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Martedì, 24 Novembre 2015 00:00

Jessica Jones - La Marvel a tinte noir

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Hell’s Kitchen volume secondo in casa Netflix. A poco più di sei mesi dall’uscita di Daredevil arriva Jessica Jones, a confermare la qualità di un progetto Marvel che occupa l’evoluzione del piccolo schermo (la distribuzione di tutte le puntante della stagione lo stesso giorno, visibili in streaming).

L’ambientazione è cupa, con una sigla di apertura che richiama esplicitamente le tinte del noir. Il pubblico a cui si rivolge è quello che ha alle spalle la propria adolescenza, così come per la versione a fumetti. Rimorsi, dolori, vendette, vite complicate, violenza, speranze di redenzione, tossicodipendenza, sensualità e sesso: in un flusso di alcol a basso costo l’investigatrice privata cerca di non affogare, nonostante il ritorno di un nemico implacabile, in grado di controllare le menti delle persone con la sola voce.

Niente tute (se non quelle evocate o indossate per gioco), poche esplosioni, limitate sparatorie e molta recitazione. Apparsa già in Breaking Bad, Krysten Ritter provoca efficacemente lo spettatore, con uno stile da “fragile e maledetta” che bene si inserisce con comprimari e co-protagonisti. Carrie-Anne Moss è lontana dal set di Matrix e pare voler evocare la Robin Wright di House Of Cards. Rachael Taylor e Wil Traval rischiavano di essere i punti deboli del cast, scelti (probabilmente) più per la bellezza da modelli che per le capacità recitative, invece giocano sulle loro peculiarità, senza sfigurare davanti a un Clarke Peters che è entrato in molti cuori grazie a The Wire. Funziona anche il giovane Eka Darville, l’anello di congiunzione tra la quotidianità e il mondo investigativo di Jessica. Ci sono poi ovviamente David Tennant, il “dottore” scozzese di talento nei panni del super-cattivo, e Mike Colter, nel ruolo di Luke Cage, a cui dovrebbe venire dedicata una stagione televisiva nel 2016 (in attesa del crossover The Defenders).

Molti i dettagli, come le citazioni in grado di appagare i diversi livelli degli appassionati di fumetti, a certificare una stratificazione del livello narrativo di qualità, il cui obiettivo principale rimane il coinvolgimento di un pubblico disinteressato all’intrattenimento regalato da uno scontro tra Hulk ed Iron Man. L’umanità di persone i cui poteri determinano semplicemente la ricerca di una maggiore umanità.

Jessica Jones funziona per la sua capacità di identificarsi con un personaggio i cui poteri sono meno importanti del suo vissuto (e delle sue scelte). Al momento è la serie che più parla fuori dal Marvel Cinematic Universe, aggiungendo qualche luce in più rispetto alla storia di Matt Murdock ma affondando le mani in sangue e dolore.

Si gioca sul tema della volontà, del desiderio, rifiutando la categoria del bene e problematizzando quella del male. Niente di nuovo, se non nello stile, che riporta a una dimensione interiore e più intima di quanto già emerso nella nuova stagione di produzione supereroistica.

13 puntate per continuare il viaggio nel degradato quartiere di New York, dove non ci sono amichevoli uomini-ragno né volti sorridenti pronti ad aiutarvi. Se sarete fortunati potrete trovare oscuri alleati in cerca di luce, pronti però a difendervi con la stessa determinazione, anche se con minore serenità.

Ultima modifica il Martedì, 24 Novembre 2015 11:34
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it

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