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Sabato, 21 Febbraio 2015 00:00

Città eterna, speculazioni edilizie e fantasmi

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Questa rubrica di archeologia cinematografica ha lo scopo di riportare alla luce, come in un vero e proprio scavo, o quantomeno all’attenzione dei lettori, opere cinematografiche, anche di serie non eccelsa, che a suo tempo hanno descritto in maniera efficace storie, costumi e abitudini, … e talvolta, sia pure non consapevolmente, hanno contribuito a formare un minimo di coscienza civile nel pubblico.

Tutti conoscono Le mani sulla città di Francesco Rosi, un film del 1963 che tratta della speculazione edilizia a Napoli e degli (sporchi) interessi che vi ruotano attorno, ambientato in una fase storica e politica ben definita: il tramonto del laurismo monarchico e l’affermarsi del potere gavianeo democristiano all’inizio degli anni ’60.
Pochi conoscono però un film sul medesimo argomento di appena due anni precedente: Fantasmi a Roma.

È un film Antonio Pietrangeli, un regista non sempre compreso dal pubblico e dalla critica, che con mano leggera e felice ha diretto una storia inusuale nel panorama cinematografico italiano: una commedia dove assoluti protagonisti sono un gruppo di fantasmi che abitano l’antico palazzo nobiliare dei Principi di Roviano, sul quale hanno messo gli occhi un gruppo di speculatori.

Procediamo con ordine, i fantasmi sono, in rigoroso ordine di precedenza mortuaria: frate Bartolomeo (Tino Buazzelli) morto nel seicento, vittima della sua ghiottoneria, per aver mangiato delle polpette avvelenate; Reginaldo (Marcello Mastrioianni) un settecentesco irriducibile donnaiolo, morto precipitato da un balcone per sfuggire a un marito geloso; Donna Flora (Sandra Milo) una Roviano che si è buttata nel Tevere per un amore impedito dal genitore, e non d’agosto, ma in pieno febbraio, come ci tiene a precisare l’ultimo discendente della nobile famiglia; infine Poldino (Claudio Catania) il fratello maggiore del proprietario di Palazzo Roviano, morto ragazzino per aver fatto scoppiare dei fuochi artificiali; infine, non appartenente all’antica famiglia, il pittore Giovan Battista Villari detto il Caparra (Vittorio Gassman) un seicentesco artista “maledetto”, morto in un incendio.
I quattro fantasmi vivono una vita (si fa per dire) tranquilla e abitudinaria nell’avita magione, assieme ad Annibale di Roviano (Eduardo De Filippo) penultimo discendente della casata, altrettanto tranquillo e abitudinario, assillato unicamente da uno speculatore che intende acquistare Palazzo Roviano, in verità in pessime condizioni, per farne un grande centro commerciale.
Annibale di Roviano crede fermamente all’esistenza dei fantasmi, per questo è giudicato un po’ “strano”, per non dire matto, dagli altri abitanti della strada, i quali per altro ne apprezzano i modi gentili e gli vogliono bene.

Il destino cinico e baro, nella fattispecie un vecchio scaldabagno a gas, ci mette però lo zampino, il Principe muore ed il palazzo viene ereditato dal nipote Federico di Roviano (sempre Mastroianni) il quale non ha gli scrupoli dello zio e subito cede alla speculazione, sollecitato anche dalle lusinghe e dalle grazie di Eileen (Belinda Lee), ballerina in un night che scorge l’occasione di un salto sociale grazie ai soldi della vendita.
Per gli ectoplasmatici inquilini di Palazzo Roviano è la disperazione, soprattutto dopo aver constatato come un vorticoso giro di bustarelle riesca ad “ammorbidire” i vari custodi dell’integrità urbanistica della vecchia Roma.
A questo punto si rivolgono al pittore Caparra, affinché dipinga un affresco (Giove che seduce Venere) in una vecchia e fatiscente controsoffittatura, in modo che il palazzo possa essere vincolato come bene artistico.

Il pittore, dopo aver subito vari sfratti ad opera di Sisto V, del governatore di Bonaparte, dei piemontesi a Porta Pia, dei fascisti in Borgo e che ora abita una vecchia torre di cui è prevista la demolizione per far posto a degli anonimi palazzoni condominiali, si lascia convincere in cambio di una sistemazione abitativa.
Ci riesce in una notte, ma il critico chiamato a fare la perizia, allettato da una bustarella che i fantasmi sono riusciti a fargli avere, dichiara che l’affresco non è del Caparra, ma del Caravaggio, una soluzione che fa infuriare il Caparra, ma si rivela felice per i fantasmi in quanto sul palazzo viene posto l’auspicato vincolo.
E mentre il Caparra se ne fugge su un carro dei vigili del fuoco, la compagnia, a cui si è unito il vecchio Principe Annibale, continua il suo eterno tran tran, circondando di spettrali presenze e di utili consigli gastronomici il giovane Federico di Roviano.

Fra le migliori scene del film, quella del percorso dell’iter amministrativo della pratica, corredata da un plastico del centro commerciale e dell’attiguo garage, nel quale ultimo gli astuti speculatori hanno nascosto la mazzetta, un plastico di garage sempre più grande via via che si sale nella gerarchia delle varie autorità e che si conclude con l’affermazione del ministro, dopo aver “palpato” la bustarella: “Roma ha bisogno di garages sempre più grandi!” .
Il film si conclude su un tema di Nino Rota, lo stesso di Film d’amore e d’anarchia, che accompagna la vecchia clochard chiamata a Reggina: “Oggi in America hanno fatto er presidente novo e io glie regalo er Colosseo, tanto che me ne fò è tutto bucato!”.

Ultime notizie. 1° Antonio Pietrangeli è il nonno dell’inno del ’68: Contessa; 2° Il film è tuttora vietato ai minori di 14 anni, allora lo funo per i minori di 16.

Titolo Originale: FANTASMI A ROMA, 1961 (ITALIA), regia: Antonio Pietrangeli; Interpreti: Marcello Mastrianni, Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman, Tino Buazzelli, Sandra Milo; Durata:100’; Reperibilità: DVD.

Ultima modifica il Venerdì, 20 Febbraio 2015 21:41
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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