In Italia l'inchiesta più famosa sullo sfruttamento della manodopera migrante parte dal lavoro di Fabrizio Gatti, nell'ormai lontano 2006, quando il giornalista si infiltrò per una settimana nei luridi tuguri in cui venivano detenuti immigrati africani e dell'est europeo. Gatti descrisse lo sfruttamento e la violenza che quotidianamente si esercitavano nella progressista Regione Puglia di Nichi Vendola, avvolta in un clima da “Mississipi Burning”. Certamente Giuseppe Di Vittorio non sembrava essere mai passato per quelle terre.
La seconda parte della conferenza del primo marzo, “Da migranti a Liberi cittadini del Mondo” si sposta sulla tematica del caporalato. A prender la parola è infatti Roberto Iovino, Responsabile Legalità nel settore Agro Alimentare della CGL. Iovino sottolinea lo stretto connubio che esiste nel settore agro-alimentare tra criminalità organizzata e migrazione: citando le parole di Di Vittorio “il settore dell’agricoltura è migrante per costituzione”. Assistiamo infatti al dilagante fenomeno di intermediazione illecita della manodopera da parte della agro-mafie.
“Da migranti a Liberi cittadini del Mondo”, questo è il titolo che ha preso il convegno svoltosi il 1 marzo al Palazzo Medici Riccardi di Firenze, in occasione della ricorrenza di quel primo marzo 2010 che vide il primo grande sciopero organizzato dai cittadini stranieri che ha segnato un passo importante per la lotta contro la discriminazione e l’iniquità, contro l’ingiustizia e il razzismo e in nome di una società multietnica e multiculturale e del riconoscimento di una totale dignità umana e giuridica a tutti i cittadini stranieri, che vengono o nascono nel nostro paese e che tengono stretto il sogno di una paese che li accolga e che li tratti col rispetto che chiunque ha diritto di ricevere, perché possano sentirsi veramente cittadini liberi e integrati.
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