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Sabato, 02 Aprile 2016 00:00

Oggi quello del condividere è un concetto astratto, sia negli ideali che in famiglia

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Oggi quello del condividere è un concetto astratto, sia negli ideali che in famiglia

LA COMUNE ***1/2
(Danimarca 2016)
titolo originale: The Commune
Regia: Thomas VINTERBERG
Sceneggiatura: Thomas VINTERBERG e Tobias LINDHOLM
Cast: Ulrich THOMSEN, Trine DYRHOLM, Lars RANTHE
Durata: 1h e 50 minuti
Distribuzione: Bim
Uscita: 31 Marzo 2016

Questa è una storia che merita di essere raccontata. Da essere umano mi rendo sempre più conto di quanto sia importante condividere, ma contemporaneamente so quanto effettivamente sia difficile da applicare questo concetto in larga scala in questo mondo. Almeno in questo tempo storico. Questo film mostra tutto questo.
Se anche voi sentite questa esigenza, vi consiglio di arrivare fino in fondo.

Prendiamo la macchina del tempo e torniamo nell'anno 1995. Danimarca. Un gruppo di registi danesi aderirono al "Dogma 95" scegliendo di liberare le loro opere dalla "cancrena" degli effetti speciali. Solo camera a mano, luce naturale e realismo. I fondatori del movimento erano Lars Von Trier e Thomas Vinterberg. In dieci anni sono stati prodotti 35 film, ufficialmente registrati sotto il marchio del "Dogma".
1998. Al Festival di Cannes venne presentata la prima opera al pubblico. Si chiamava "Festen" e la regia era di Thomas Vinterberg. Inoltre nel cast c'erano sia Ulrich Thomsen sia Trine Dyrholm, presenti anche ne "La Comune". Il regista infranse una delle regole del manifesto. Era stato acquistato un abito apposta per il film e il regista dichiarò la "violazione". Il film vinse il Gran Premio della Giuria (per la cronaca, la Palma D'Oro andò a Theodoros Angelopoulos per "L'eternità e un giorno").

Proprio quest'opera venne definita necessaria e ottenne diversi riconoscimenti internazionali da critica e pubblico. Raccontava del finto perbenismo, dei vizi, della cattiveria della società, il rapporto tra implosione interiore ed esplosione esteriore, il rapporto tra apparire ed essere. In particolar modo in una famiglia ricca, protagonista della storia.
Dopo la fine del "Dogma" nel 2005, sia Lars Von Trier sia Thomas Vinterberg hanno continuato a fare film di qualità. A fine 2012 il secondo portò in sala il meraviglioso "Il Sospetto" che avrebbe meritato la statuetta agli Oscar 2014 (per la cronaca vinse "La grande bellezza" di Sorrentino). Se non conoscete questi due film, è difficile capire "La Comune", la nuova pellicola di Vinterberg presentata al Festival di Berlino 2016.

L'opera è ambientata negli anni '70 a Copenhagen, in Danimarca. Erik, docente di architettura, eredita dal padre una casa molto grande. La sua famiglia, composta dalla moglie Anna (Trine Dyrholm) e dalla figlia adolescente Freja, non può permettersi un immobile di quel livello. Lei decide di provare a portare amici e persone fidate nell'appartamento, condividendo tutto. “450 mq sono troppi. Vivere insieme significa potersi percepire, vedere, sentire, ascoltare” - dice Erik alla moglie. La donna, nota giornalista televisiva, riesce a convincere anche il marito. Invita gli amici ad andare a vivere tutti insieme sotto lo stesso tetto. Una casa privata diventa di fatto la comune del titolo. Il cohousing, insomma. “Forse un ambiente ristretto ti rende di vedute ristrette” - è il rimprovero di Anna verso Erik. Cominciano ad arrivano persone, le decisioni vengono prese “democraticamente”. Tutto sembra funzionare. Il problema è che l'armonia durerà poco (come in “Festen”, anche se con minor intensità).
Ha ragione il proverbio: tra moglie e marito non mettere il dito. Figuriamoci una caterva di gente. Infatti, poco dopo, Erik confida alla moglie un segreto: ha un'amante. È una sua studentessa, la giovane Emma (Helene Reingaard Neumann, nella realtà moglie e musa del regista). Talmente bella che sembra esser “uscita da un film francese”. Anna, nonostante tutto, gli dice di portarla nella comune. Riusciranno i nostri eroi a coesistere?

Un film dal solido impianto teatrale che pende tra commedia e dramma, dove gli adulti sono più “miopi” dei bambini. Nettamente. Gli emancipati sono proprio i giovani Freya e Vilads, che sono le proiezioni del regista stesso. Vinterberg, che in una comune ci ha vissuto davvero, racconta benissimo l'idealismo e l'utopia di quegli anni. L'emblema di tutto ciò è perfettamente incarnato nella figura di Anna (la strepitosa Trine Dyrholm, già vista in “Festen” e premiata con l'Orso d'argento a Berlino per questo film) che rimane due volte intrappolata nel mito della comunità. Dapprima è lei che convince il marito a fare questo passo, finendo poi per rimanere vittima del collettivismo. Il triangolo amoroso tra lei, il marito e l'amante è l'emblema della mancanza di collettività oggi. Si può condividere una vita? E un essere umano? Funziona oggi la vita di coppia? E la famiglia allargata? Le risposte si possono trovare in una battuta: “troveremo un modo”. Oggi tutto ha un prezzo. Ogni cosa viene fatta per interesse personale. Il marito, che non gliene frega niente di condividere, finisce per utilizzare questo sogno in suo favore. Anche la stessa Anna che è quella che ha necessità di fare tutto ciò, è una nota giornalista televisiva che usa il tutto per accrescere la sua immagine mediatica. Diciamolo forte e duro: la condivisione pura oggi non esiste. C'è sempre qualcuno che usa questo termine per trarne effettivamente un vantaggio (spesso economico e/o di visibilità). “Questa è casa mia” - dice un abitante della comune. “Invece no, è la casa di tutti!” - le risponde un'altra componente. È proprio in questo scambio dove si capisce il cambio di prospettiva: dal “pubblico” degli anni '70 alla privacy di oggi, dalla condivisione dell'epoca all'individualismo sfrenato di oggi, dal radicalismo di ieri al moderato di oggi (politicamente parlando). È questa la trasformazione che questo film riesce a far comprendere allo spettatore. Tutto ha un tempo. Tutto, prima o poi, finisce, sembra dirci Vinterberg. Anche il “Dogma” è stato così, a suo tempo. Esiste un tempo per nascere e uno per morire. Come gli esseri umani o i replicanti di “Blade Runner”. Ma quella è un'altra storia.

TOP
I temi del film sono raccontati con sapienza da Vinterberg attraverso l'esperienza personale. Le interpretazioni del cast (su tutti Thomsen e la Dyrholm, entrambi interpreti di "Festen") sono di primissimo livello

FLOP
Nella prima parte sceglie di raccontare la convivenza nella comune (il collettivo), poi nella seconda parte si sposta su quella familiare (aspetto individuale) "tradendo" l'input iniziale. "La comune" non ha la stessa intensità e la stessa ferocia di "Festen"

Ultima modifica il Venerdì, 01 Aprile 2016 16:43
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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