Il MIA – Meeting Internazionale Antirazzista è un importante momento di confronto e formazione, una festa politica che pone un focus sulle migrazioni, sui conflitti nel mondo, sul sistema dell’accoglienza italiano e molto altro. Organizzato da Arci Toscana e tenutosi al parco I Pini di Cecina, quest’anno ormai alla ventitreesima edizione, il meeting comprende 5 giornate tematiche che, come riporta il pieghevole informativo, sono “incentrate, di volta in volta, sugli aspetti più stringenti legati ai temi dell’integrazione e dei diritti, con alcuni focus specifici sulla Siria e sui Paesi in cui Arci Toscana opera con i suoi progetti di solidarietà internazionale”.
Mondiale Rebeldi 2017: non c’è muro che tenga
Il tema dell’accoglienza, della solidarietà, della voglia di costruire un mondo diverso (e migliore) è lo spirito di una manifestazione che per il dodicesimo anno consecutivo vedrà il suo svolgimento a Pisa, città da sempre attenta (per quanto riguarda movimenti e alcune associazioni) al tema dell’integrazione. Nello specifico stiamo parlando dei Mondiali Rebeldi, una iniziativa promossa e ideata dal Progetto Rebeldia, che per il dodicesimo anno fa incontrare su un terreno di gioco (e non solo) le comunità migranti che abitano la città e il mondo delle associazioni vicino ad un’idea di società differente.
Da il manifesto del 6 giugno 2017
La Firenze solidale e antirazzista piange Lorenzo Bargellini, anima del Movimento di lotta per la casa, strappato alla vita a soli 58 anni. A tradirlo è stato il cuore, e sì che “Mao” ce l'aveva enorme, tanto da agire – lui, benestante nipote del sindaco dell'alluvione Piero Bargellini – in una realtà sempre attiva per dare un tetto sulla testa ai tantissimi che ne avevano bisogno. Anche a costo di interminabili trattative con le autorità, e di decine di denunce per occupazione abusiva. Con i conseguenti processi, e anche con le condanne che lo avevano costretto perfino all' “affidamento in prova”. Come fosse un malvivente, invece che un uomo al quale la sua città avrebbe dovuto dare, da tempo, un riconoscimento al valor civile.
Trump e sauditi: il filo di sangue che li unisce
Gli eventi della settimana appena trascorsa restituiscono un quadro definito dalla visita storica di D.Trump a Riad. Una visita che è centrale per capire il quadro mediorientale e non solo. Il Presidente americano infatti ha voluto stabilizzare l'asse coi sauditi e le monarchie del Golfo Persico al fine di incrementare il fatturato della macchina militare statunitense, divenuta sempre più vorace. L'accordo siglato per la vendita di armi statunitensi ai sauditi per 110 miliardi di dollari ne è la dimostrazione.
Come sempre il discorso economico è abbellito dai discorsi ideologici e quindi troviamo la solita retorica americana del Bene contro il Male, per cui secondo Trump con i sauditi "si può vincere (il terrorismo) solo se le forze del bene saranno unite". Queste le forze del Bene: gli Stati Uniti e i loro alleati wahabiti. Le forze del Male vengono invece identificate chiaramente nei musulmani sciiti. Un discorso che è un toccasana per la pace in Medio Oriente come può intuire qualsiasi. Ma non solo, Trump è stato ben più esplicito, definendo l'Iran la "punta di lancia dei terroristi nel mondo". Ecco che il nuovo nemico in Medio Oriente è identificato.
Di accoglienza e razzismo
La dichiarazione della Presidente del Friuli-Venezia Giulia circa la diversa accettabilità sociale dei crimini, che sarebbe minore se l’atto è compiuto da un immigrato, e la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato un uomo sikh per il possesso di un’arma da taglio rituale, hanno riportato al centro del dibattito pubblico gli interrogativi circa le forme, i modi, i limiti del multiculturalismo.
Erdogan ed UE: una relazione imbarazzante ma stabile
L’approvazione referendaria, seppur con stretto margine, della riforma costituzionale voluta da Erdoğan segna una ulteriore tappa nel processo involutivo del regime turco e nel tentativo di stabilizzazione autoritaria. Le congratulazioni provenute a Erdoğan dalle potenze mondiali (Stati Uniti, Russia, Cina) e dagli attori regionali, non solo sunniti (pensiamo all’Iran), tradiscono l’interesse di Realpolitik al rafforzamento di equilibri che garantiscano la pace, sia pure armata, nell’area.
Il decreto Minniti e la questione della sicurezza
Con le “Disposizioni urgenti per la tutela della sicurezza delle città” e le “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale” torna al centro del dibattito l'ambito del diritto per quanto concerne la repressione dell'illegalità. Mentre le "città ribelli" (i sindaci alternativi al centrosinistra del Partito Democratico) hanno lanciato mobilitazioni lo scorso sabato in tutta Italia, Orlando (il candidato ufficiale della "sinistra" interna alle primarie della forza di Governo) e gli ultimi fuoriusciti ex DS difendono la bontà della legislazione.
Le categorie sociali più deboli accendono sempre gli animi di chi è meno debole, incrociando le pulsioni giustiziaste e confondendo spesso i temi in discussione (in un periodo dove anche la "legittima difesa" occupa larga parte del dibattito televisivo nazionale). Su questo le nostre otto mani.
Migranti , solo il do ut des ci salverà
In Italia da anni tiene banco la questione migranti. Sembra, ad ascoltare i discorsi di taluni politici e della gente comune, che un'orda di persone si sia scaraventata nella nostra penisola, arraffando tutto quello che trova sulla sua strada. Una sorta di invasione barbarica 2.0. Se invece ci calmiamo un attimo e ci prendiamo due minuti per leggere dei dati attendibili scopriamo che secondo i dati dell'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) in Italia sono sbarcati 181.405 migranti. Certamente un dato che non ci pone ai vertici della classifica europea.
Se a pochi mesi dall’elezione del nuovo Presidente l’isteria antitrumpiana sta decollando promettendo di arrivare a toccare picchi inimmaginabili, dall’UE osserviamo la prima macro-contraddizione del capitalismo occidentale nella sua fase senile. Infatti, il summit dell’Unione Europea a Malta ha avuto come obbiettivo primario un accordo per bloccare la cosiddetta “rotta del Mediterraneo”.
Di Elena Papucci
Il freddo, i migranti e il giornalismo di emergenza
È gennaio ed è freddo. Questo fatto, per tanti aspetti semplice e banale, sta da giorni tenendo banco nelle conversazioni e su giornali e trasmissioni televisive. Si riempiono pagine e pagine disquisendo di temperature, centimetri di neve caduti e soprattutto delle conseguenze sulla popolazione.
Siamo tutti ovviamente d'accordo che se muore un clochard per il freddo si sia di fronte a una cosa 'anomala', a un fatto che non dovrebbe succedere, e quindi sia sacrosanto che la stampa se ne occupi e stigmatizzi l'accaduto.
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