La fine del sogno cosmopolita dell'Europa
C'era una volta chi professava l'idea che l'Europa fosse lanciata verso la costruzione di una forma sovra-nazionale di cosmopolitismo democratico. Si adduceva a sostegno di questa tesi che il progetto di integrazione europea fosse fondato sulla libera scelta di adesione dei suoi membri e tramite modalità che, per loro natura, implicavano forme di rispetto dell'alterità e riconoscimento reciproco delle differenze. Ulrich Beck ed Edgar Grande, nel loro "L'Europa Cosmopolita" (2006) partono dalla rivisitazione del concetto politico di impero, con l'intento di applicarlo nella spiegazione delle dinamiche contemporanee dell'Unione Europea. Rispetto agli Stati Nazionali le cui logiche l'Unione vuole superare, l'impero è una categoria politica che si addice maggiormente all'Europa in quanto si caratterizza, fra le altre cose, per la diversità socio-culturale, per un ordine della sovranità asimmetrico (centro/periferia, paesi membri con diversi status) e per disporre di confini flessibili e aperti, dato che a muovere l'impero è la logica della espansione illimitata. Diversamente però dalle forme imperiali tradizionali, "questo impero europeo non è legato (come gli imperi del XIX secolo) all'innalzamento dei confini e alla conquista, ma alla caduta dei confini nazionali, alla libera volontà, al consenso", cioè a un'espansione democratica e basata sulla libera volontà di adesione di chi ne vuol far parte.
Di Francesca Gabbriellini e Andrea Incorvaia
Ignoranza presa a calci
Le immagine giunteci da Treviso e da Roma lasciano l’amaro in bocca, un misto di rabbia e incredulità. A nemmeno cent’anni dalla “notte dei cristalli” la serpe del fascismo, dell’odio e della violenza torna prepotente sulla scena. Pisa tre settimane fa ha ospitato per la decima edizione un torneo di calcio a 5 che va oltre il mero rotolare di un pallone. Il mundialito antirazzista, un classico ormai; il Mondiale Rebelde: evento importante organizzato al principio di ogni estate dal Progetto Rebeldia. Quest’edizione ha rappresentato un punto di arrivo ma allo stesso tempo un punto di partenza: dieci anni di esperienza, lotte al fianco di associazioni e comunità migranti condensati in un anno particolare, con l’emergenza umanitaria in pieno sviluppo e la necessità di dare risposte concrete che partano anche dallo sport. Il mundialito ha visto il solito splendido agonismo legato alla fantastica correttezza tenuta in campo dai partecipanti: un mix perfetto tra squadre “migranti” (Kurdistan, Senegal, Romania, Eritrea, Albania, Brasile, Marocco) e squadre composte da associazioni (Libera, Emergency, Arci ragazzi, Il nodo collettivo, Radio Roarr, Africa Insieme e così via). Per la cronaca da campo questa decima edizione ha visto il successo bissato della Romania, che in finale ha sconfitto il Kurdistan 8-6. Terza piazza per l’Arci ragazzi i quali hanno battuto nella finalina il Senegal e la simbolica “Coppa Terzo Tempo” che ha visto sfidarsi le squadre che meglio hanno interpretato lo spirito del Mondiale, dove a trionfare è stata la squadra di Africa Unita contro Contratto Sociale.
Da sempre i confini hanno segnato una demarcazione tra un territorio e un altro, tra il “mio” e il “tuo”. Tra ciò che è amico e ciò che rappresenta un nemico o una minaccia. Si sono fatte guerre per la difesa dei confini, per allargarli o restringerli. Li abbiamo incisi sulle cartine, sulle prime mappe, li abbiamo ridisegnati a tavolino, li abbiamo esasperati costruendo muri. Ma il confine non designa solo un limite territoriale, bensì mentale e ideologico. Entro i confini si radica e si potenzia la nostra identità. Entro i confini del mio paese è inscritta la mia storia. Entro i confini del mio corpo avverto di essere io e non un altro.
Migranti e lavoro: lo sfruttamento lavorativo nel territorio fiorentino
Negli ultimi anni, soprattutto grazie allo scoppio di proteste che hanno interessato l'Italia da nord a sud (tra gli esempi recenti le proteste contro l'Ikea e la Granarolo in Emilia e le proteste dei raccoglitori di pomodori a Rosarno), sono balzate all'onor di cronaca situazioni di grave sfruttamento che hanno visto come protagonisti i lavoratori migranti.
Quando non sfociano in proteste, o in drammatici incidenti (come l'incendio del capannone a Prato del 2013, nel quale morirono sette operai) queste gravi forme di sfruttamento risultano però praticamente invisibili. Ciò accade poiché da una parte gli strumenti giuridici esistenti risultano spesso insufficienti al fine di contrastare il lavoro sommerso, mentre dall'altra vi è un'effettiva problematicità da parte dei diretti interessati ad agire e denunciare la propria situazione. Questa difficoltà è dovuta, oltre che a una scarsa conoscenza da parte dei migranti dei propri diritti, anche a una situazione di vulnerabilità caratterizzata dalla paura di perdere il permesso di soggiorno, che permette ai datori di lavoro di ricattare costantemente i lavoratori.
Umanità oltre il mare
“Compresi che i monti, i mari, i fiumi chiamati confini naturali, si sono formati antecedentemente all’uomo, per un complesso di processi fisici e chimici, e non per dividere i popoli.”
B. Vanzetti, “Una vita Proletaria”
La fortezza Europa trema, la fortezza Europa scricchiola sotto le urla di esseri umani in cerca di speranza. Questo è il “responso” che viene dal mare da quel maledetto canale largo 145 Km. Il canale di Sicilia al centro del mondo ormai da tempo immemore, corpi “spiaggiati”, esseri umani ridotti allo stato animalesco pur di brandire la minima speranza di un futuro degno. La retorica di chi tende a fare da “elemosinante” oppure quella becera dei “aiutiamoli a casa loro”, due visioni indegne, due visioni che obliterano completamente un concetto ben preciso: dignità.
Personalmente, mi è abbastanza difficile mantenere la calma. In questi giorni i media nazionali si sono accorti dell’”emergenza migratoria”, dando spazio ad opinioni più o meno discutibili (premurandosi in ogni casi di non far mancare mai quella del verde Salvini) e “lasciando parlare le immagini”.
Raramente però si preoccupano di far conoscere ad un’opinione pubblica che di Europa sa poco o niente quale è la storia di quei trattati che Renzi e Maroni si accusano reciprocamente di aver firmato. Giusto qualche giorno fa la democratica Unione Europea ha festeggiato il trentennale dall’approvazione del Trattato di Schengen. Contemporaneamente, al confine italo-francese vicino Ventimiglia la polizia oltralpe ha chiuso le frontiere (quelle frontiere che il Trattato festeggiato avrebbe abolito) impedendo il passaggio di rifugiati che tentavano di raggiungere amici o parenti in cerca di una vita migliore e che adesso stanno manifestando portando avanti uno sciopero della fame per le strade della città ligure.
Grandi scoperte nella penisola italica! Sembra che ci sia ancora la mafia sulla gestione dei migranti. In realtà non c'è molto da ironizzare, poiché l'approccio della cittadinanza verso la nuova inchiesta "Mondo di mezzo" ci mostra innanzitutto come la coscienza civica sia totalmente impreparata ad affrontare il capitolo secondo di "Mafia Capitale".
Reduce da un mese di incontri organizzati da collettivi universitari e centri studi in cui si è tentato di analizzare cause e conseguenze del fenomeno migratorio, sviluppando il discorso con particolare attenzione ad un approccio transdisciplinare, tento qui di seguito di sintetizzare i risultati dei ragionamenti sviluppati nel corso del ciclo di autoformazione "Siamo uomini o caporali?" tenutosi a Torino tra il 16 e il 19 marzo, in cui si è partiti da un'analisi delle migrazioni in Italia per arrivare ad analizzare l'impatto del fenomeno delle agromafie sul territorio, e della conferenza del Cest (Centro per l'Eccellenza e gli Studi Transdisciplinari) "La costruzione dello straniero. Identità e diritti dei migranti" del 20 aprile, in cui si è presentato il lavoro congiunto di esperti nell'ambito giuridico, sociologico e filosofico sul tema.
L’Unione Europea mostra davvero un volto definitivamente fallimentare e odioso, costruito anno dopo anno dalla voracità antisociale, dal nichilismo morale e dall’ottusità delle sue classi dominanti, dei loro ceti politici, dei suoi scribacchini e mezzi busti, delle sue burocrazie di Bruxelles, nell’infinita tragedia di popolazioni in fuga dall’annientamento e che continuano a lasciare migliaia di morti annegati nel Mediterraneo.
Anime senza confini.
“Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
Don Lorenzo Milani
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).