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Domenica, 12 Maggio 2013 00:00

Corteo per Impastato a Cinisi

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È partito intorno alle 17.00 il corteo programmato in occasione della celebrazione del 35esimo anniversario della morte di Peppino Impastato

A trentacinque anni dalla morte del militante comunista e giornalista fondatore di Radio Aut,  trucidato dalla mafia siciliana la notte fra l’8 e il 9 maggio 1978, la sua città, Cinisi (Palermo) , si riempie di uomini e donne che hanno deciso di rendere omaggio alla memoria di chi, in modo coraggioso e con brillante ironia ha denunciato i soprusi, gli illeciti e le complicità della mafia con il mondo politico ed economico. 

Un lungo serpentone umano composto da circa 4 mila persone è partito da Radio Aut a Terrasini per poi arrivare, percorrendo la strada che costeggia la spiaggia, sul corso principale del paese di Cinisi, lungo via intitolata proprio a Peppino Impastato, fino ad arrivare alla Casa  Memoria Impastato, per il discorso conclusivo.

È lo storico striscione “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo” sostenuto dagli amici e dai compagni di Peppino ad aprire il corteo, non un semplicemente uno slogan, ma una concreta pratica per il futuro.

Ci sono a seguire moltissime donne e uomini, giovani e meno giovani, ci sono i sindaci con le fasce tricolori, ci sono i ragazzi di “addio pizzo”e di Libera che ogni giorno combattono la mafia sul territorio.

“La Mafia è una montagna di merda” è la scritta che si legge in moltissime delle magliette indossate dai partecipanti alla manifestazione, e proprio questa frase, che nasce dal titolo di un articolo di Peppino comparso nel 1966 sul giornale “L’idea socialista” , che si capisce chiaramente qual’era il messaggio semplice e diretto che lanciava il giovane di Cinisi.

“9 maggio bandiere rosse al vento uccidono un compagno ne nascono altri cento” e “Peppino è vivo e lotta insieme a noi le nostre idee non moriranno mai” sono solo alcuni degli slogan che si levano dal corteo nella pausa fra una canzone e l’altra.

Molte bandiere NO MUOS presenti al corteo perché come ci dice una giovane attivista  di Niscemi “Le lotte NO MUOS e NO TAV ricordano certamente le lotte sociali di Peppino, la sua presenza al fianco delle occupazioni dei contadini contro la realizzazione della terza pista dell'aeroporto di Punta Raisi, siamo certi che Peppino oggi sventolerebbe orgogliosamente questa bandiera.” 

Nel corteo, che all'ingresso a Cinisi ha intonato "Bella ciao", seguita da “I Cento Passi” dei Modena City Ramblers si scorge fra la folla il Magistrato Antonio Ingroia con lo spezzone di Azione Civile,  molte bandiere di Rifondazione Comunista, di Sel e dei Comunisti Italiani, presente anche Marco Rizzo di Comunisti Sinistra Popolare. 

Arrivati sotto casa Impastato è il fratello di Peppino, Giovanni Impastato, che ha dato lettura del messaggio inviato dal Presidente della Camera Laura Boldrini che ha sottolineato come "la sua figura sia diventata sempre più punto di riferimento per le nuove generazioni in cerca di riscatto" e la capacità di Impastato di "mettere all'angolo Cosa Nostra con un'arma di certo inedita per l'epoca, l'ironia. Meglio sarebbe dire la derisione. Ridicolizzare i rituali di cosa nostra e i suoi uomini oggi è una strategia contro la mafia. Allora era un atto eroico."

Giovanni ha in seguito comunicato delle attività dell'Associazione "Casa memoria Impastato" e delle altre iniziative che, in tutta Italia, si sono svolte in questi giorni in memoria di Peppino.  ”Noi proponiamo che il casolare dov’è stato ucciso Peppino venga espropriato e venga consegnato alla società civile. E’ totalmente abbandonato, lasciato all’incuria dei privati, in condizioni pericolanti ed è inaccettabile che un luogo del genere sia dimenticato. Potrebbe essere uno spazio culturale per i cittadini di Cinisi, un luogo di memoria e impegno civile.” afferma il fratello del giovane rivoluzionario siciliano, ricordando  ai partecipanti di firmare la petizione per ridare dignità al casolare dove è stato ucciso Peppino, “È una questione di dignità, noi qui abbiamo trovato il sangue di Peppino e oggi non può essere un luogo dove vanno a pascolare gli animali.” 

Successivamente  è intervenuto,  Salvo Vitale, storico compagno ed amico di Peppino e Presidente dell'associazione Peppino Impastato che ha ricordato quanto provato trentacinque anni prima "Il nostro avvilimento, la nostra tristezza era legata non solo alla perdita di un amico, ma anche al modo in cui si stavano conducendo le indagini" e ricordato come nacque quello slogan oggi famoso "Quando arrivò la bara fu una pioggia di fiori, e allora, tra la folla, per la prima volta gettai un grido, uno slogan che poi ci siamo portati appresso in tutti questi anni: “Peppino è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai”. Sapevo benissimo che di Peppino era rimasto ben poco, che era morto, che avevano tentato di far saltare in aria, con lui, anche le sue idee, ma sentivo anche che i lunghi anni di vita politica comune, avrebbero lasciato un segno indelebile della sua presenza.” Impastato "comunista rivoluzionario" "comunismo non è la lontana utopia che il riformismo socialista ha escluso, rilegando “Marx in soffitta”, come diceva Turati.

<<Il comunismo non è un oggetto di libera scelta intellettuale, né vocazione artistica. È una necessità materiale e psicologica >>. Così scrive Peppino. Il che significa che il comunismo è un elemento essenziale e basilare della condizione umana, legato alle caratteristiche biologiche dell’uomo, è un modo di esistere, è vita" ha ricordato ancora l'amico di Peppino.

Dopo il discorso conclusivo i partecipanti si dividono fra chi visita la casa natale di Peppino “Casa Memoria” e chi fa soli “cento passi” per recarsi all’abitazione del boss Badalamenti, come ricorda il titolo del film di Marco Tullio Giordana, per l’inaugurazione delle mostre fotografiche a “Casa 9 Maggio” in attesa dei concerti serali previsti.

Un altro 9 Maggio è passato, carico di emozioni. Le strade di Cinisi hanno visto ancora una volta moltissime persone desiderose di conoscere il territorio in cui Peppino ha lottato e pagato con la vita la sua disubbidienza alla legge mafiosa. Perché Peppino è un simbolo, un’icona, in tutta Italia.  Per non dimenticare,  per impedire che le lotte chi ha cercato di rendere questo Paese migliore cadano nell’oblio.

Ultima modifica il Domenica, 27 Ottobre 2013 22:14
Ketty Bertuccelli

Sono nata e vivo a Messina. Pensatrice sovversiva: antifascista, comunista, femminista, interista 

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