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Sabato, 08 Febbraio 2014 00:00

La storia non è finita. Contro le Utopie Letali

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In fondo all'articolo la locandina dell'iniziativa di presentazione del libro, prevista per il 15 febbraio 2014

Utopie letali di Carlo Formenti potrebbe essere definito una provocazione, purché non si intenda con questo termine un intervento arrogante che interrompe una discussione altrimenti civile. All’opposto il libro rompe, con determinazione ma senza mancare di rispetto verso nessuno, una serie di ambiguità che caratterizzano i confronti della sopravvissuta sinistra italiana.

I giudizi sono spesso netti e talvolta si rimanda ad altri libri l’approfondimento delle argomentazioni ma al termine della lettura resta la voglia di discutere quanto si è letto: di questi tempi non è cosa comune. Molte sono le questioni che vengono affrontate con letture fuori dalle ritualità a cui siamo assuefatti. Alcuni esempi: i paesi dell’America Latina non sono paesi socialisti, la forma partito del ‘900 non è più proponibile, il proletariato globale vedrà prevalere la classe operaia delle economie cosiddette emergenti, con un ruolo secondario da parte dei lavoratori statunitensi ed europei.

Il Becco ha intervistato l’autore in due occasioni, chiedendo un parere su lavoro e crisi delle tradizionali forme di rappresentanza, per cui era quasi un obbligo organizzare la presentazione di Utopie Letali, provando a inserirla in un percorso di studio e discussione che vedrà la rivista impegnata per tutto il 2014, attraverso un nascente e aperto comitato scientifico.

Riteniamo utile invitare i lettori alla lettura del libro (anche il 15 febbraio al Progresso) facendo presenti alcuni passaggi su cui ci confronteremo con Formenti (e non solo).

Le utopie letali sono quelle delle sinistre che hanno rinunciato alle velleità rivoluzionarie e ritengono che si possa superare il capitalismo abbandonando le lettura della società avviata da Marx. In particolare, scrive l’autore, “la più letale delle utopie è presentare il mondo in cui viviamo come ambiguo, come convivenza fra narrazioni in concorrenza reciproca, una delle quali – quella del capitale – sarebbe prossima a perdere senso, e quindi la capacità di in-formare di sé la realtà”.

Con l’inizio degli anni ’80 si registra una cesura storica, il taglio del filo rosso che dalla Comune di Parigi era arrivato alle lotte operaie e alle conquiste sociali del XX secolo. Il mutamento non è stato solo culturale e di vuoto ideologico (poi diventato palese con il crollo del Muro di Berlino). Il capitale si è riorganizzato e ha accompagnato un mutamento sociale che ha ridefinito la composizione del proletariato globale, che comprende i flussi migratori e lo sviluppo delle “nuove” economie (su tutti i Brics).

In occidente si sono distrutti i rapporti di forza costruiti in decenni di lotte attraverso la frammentazione dei lavoratori in reti territoriali (o virtuali), incentivando la nascita delle piccole imprese e delle partite Iva. Nel corso degli anni ’90 ci si era illusi che i lavoratori della conoscenza e i lavoratori autonomi potessero rappresentare "nuova classe operaia", sviluppando un modello alternativo di società sulle ceneri del XX secolo. Secondo Formenti si è trattata di un abbaglio.

"L’operazione Start Up Britain ha creato, in Inghilterra, un esercito di riserva di oltre 4 milioni di lavoratori autonomi, utili a mascherare i livelli di disoccupazione e sottoccupazione".

I punti di riferimento nel vecchio continente e negli Stati Uniti, per recuperare un'adeguata lettura della società, devono essere i lavoratori del terziario arretrato e gli studenti, insieme ai migranti: gli ultimi che si trovano a vivere in luoghi di aggregazione dove sviluppare coscienza di classe. Le letture sui nuovi diritti da conquistare con i movimenti (dal “classico” Toni Negri al “recente” Rodotà, dal benecomunismo alla sempreverde società civile) sono da giudicare fuorvianti.
C’è ancora necessità dei partiti, secondo Formenti, ma la forma deve essere completamente ripensata, verificando i nuovi modelli, a partire da quello corporativo – federativo (guardando al MAS di Morales come esempio concreto).

Nella parte finale del libro si dedicano diverse pagine al ruolo delle nuove tecnologie in questo nuovo sistema capitalista. Tra gli autori citati c’è Morozov, di cui abbiamo scritto sul nostro sito qui e su preferiamo non tornare in questo articolo.

Speriamo di essere riusciti ad accendere la vostra curiosità, contando di avviare un confronto costruttivo il 15 febbraio, da portare avanti nel corso dei prossimi mesi, per dimostrare che non ci si muove nel vuoto e che non c'è spazio per la rassegnazione.

Immagine tratta da: www.i.huffpost.com

Ultima modifica il Venerdì, 14 Febbraio 2014 23:04
Beccai

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