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Domenica, 19 Ottobre 2014 00:00

Mandela: Long Walk to Freedom

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MANDELA: LONG WALK TO FREEDOMIN ANTEPRIMA ESCLUSIVA 

Il Kibaba Florence Festival (in africano Kibaba vuol dire sedia) è nato nel 2011, promosso e realizzato dall’Associazione Angolana Njinga Mbande. Giunto alla sua quarta edizione,il Festival quest'anno ha avuto sede nello storico "Spazio Alfieri" di via dell'Ulivo a Firenze.

 

L'apertura è stata veramente con il botto: "Mandela: Long walk to freedom" di Justin Chadwick,tratto dall'omonima autobiografia del leader sudafricano.

Il film è un'anteprima assoluta per l'Italia (e ancora una volta Firenze arriva prima) visto che la distribuzione è bloccata a causa di un mancato accordo economico tra i detentori dei diritti e le case cinematografiche italiane. Aggiungo un po' di pepe: è una pianificata censura? I presupposti ci sono tutti. Di esempi in Italia ce ne sono parecchi. È un film che insegna molto quindi Vi consiglio vivamente di vedervelo o di scaricarvelo da internet (attenzione non esiste doppiaggio italiano!). Peccato perchè nel mondo questo bellissimo film è girato dappertutto e con ottime recensioni. Ed è pure stato candidato all'Oscar, oltre che particolarmente atteso per la canzone "Ordinary Love" degli U2 (che scorre sui titoli di coda). Bono Vox ha dedicato questo pezzo all'amico Nelson quando le condizioni di salute del politico sudafricano non erano particolarmente buone. Ovviamente non è l'unico artista del mondo della musica: nel 1990,al concerto di Wembley dedicato a lui, hanno partecipato Lou Reed, Peter Gabriel, Chrissie Hyinde dei Pretenders, i Simple Minds (celeberrima la loro "Mandela Day"), Little Steven, Queen,Tracy Chapman, Terence Trent D'Arby, Jackson Browne, Daniel Lanois, Youssou N'Dour, Neil Young.

Ricevette immensi tributi anche da The Specials ("Free Nelson Mandela"), Africa Unite e in Italia da Luca Barbarossa, Zucchero e Giovanni Allevi.

Anche il cinema ha rappresentato Mandela diverse volte: nel 2007 ne "Il Colore della libertà" di Billie August (che parla del rapporto con un suo secondino prevalentemente) e nel 2009 in "Endgame" di Pete Travis (film sull'apartheid). Prima dell'arrivo, sempre nel 2009, del "ciclone" Clint Eastwood che diresse "Invictus" (che parla della Coppa del mondo di rugby del 1995 in Sudafrica) e lasciò al mondo l'immagine più suggestiva di Mandela attraverso la mimetica interpretazione di quel colosso di Morgan Freeman.Nel 2013 viene annunciato questo nuovo film di una grossa produzione internazionale: Mandela Long Walk To Freedom. A interpretare il presidente toccherà stavolta a Idris Elba ("Thor","American Gangster").  Il regista è Justin Chadwick,inglese,già regista de "L'altra donna del re".

La pellicola mostra il percorso di libertà del grande leader sudafricano e resta un esempio storico di impegno per i diritti e contro ogni forma di discriminazione.

"Non c'è nessuna strada facile per la libertà" – sosteneva Mandela e questo film è epico perchè rappresenta perfettamente questa tesi mostrando anche le debolezze dell'uomo,di Nelson.

Ma iniziamo a raccontarvi qualcosa della pellicola.

Nei primi anni '40 effettua la fuga,con il cugino,dal suo villaggio. Volevano farlo sposare con una ragazza scelta dal capo tribù (questo nel film non è rappresentato). Nelson voleva la libertà e allora optò per la fuga verso Johannesburg. 

Il film parte, nonostante qualche flashback dedicato a quando era bambino,da quando diventò avvocato (difendeva i neri a basso costo o gratuitamente per fargli avere rappresentazione legale) insieme al collega Tambo con cui condivideva uno studio legale.  Dopo la vittoria elettorale del 1948 da parte del Partito Nazionale, autore di una politica pro-apartheid di segregazione razziale, Mandela si distinse nella campagna di resistenza del 1952, e stabilì il fondamentale programma della causa anti-apartheid assieme al suo partito (ANC).

Iniziò qui il suo cammino,inizialmente non violento,di disobbedienza civile. Per prima cosa invitò i neri a bruciare i pass book,i documenti d'identità che i bianchi riservavano a chi non era come loro.  

Poco prima però il film affronta il primo doloroso divorzio: nel 1957 ci fu quello da Evelyn Ntoko Mase dopo aver avuto 4 figli e 13 anni di matrimonio. L'anno successivo sposerà Winnie Madikizela (interpretata da Naomie Harris),da cui avrà altri 2 figli. Questa fase della vita di Mandela è importante e in nessun altro film è stato toccato quest'aspetto,senz'altro umanamente importante.

Capisce che la fase di disobbedienza civile fa proseguita con azioni forti e violente.

Però nell'agosto 1962 venne arrestato insieme ad altri capi del partito e condannato all'ergastolo nel 1964 (il film specifica anche che inizialmente Mandela e i capi partito dell'Anc erano condannati a morte) per aver provocato disordini,rivolte e per aver violato la legge. Sapete cosa significa avere moglie e figli piccoli senza poterli vedere crescere e toccare per 26 anni? E questo film mette in risalto quest'aspetto come nessuno aveva mai fatto prima. Mandela non è Dio, ma è un essere umano con le sue crisi,problemi,fallimenti (la morte del figlio maggiore senza averlo praticamente conosciuto) e vittorie. Una cosa non da poco che, ad esempio, in "Invictus" non si poneva più di tanto in risalto.

Gli anni di prigionia a Robben Island (isola-prigione a 12 km al largo di Città del Capo che ricorda un po' "Shutter Island") sono la parte migliore del film. 

Mandela,invece di cedere,diventò più forte. Chiese al suo popolo unità,mobilità. L'incudine delle azioni di massa, il martello della lotta armata e il pugno inteso come comunità (un dito l'individuo,mano strinta a pugno voleva dire comunità plurale e coesa). Ecco cos'era il comunismo per Madiba: anche questa è stata una rivoluzione epocale e lessicale.

Durante i 26 anni di detenzione, Mandela lesse molti testi, poemi e libri in lingua afrikaner (olandese) e inglese. In particolare quella del poeta Britannico William Ernest Henley, del 1875, dal nome Invictus ("invincibile") che ha dato il titolo al film di Clint Eastwood.

Straordinaria (ed emblematica) la scena dei "long trousers" che detto inizio ai primi scricchiolii del regime. Mandela aveva richiesto ai carcerieri i pantaloni lunghi per stare in prigione e per lavorare (specie nei periodi freddi) per tutti i detenuti. Li aveva ottenuti solo dopo diversi anni,più o meno negli anni '80. Il regime stava iniziando a perdere colpi.
Mandela ci vide giusto anche nel febbraio 1985,anno in cui rifiutò un'offerta del Governo di libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata.

Rimase in prigione altri 5 anni fino al 1990 quando le crescenti proteste dell'ANC e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio l'11 febbraio su ordine del Presidente sudafricano F. W. de Klerk.

Ma dopo il suo rilascio,ecco che esce un nuovo problema:  i neri volevano vendicarsi dei bianchi. Mandela non tollerava una nuova guerra civile. BISOGNAVA UNIRE TUTTI SOTTO LA STESSA BANDIERA. URGEVA UNA PACE DURATURA.Le paure dei bianchi di una vendetta dei neri erano giustificate. Ed ecco sorgere il nuovo problema: la moglie Winnie (anche lei più volte arrestata nel corso della prigionia del marito) incitava la gente  alla guerra. Da vittime a carnefici? Nelson Mandela non lo tollerava e decise di porre fine alla sua relazione con Winnie per dare uno scossone: era il 1992. Questa fase nella pellicola è tratteggiata in maniera netta e decisa.

Nel 1994 Mandela vinse le elezioni invitando la gente nera a sfogare la loro rabbia al voto (memorabile il monologo in tv): era il primo presidente nero del Sudafrica.

L'unificazione del Paese era tuttavia un problema importante e l'eredità del governo precedente era uno scoglio quasi insormontabile: diversità sociali,frammentazione del sistema sanitario,morti per Aids,squilibrio della ricchezza erano i problemi principali della repubblica sudafricana.

La vittoria della Coppa del Mondo di rugby del 1995 (descritta nel film di Eastwood) fu una grande occasione per unire bianchi e neri sotto la stessa bandiera. E Madiba non si fece pregare nemmeno in quell'occasione. 

Nel 1998 si sposò per la terza volta e l'anno successivo lasciò la carriera politica,ma continuò il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani. 

Non c'è che dire era un visionario idealista di una lealtà e costanza più uniche che rare (come i politici italiani di ora).

Come dice Bono nella canzone "Ordinary Love",che chiude il film tra le foto del vero Mandela,"non possiamo cadere più in basso di così se non riusciamo a sentire l’amore di tutti i giorni.Non possiamo andare più in alto se non siamo in grado di gestire l’amore di tutti i giorni". 

Non è un caso se la città di Firenze nel 1985 (quando Mandela era ancora prigioniero) gli assegnò la cittadinanza onoraria. Ancora oggi il nostro palasport di Campo di Marte è intitolato a lui perché simbolo di incontro di senso dello stare assieme, dell'essere una comunità, aperta, globale e multiculturale. Il 3 novembre 2004 è stato stipulato un accordo tra la Nelson Mandela Foundation e l'Associazione Palasport di Firenze per intitolare il palazzetto a Nelson Mandela per dodici anni. 

Da fiorentino la cosa mi riempe d'orgoglio.

Il 5 dicembre 2013 Madiba ci ha lasciato. Purtroppo.

Ma abbiamo imparato la lezione? Abbiamo capito davvero cosa sono gli ideali,i diritti civili e "l'ordinary love"?

Io,l'unica cosa che so è che la strada per la libertà è lunga e tortuosa. Ce l'ha insegnato Mandela. Anche altri lo pensano. Ma c'è chi,come lo scozzese William Wallace, sosteneva che "chi combatte può morire… chi fugge resta vivo, almeno per un po'… Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso… siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l'occasione, solo un'altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita ma non ci toglieranno mai la libertà! "

Questa è un'altra storia, ma sicuramente Madiba l'avrebbe approvato.

VALUTAZIONE: **** 

MANDELA LONG WALK TO FREEDOM (GB,USA,Sudafrica 2013)

Un film di Justin Chadwick. 

Con Idris Elba, Naomie Harris, Mark Elderkin, Robert Hobbs, Theo Landey

Ultima modifica il Sabato, 18 Ottobre 2014 22:12
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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