Martedì, 01 Dicembre 2015 00:00

Il lavoro ridotto a mero sfruttamento

In un periodo in cui il lavoro è sempre più ridotto e in cui i governanti devono preoccuparsi più del deperimento delle risorse umane, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Poletti svolge un lavoro importantissimo. Un dì bacchetta le risorse umane in formazione e l'altro quelle in produzione, non ce n'è per nessuno insomma. E il metodo preferito da chi svolge diligentemente la propria professione come il Ministro non può che essere quello del bastone e della carota che permette di impartire disciplina all'ordine militare e dedizione alla causa premiando i meriti a dovere. Così mentre Boeri teorizza la messa a punto del ricambio generazionale senza il pagamento delle pensioni Confindustria chiede al Ministro di implementare tali metodi all'interno del contesto produttivo italiano.

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Eh già. I diritti umani. Ma quali esattamente? Di chi ?
Non è un cinismo incancrenito quello che porta a dubitare che sia effettivamente la volontà di difendere la dignità e il benessere di ogni essere umano quanto piuttosto non solo l’esistenza, ma la tolleranza, il sostegno, a situazioni come quella dell’Arabia Saudita.

Una monarchia secolare. Un paese dove le donne non hanno alcun diritto (Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba, dice un antico proverbio)e nel quale qualsiasi attività sessuale al di fuori del matromionio eterosessuale è illegale. La severità è tale che gli stranieri che vngono scoprti portatori del virus dell’HIV vengono inmediatamente rimandati in patria.
Un paese, l’Arabia Saudita dove solo nei primi cinque mesi del 2015 sono state eseguite 90 esecuzioni capitali. Un paese che, secondo le dichiarazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha luogo il terzo maggiore traffico di esseri umani al mondo.

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Giovedì, 13 Agosto 2015 00:00

Any Day now

Rudy: “Come… qual è il 14esimo emendamento?”
Paul: “Lo Stato non può applicare alcuna legge che limiti privilegi o immunità a un cittadino.”
Avv. Washington: “Né può negare a qualsiasi persona, entro la sua giurisdizione, l’eguale protezione delle leggi.”
Rudy: “E cosa significa?”
Avv. Washington: “Significa che devono trattarvi come qualsiasi altro figlio di putt*na in questo stato.”
Da “Any Day Now”

Ieri sera alla televisione sono incappata in un’ottima pellicola indipendente americana, che non conoscevo affatto, ma che offre stimoli molto interessanti e ancora attuali. Il film, diretto da Travis Fine e che è stato presentato, ottenendo un buon successo all’edizione del Giffoni Film Festival 2013, si intitola “Any day now” ed è tratto da una storia vera, accaduta negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70.

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Sabato, 13 Giugno 2015 00:00

Onda Pride di diritti per tutte e tutti

Onda Pride di diritti per tutte e tutti

È partita anche quest'anno “Onda Pride”, la due mesi di manifestazioni dell'orgoglio lgbti che vede coinvolte quindici città italiane.

Il primo fine settimana è andato, con tre cortei in città tutte particolari.

A Verona, il Pride del nord-est, nell'ex roccaforte democristiana dove la Lega Nord 2.0 governa un po' ovunque con picchi di consenso quasi bulgari.
A Pavia, con il primo Pride cittadino per i dieci anni del circolo Arcigay “Coming Out” con oltre un migliaio di persone che come esordio non sono niente male.
A Benevento, orgogliosa roccaforte dei sanniti, terra di streghe e misticismo, città papalina e antiunitaria, dove solo tre anni fa è nato ufficialmente il primo collettivo lgbti.
Questo sabato il Pride sarà a Roma, nella capitale, e con ogni probabilità sarà la manifestazione più partecipata.

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Martedì, 09 Giugno 2015 00:00

Istruzione in Cile: tornano le proteste

L’interminabile conflitto sull’istruzione in Cile: il ritorno delle preteste

Uno dei nodi fondamentali per capire gli equilibri politici degli ultimi anni in Cile passa per la delicata questione del sistema educativo. L’insoddisfazione da parte di una larga fetta dell’opinione pubblica del paese sudamericano nei confronti di una istruzione ancora incentrata sul modello voluto da Pinochet, classista e ingiusto, largamente privatizzato e caratterizzato tanto dagli scarsi investimenti pubblici quanto dalle scarse opportunità per gli studenti poveri di poter aspirare a una educazione di qualità, ha portato a imponenti mobilitazioni popolari e proteste di massa che si protraggono fino ad oggi.

Alle manifestazioni dello scorso Maggio che hanno visto scendere in piazza centinai di migliaia di studenti per protestare contro i ritardi e la scarsa incisività del progetto di riforma della scuola del governo presieduto da Michelle Bachelet, ha fatto seguito l’ingente mobilitazione dei docenti convocata dal “Collegio Dei Professori” che dal primo giugno ha organizzato il blocco permanente della didattica per protestare contro la riforma della “Carriera Docente”. Che siano studenti, professori o (più spesso) entrambi, non passa giorno in Cile in cui non venga programmato un maestoso corteo per le strade di Santiago e delle altre grandi città del paese.

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La vittoria in Irlanda del referendum sui matrimoni civili. Un Sì su cui riflettere

Fino al 1993 una coppia omosessuale che si baciava per strada a Dublino o in una qualsiasi città irlandese salutandosi dopo una serata al pub, anche solo con un casto bacio della buonanotte, poteva essere incriminata. Oggi quella stessa coppia omosessuale, appena dodici anni dopo che l’omosessualità è stata depenalizzata, può sposarsi e sette persone su dieci non hanno niente da ridire.

La cattolicissima Irlanda dice sì ai matrimoni gay. Il 62,1% ha votato sì nel referendum sull’introduzione delle nozze omosessuali. I no si sono fermati al 37,9%. I voti complessivi a favore sono stati 1.201.607, mentre quelli contrari 734.300. L’affluenza a livello nazionale è stata del 60,5%. Andando oltre a questo grigio calcolo matematico e statistico, è il risultato a essere importantissimo. L’Irlanda è il primo paese a livello mondiale che per l’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso richiede il parere del suo popolo attraverso il referendum. In un paese estremamente cattolico, dove la cattolicità non ha solo un valore religioso ma anche nazionalistico, distinzione fondamentale nella lotta fratricida con l’Irlanda del Nord e contro l’eterno nemico inglese, il risultato non era affatto scontato. Superare il dogmatismo cattolico sulla famiglia tradizionale sembrava quasi impossibile, fino al 1993 l’omosessualità era ancora un crimine e vedere l’Irlanda affiancarsi all’eterno rivale britannico nell’estensione dei diritti civili alla comunità omosessuale sembrava utopico.

Il risultato del referendum e la sua grande partecipazione hanno messo a tacere tutti. Troppo facile fare un paragone con la situazione in Italia, quasi avvilente. Tutti i partiti politici irlandesi avevano appoggiato il referendum e hanno applaudito alla vittoria del fatidico “Sì”, dal primo ministro Enda Kenny nonostante dichiaratamente cattolico praticante che ha ringraziato i giovani irlandesi per la spinta data alla vittoria, sino ai leader dei partiti d’opposizione. Nel nostro paese invece Matteo Salvini che, dopo aver posato nudo per il settimanale “Oggi”, non perde occasione per ostentare la sua virilità e mascolinità, sottolineando l’importanza di essere veri uomini rispetto agli omosessuali e la devianza delle donne lesbiche, affermando inoltre la crescita deficitaria di un bambino cresciuto da due genitori omosessuali, ignorando gli anni di studi mondiali e europei medici, psicologici e pedagogici sulle differenze nulle di crescita di un bambino con genitori dello stesso sesso rispetto a un bambino con genitori eterosessuali. La gravità della situazione italiana non sta solo nell’arretratezza in materia di diritti civili rispetto al resto d’Europa (paesi come la nazionalista e cattolica Croazia, la Slovenia e la pericolosa Ungheria di Orban ci hanno sorpassato da anni), vista l’arretratezza politica che abbiamo può anche essere normale, ma sta nell’arretratezza culturale.

A partire dai nostri politici, sino alla vita di tutti i giorni, la comunità lesbica e omosessuale italiana (per non parlare della situazione relativa alla transessualità) è bersaglio di dichiarazioni degradanti, luoghi comuni, additata come un pericolo per la mascolinità dell’uomo italiano, concetto che ci portiamo dietro dall’epoca fascista e affinato con il ruolo patriarcale dell’uomo nella famiglia e la sudditanza della donna, eredità questa della tradizione cattolica. Non vi è alcuna tutela, solo strumentalizzazione politica da parte dei partiti e totale ignoranza sul tema dalla gran parte della popolazione. Gli stessi partiti politici che si ritengono progressisti e dovrebbero fare loro la battaglia per i diritti civili, a partire dal PD che si proclama rappresentante assoluto della sinistra italiana sino agli altri partiti della sinistra, si dimostrano ancora incapaci di affrontare con successo il problema. Questo perché a mio parere gli elementi culturali conservatori della tradizione fascista e cattolica di cui ho parlato prima hanno contagiato ormai da troppo tempo anche quelle formazioni politiche che ideologicamente dovrebbero aprirsi alle lotte per i diritti. La famiglia tradizionale, l’uomo italiano forte e virile, la difesa di una presunta moralità sono elementi ideologici che hanno condizionato il progresso ideologico sui temi della sessualità e dei diritti civili e che hanno segnato anche formazioni politiche di sinistra. Basti pensare al ruolo del Partito Comunista nella battaglia sociale per il divorzio e l’aborto, un partito quello che al suo interno aveva molti elementi sociali conservatori. In questo paese a causa di questa impalcatura ideologica e cultura conservatrice, accompagnati da un misto di bigottismo culturale e ipocrisia, non si è mai seriamente portato avanti una politica di educazione sessuale nelle scuole, certe tematiche sono ancora oggi considerate dei tabù e il ruolo stesso della donna all’interno della società continua a essere traballante. Elementi che possono apparentemente sembrare scollegati, ma che invece si intrecciano in questa lotta comune contro una società estremamente maschilista, conservatrice e arretrata. Non siamo ancora arrivati a capire che il riconoscimento dei diritti civili è strettamente legato al diritto di un cittadino italiano a essere felice e di costruirsi una vita.

Senza portare questi cambiamenti e smetterla di pensare che l’omosessualità sia un problema e un pericolo, non aiuteremo mai tutti quei ragazzi e ragazze che crescono con un disagio enorme una volta resosi conto negli spogliatoi dove praticano sport, nelle scuole, nei locali ecc che gli piacciono persone dello stesso sesso e questa sensazione di diversità inserita all’interno del clima rigido e ostile che abbiamo li porta a sentirsi rifiutati, problematici, malati nonostante ormai l’omosessualità non sia più considerata una malattia psicologica come erroneamente si pensava prima. E vi assicuro che certe esperienze lasciano più segni di qualsiasi patologia mentale e anzi compromettono l’equilibrio psicologico di un ragazzo nella sia crescita. Il problema della mancata educazione o semplice discussione nelle scuole frena questo processo di supporto e di far capire ai nostri ragazzi che i loro coetanei con un orientamento sessuale diverso dal loro non sono nulla di patologico o pericoloso.

Si parla spesso di difendere i giovani, soprattutto lo dice la Chiesa cattolica nel suo sforzo di repressione, ma non si capisce che continuando su questa linea intransigente e senza riconoscere i diritti e le tutele noi i giovani li distruggiamo. In Irlanda tutti quei giovani che si riteneva fossero minacciati da quella che molti cattolici e conservatori chiamano “teoria gender” (come se vi fosse in atto una qualche cospirazione internazionale) erano nelle piazze a spingere per l’approvazione del referendum e hanno festeggiato tutti assieme, senza badare all’orientamento sessuale, per il riconoscimento dei diritti di tutti i giovani a essere felici. In Italia non si capisce che questa lotta va di pari passo con le lotte sociali, si continua a utilizzare la scusa dei problemi economici per mascherare un senso di repulsione diffuso e di conservatorismo ideologico. La contraddizione dell’odio diffuso nei confronti della Chiesa cattolica accompagnato però dalla strenua difesa dei suoi capisaldi. Insieme a una mancata comprensione e mancata acquisizione di uno dei maggiori fondamenti degli stati moderni, la laicità di uno stato rispetto alle istituzioni religiose, e questa mancata consapevolezza è frutto di decenni se non addirittura secoli di profonda collusione politica e economica che hanno instaurato un rapporto di sudditanza tra la Chiesa e molti partiti. In Italia oramai la proposta di legge per i diritti civili è diventata esclusivamente materia elettorale, una vuota promessa che riecheggia annualmente dalle voci grosse del Partito Democratico mai accompagnata da iniziative serie e decise. A sinistra del PD, la perduta credibilità politica di Vendola impedisce che la sua propaganda a favore dei diritti venga recepita e ancora più a sinistra si sono dimenticati che Rifondazione Comunista è stato sinora l’unico partito a presentare un progetto di legge respinto per le unioni civili. Nelle formazioni politiche di destra o conservatrici, si continua con il ripudio e le denigrazioni, rifiutandosi di affrontare la questione in maniera civile e moderna come hanno fatto molti partiti conservatori europei. A dimostrazione del fatto che il problema più che politico è culturale. La Chiesa cattolica in Italia continua con il suo ostruzionismo e le dichiarazioni in merito di Papa Francesco vengono gonfiate dai media oramai preda dell’orgasmo collettivo seguito alla sua elezione al soglio pontificio, dimenticandosi la sua storia all’interno delle istituzioni ecclesiastiche e che le sue frasi sono soggette a più interpretazioni.

Lontane le parole dell’arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda Diarmuid Martin “È una rivoluzione sociale. La chiesa ora deve fare i conti con la realtà”. In questo clima di ignoranza soprattutto e di chiusura mentale è impensabile poter arrivare al traguardo raggiunto dall’Irlanda, un paese che ancora oggi non ha legalizzato l’aborto se non in casi eccezionali, cosa che i nostri giornali e media continuano a ripetere quasi a esorcizzare il senso di vergogna che si prova quando ci si sente sorpassati. Guardando la cartina europea in materia di diritti civili, tutela e riconoscimento delle comunità Lgbt non si può che provare un profondo senso di vergogna e rifiuto, chiedendosi come mai ancora anche l’Unione Europea non intervenga per normalizzare la situazione in tutta l’eurozona e combattere chi ancora ipocritamente ne sostiene la non normalità di questi provvedimenti. Forse perché qualcuno in questo paese proverà un senso di orgoglio a guardare questa cartina dei diritti, sentendosi protetto da una qualche minaccia. Ma basta pensare a queste tristi cose. In fondo questi discorsi mi vengono perché, guardando esultare quei ragazzi sotto il cielo d’Irlanda, se da una parte sono felice dall’altra rosico invidioso. Best wishes to the newlyweds!

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"L'Europa non ha ancora trovato un modo efficace per rendere Israele responsabile del modo in cui mantiene l'occupazione. È tempo di dimostrare seriamente alle due parti quanto seriamente l'opinione pubblica europea consideri le violazioni della legge internazionale, la perpetuazione di atrocità e la negazione di diritti acquisiti”.

Queste parole, rivelate dal quotidiano inglese The Guardian, sono state rivolte da personalità che hanno rivolto ruoli di rilievo nella gestione della politica internazionale dell’UE, come i due ex ministri degli Esteri francesi, Hubert Vedrine e Roland Dumas, gli ex primo ministri olandese Andreas Van Agt, francese Michel Rocard e irlandese John Bruton e lo spagnolo Javier Solana, all’attuale Alto Rappresentante della Politica Estera europea Federica Mogherini.

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Lunedì, 09 Febbraio 2015 00:00

Lunàdigas - Felici e senza figli

Lunàdigas - Testimonianza, racconti e motivazioni di donne che hanno deciso di non avere figli.
Intervista alle autrici
Marilisa Piga e Nicoletta Nesler

Il “senso materno” è qualcosa di istintivo o eteroindotto? Se le donne, tutte le donne, non fossero fin dalla più tenera età sottoposte al bombardamento, sociale, mediatico e culturale, che fa della maternità un dovere sacro a cui tutte devono anelare per raggiungere la totale completezza, cosa accadrebbe? Attualmente non possiamo dare una risposta a questo quesito ma, possiamo finalmente sapere cosa pensano le donne che hanno scelto di non diventare madri.

“Gran parte delle donne occidentali scelgono di non avere figli. Lunàdigas è dedicato a loro, a noi” è questa la frase che apre il sito http://www.lunadigas.com.

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Lunedì, 19 Gennaio 2015 00:00

Il triangolo più vecchio del mondo

Il gesto femminista - La rivolta della donne: nel corpo, nel lavoro, nell'arte

Le braccia alzate, pollici e indici uniti a formare un triangolo. È il gesto della vagina, simbolo delle lotte di liberazione delle donne è il gesto, considerato per eccellenza, femminista. Negli anni Settanta, migliaia di donne in Italia e in Europa sono scese in piazza per protestare accomunate da questo gesto.
Scomparso circa un decennio dopo è oggi protagonista di un libro “Il gesto femminista. La rivolta delle donne nel corpo, nel lavoro, nell'arte” (deriveapprodi, 2014).
Il gesto della vagina fu un’azione fortemente politica che accompagnò tutte le lotte per l’autodeterminazione; la vagina non è più un invisibile buco nero, ma viene mostrata con irriverenza e viene politicizzata

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Pronunciamento storico della Commissione Europea: dopo il parere favorevole dell’Agenzia Europea del Farmaco, anche questo organo ha dato il via libera alla somministrazione senza ricetta, in farmacia, della pillola di cinque giorni dopo. In tutti i paesi europei si potrà accedere a questo farmaco contraccettivo d’emergenza direttamente. In tutti i paesi meno uno. Vediamo se indoviniamo quale.

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