 miliardi di dollari, con i quali ha acquistato titoli del Tesoro, cioè dello stato federale, a bassissimi tassi di interesse. Il Tesoro, a sua volta, su disposizione dell’amministrazione, ha usato circa 1.000 miliardi per la riduzione di bolle speculative pericolose e per

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Martedì, 14 Ottobre 2014 00:00

Nativi americani: sopravvivere nella memoria

Articolo scritto da Chiara Del Corona e Lorenzo Palandri

Nell’ambito delle giornate dedicate alla Nazione Lakota, il 9 ottobre si è tenuta a Palazzo Medici Riccardi la conferenza dal titolo “Per un'Autostoria dei Primi Americani attraverso l’arte e la musica” presentata dalla Professoressa Naila Clerici che oltre ad insegnare Storia delle popolazioni indigeni persso L’università di Genova è anche presidente dell’associazione culturale, onlus,  Soconas Incomindios, che riunisce coloro che ha il fine di promuovere in Italia la conoscenza delle culture, della storia e delle problematiche attuali dei nativi americani e favorire “la comprensione di un diverso lontano per capire meglio la nostra realtà e le dinamiche della comunicazione interculturale”.

La professoressa ha esordito sottolineando il termine auto storia coniato da un indiano Sioux canadese col quale si intende un diverso modo di raccontare la storia seguendo il punto di vista dei nativi stessi. I quali  pur non avendo lasciato narrazioni scritte ci comunicano le proprie tradizioni e vicende storiche attraverso musica e arte. Proprio da queste inizia l’esposizione della Professoressa, che attraverso una raccolta di immagini figurativi ci ha portato all’interno del loro mondo così ricco e affascinante.

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Eppure niente sembra cambiare, quand'è che ci lasceranno in pace/ C'è la guerra nelle strade e la guerra in Medio Oriente/ Invece di combattere la povertà combattono le droghe/ Così la polizia può venire a scocciare me/ Che non ho mai commesso un crimine senza essere costretto a farlo
Così Tupac Amaru Shakur in “Changes” descriveva la propria vita, i propri rapporti sociali e con la legge a Harlem, ghetto degli afro-americani a New York dove passò la sua prima adolescenza con la madre Afeni Shakur.

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Sarà attivato definitivamente nel 2017, ma entro novembre di quest'anno - secondo quando afferma il Pentagono - saranno ultimati i test.
Parliamo ancora una volta del MUOS (Mobile User Objective System): devastante sistema radar composto da 46 antenne N.R.T.F. (Naval Radio Transmitter Facility), che dal 1991 viola la riserva naturale della Sughereta di Niscemi (CL).

Ad un anno esatto dalla pacifica invasione da parte di migliaia di No MUOS i militanti hanno deciso di organizzare il “Campeggio Resistente No Muos”, dal 6 al 12 Agosto, che avrà il suo picco con il corteo nazionale di Sabato 9 agosto per i sentieri della Sughereta.

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Firenze in questi giorni è tornata ad essere al centro della discussione di quello che potrebbe diventare un importante movimento a livello nazionale.
Anche questa volta, ahinoi, tutto è partito dal caro ex simbolo: Renzi, che è approdato in Europa con la solita, lagnante retorica di “Firenze, la città più bella del mondo”, ha pensato bene di proporla, questa città, per il prossimo vertice del G7.

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