Negli scorsi articoli ho tentato di dar corpo a un’analisi sul razzismo nascosto dietro gli slogan marxisti leninisti dei rossobruni e di collegare questa deriva dell’essere umano ai nefasti danni del colonialismo. Questo perché sono convinto che il problema dell’odio razziale non sia solo frutto di ignoranza o un problema di educazione ma che abbia a che fare con la natura socio-economica del mondo occidentale.
È di questi giorni la notizia della messa agli arresti domiciliari di Mimmo Lucano, sindaco di quella Riace da anni portata ad esempio di buone pratiche di accoglienza ed integrazione dei migranti.
Negli anni Sessanta Porto Recanati era un piccolo borgo di pescatori, che durante il boom economico ha deciso di reinventarsi per diventare meta turistica, approfittando dello sviluppo della riviera adriatico e della diffusione del turismo di massa. Così la cittadina, che all’epoca aveva 6000 abitanti, iniziò gradualmente ad investire in servizi per il turismo balneare, dai ristoranti agli stabilimenti con gli “chalet” lungo la spiaggia.
"I social network hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli" tuonava Umberto Eco.
E mai dichiarazione fu più profetica di questa se si confronta col tweet elargito in una giornata di fine agosto da Fabrizio Bracconeri, personaggio noto per la partecipazione a Forum e ad una fiction dal titolo I ragazzi della 3C. In piena vicenda Diciotti il Bracconeri intima di affondare la nave dei migranti. Motivazione? le sue difficoltà ad ottenere i pannoloni per il figlio disabile.
Nella prima parte di questa “miniserie” si era parlato nello specifico della situazione in Repubblica Ceca, e proprio da Praga – e dal tema dei rapporti con i suoi difficili vicini – conviene ripartire.
[N.d.A.: articolo scritto il 24/08/2018, quindi non può tenere conto dei successivi sviluppi che riguardano la vicenda della nave Diciotti.]
La vicenda della nave Diciotti – nave italiana della Guardia Costiera – abbandonata in mare con a bordo, inizialmente, 190 vite umane è l’ennesimo, abominevole atto, di un esecutivo che tiene in ostaggio, o comunque condanna a un limbo liquido degli esseri umani pur di ricevere ogni giorno nuovi like sui social network e qualche punto di percentuale in più nei sondaggi.
Sul rossobrunismo (II)
[La prima parte qui]
Mentre mi accingo a scrivere questa seconda parte di una riflessione dedicata al rossobrunismo, mi viene spontanea una domanda: “Ma è davvero così importante scrivere su/di esso?” Mi faccio questa domanda perché risulta evidente che i problemi comuni a noi italiani sono altri: il lavoro, il razzismo, l’incapacità delle opposizioni di saper contrastare le derive xenofobe e populiste delle destre. Nondimeno credo che spingere i compagni a riflettere sul pericolo di sottostare alla confusione ideologica non possa esser sottovalutato.
La sconfitta culturale della sinistra nelle reazioni alla foto di Josefa
La foto di Josefa, la donna camerunense salvata il 17 giugno dalla Ong spagnola Open Arms dopo 48 ore passate in acqua, ha fatto il giro della stampa cartacea e dei social network, ma anziché impressionare o suscitare un moto di indignazione e di compassione, ha scatenato molti commenti complottistici e sospetti sulla veridicità di ciò che veniva rappresentato.
Comunicare la tragedia, tra pornografia del dolore e impegno politico
Nell’ultimo periodo è raro trovare un giorno in cui i giornali e i telegiornali non ci parlino di migranti, in particolare della rotta mediterranea.
Il dibattito sui salvataggi dei migranti in mare da parte delle navi di alcune organizzazioni umanitarie ha ormai polarizzato l’opinione pubblica, ed da mesi occupa le copertine dei giornali e dei telegiornali.
“Vive la France du métissage!”
Di finali di calcio, immigrati africani, e chi non li vuole
“Vive la France du métissage!” è lo status pubblicato da un mio conoscente di lavoro, francese di origini vietnamite (che per brevità chiameremo N.), subito dopo la vittoria della nazionale francese nei recenti mondiali di calcio.
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