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Sabato, 06 Ottobre 2018 00:00

Il Don Chisciotte di Terry Gilliam arriva al cinema dopo venticinque anni turbolenti

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Il Don Chisciotte di Terry Gilliam arriva al cinema dopo venticinque anni turbolenti

“Mi sono identificato in Don Chisciotte e nel suo creatore, solo che lui credeva che la letteratura potesse migliorare l’umanità e io credo che lo possa fare il cinema“
(Terry Gilliam)

Gentili lettori e lettrici,
per arrivare in fondo a questo speciale vi servirà uno sforzo titanico. È diviso in due parti: la prima riguarda l'incontro con il suo autore, la seconda con la recensione del film in questione. Sono 25 anni che aspetto impazientemente. Questo pezzo è un atto d'amore verso un artista geniale e le sue opere d'arte, ma non solo. Gilliam è l'ultimo esponente di un mondo che faceva ironia su tutto. Oggi non è più così, siamo diventati troppo drammatici, permalosi e irritabili per qualunque cosa. Dopo averlo conosciuto di persona 5 anni fa a Fiesole e dopo la risata all'autografo, lo ritengo una di quelle persone che ha un rispetto infinito per il suo pubblico. Anch'io come il buon Terry ho lottato e continuo a lottare contro i mulini a vento e l'ignoranza, la burocrazia e quant'altro (chi fa politica dal basso e lavora al pubblico da tanto tempo capirà cosa intendo). Per cui scrivere questa recensione è per me un evento storico che aspettavo da tempo. So cosa significa affrontare certe situazioni e da questo punto di vista non si impara mai. Amo Terry Gilliam perché arriva fino in fondo sempre, ha un enorme talento in cui ripone una sfrontata fiducia cieca. Ci sono numerosi registi che non sono riusciti a realizzare i loro film- sogno di una vita: tra gli italiani troviamo Sergio Leone con "La battaglia di Stalingrado" (poi diventato "Il nemico alle porte", con notevoli cambiamenti di sceneggiatura, per la regia di Jean Jacques Annaud) che stava iniziando poco prima di morire, Federico Fellini non ha mai fatto "Mastorna", tra gli americani spicca Stanley Kubrick con "Napoleon". La storia del cinema è zeppa di film non finiti.

Terry Gilliam è di un'altra categoria. Come diceva Jeff Bridges a Robin Williams ne "La leggenda del re pescatore", sei diventato matto tutto insieme oppure è stato un processo lento e graduale?
La cosa che altri non riescono a comprendere è che ha lottato per tanto tempo (anche contro i mulini a vento) per arrivare a realizzare quest'opera. Per un atto di amore verso il cinema, per la qualità e soprattutto per coloro che pagano il biglietto dei suoi spettacoli e dei suoi film. La sua tenacia ha ucciso tutti: la burocrazia, le dispute legali, i cambi di attori, il tempo, i produttori, i leccaculo, gli investitori, Hollywood, i mulini a vento, le alluvioni, i disastri idrogeologici, i terremoti e altre calamità naturali. E soprattutto i distributori. I colossi Universal, Warner, Fox, Disney sia a livello produttivo sia distributivo hanno boicottato questa pellicola. Ringrazio M2 Pictures che ha permesso a noi fan di Gilliam di poter vedere questo film. Terry ha quasi 78 anni (li compirà il 22 novembre). “Non credo nelle cose ragionevoli, ma in quelle irragionevoli. Per questo mi sono incaponito in questo progetto perché tutte le persone con buon senso mi consigliavano di mollare”- ha detto in un'intervista alla stampa. Quest'uomo è una grande lezione di vita: cosa siete disposti a fare pur di arrivare in fondo? Chi molla difficilmente arriva a raggiungere i propri obbiettivi e a realizzare i propri sogni.

Per cui riguardatevi i film dei Monty Python e poi quelli del grande Terry da solista. Perché per capire "L'uomo che uccise Don Chisciotte" vi servirà tanta follia, tanta immaginazione, tanta tenacia, ma anche un po' di materia grigia. Consiglio agli insegnanti di proiettarlo nelle scuole ai loro alunni. Il perché ve lo spiegherò dettagliatamente qui sotto.


Incontro con Terry Gilliam al Wired Next Festival di Firenze (qui il video completo)

Luglio 2013. Mentre allo stadio "Artemio Franchi" stava avvenendo la presentazione di Mario Gomez, contemporaneamente sulla collina di sopra, al Teatro Romano di Fiesole, venne consegnato il "Premio Maestri del Cinema" a Terry Gilliam. All'epoca ero studente alla Scuola "Immagina" di Firenze per cui un'occasione del genere fu unica per capire i meccanismi interni della settima arte. Ma devo dire che quell'incontro fu molto di più. Parlare con Terry Gilliam non solo apre la mente, ma ti fa anche amare di più la vita.

Settembre 2018. 5 anni dopo l'occasione si ripresenta al "Wired Next Festival" di Firenze. Quando sale sul palco, presentato dal moderatore Gianmaria Tammaro di Wired Italia, noto subito che a quasi 78 anni il buon Terry non è cambiato. Invecchia come un buon vino chiantigiano. Capello bianco con codino, jeans, camicia psichedelica extralarge e sandalo (che poi si toglierà, da buon teatrante). Subito una smitragliata di battute. Prima omaggia la bellezza del salone dei Cinquecento all'interno di Palazzo Vecchio. "Grazie per essere venuti nella mia modesta casa italiana. Questa è molto più grande di Londra". Poi inizia a provocare il pubblico intimandolo scherzosamente di andare a vedere il suo nuovo film (che in serata presenterà al cinema Portico, zona Campo di Marte).  Ma la classe del grande Gilliam non si ferma nemmeno di fronte al sindaco Dario Nardella. Nel video l'episodio non è stato registrato. Quando questi vuole sfruttare la vetrina per farsi notare, ecco che Terry dice: "sono io il sindaco!". Boato del pubblico e giù risate.

Gilliam si toglie i sandali e inizia a parlare del suo ultimo film. “Non ho deciso io di fare questo film, è stato Don Chisciotte a scegliermi perché io lo girassi. Anche se alla fine temevo che gli spettatori che avevano visto il documentario (Lost in La Mancha) rimanessero poi delusi dal risultato finale e completo. È pericoloso lavorare per così tanto a un film, vederlo assemblato in modo grezzo per la prima volta ti fa capire che hai sprecato anni e anni della tua vita: perché prima di passare alla fase di montaggio, ti sembra davvero una schifezza. Conclusa un’avventura così, quello che ti aspetta è il nulla. Negli anni scorsi ho fatto un sacco di cose, persino un’opera, ma avevo sempre il Don Chisciotte lì in un angolo ad aspettarmi. Per fortuna poi ci siete voi del pubblico così non mi sento del tutto solo“.

Si capisce ben presto che la vera voce di Terry sta uscendo alla distanza, ma i toni restano sempre in bilico tra leggerezza e serietà. Come nei suoi film e nei suoi personaggi. “Se non ridiamo un po’, moriremo in modo orribile. L’umorismo fatto bene riguarda la verità e la verità crea sempre disagio. Limitarlo significa rinunciare alla nostra civiltà, bisognerebbe saper ridere l’uno dell’altro. La vita è meravigliosa e anche difficile, ma soprattutto è ironica: dobbiamo accettare l’ironia della vita e della morte“. Come lui aveva fatto a suo tempo con i Monty Python (a proposito il prossimo anno compiranno 50 anni dalla fondazione) in film memorabili come "Il senso della vita" (vedi qui).
A tal proposito Terry Gilliam ricorda un vecchio sketch con il collega John Cleese che portava sua madre morta in un sacco. La gente gli domandava se volesse cremarla o seppellirla e lui rispondeva: "Proviamo a cucinarla, se non ci piace la buttiamo nella fossa". All'epoca la BBC costrinse i comici a far finta di censurare la cosa affinchè il pubblico partecipasse all'insurrezione per mandarlo in onda. Oggi, dice Gilliam, una cosa di questo tipo sarebbe difficile da fare. “Ormai abbiamo la pelle troppo sottile, ci offendiamo per niente. Oggi più che mai sarebbe importante riuscire a distinguere l’umorismo dalla cattiveria“. Il politically correct si è impadronito della nostra società, ma ciò che sta accadendo nel mondo ci mostra che ci stiamo stancando. Di conseguenza Gilliam ha più di una ragione. Poi c'è il tributo al popolo italiano "dotato di grande cuore e sensibilità fuori dal comune. Non è un caso che il film sia stato ispirato da autori come Fellini e Pasolini. La scuola italiana ha dato tantissimo al cinema". Il pubblico ride, applaude e ascolta e ne ha ben d'onde, ma le frecciate velenose devono ancora partire. La prima arriva diretta alle major hollywoodiane, incapaci di difendere gli autori. "Oggi tutti vogliono diventare un Avenger, a me invece interessano le persone normali. Ho voluto girare senza la computer grafica che crea mondi meravigliosi, ma che non rappresentano la nostra vita". Non scordatevi che Terry è stato vicinissimo a dirigere "Watchmen", la graphic novel di Alan Moore, portata poi al cinema da Zack Snyder con una sceneggiatura profondamente cambiata.

Applausi a non finire. Terry Gilliam si congeda, ma in serata si ripresenta al "Portico" dove ha presentato il film "L'uomo che uccise Don Chisciotte".

A lunedì per la recensione del film.

Ultima modifica il Sabato, 06 Ottobre 2018 12:31
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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