All’ottima recensione che Tommaso Alvisi per Il Becco su L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo, il film del regista Jay Roach uscito nelle sale italiane l’11 febbraio (clicca qui), non ho niente da aggiungere, se non qualche ulteriore informazione. In primo luogo ai film consigliati da Alvisi propongo di aggiungerne altri.
Il primo The Career (letteralmente la Carriera), titolo italiano: Il prezzo del successo. Il film, che è del 1959, tratta delle difficoltà di adattamento, e anche dei compromessi, che costa il successo, la “carriera” del titolo originale, per chi non è politicamente corretto, e ha per sfondo la “caccia alle streghe” e la guerra di Corea. La sceneggiatura del film è dello stesso Dalton Trumbo, sotto falso nome (Spartacus è dell’anno successivo), la regia è di Joseph Anthony, gli interpreti sono Dean Martin, Anthony Franciosa, Shirley MacLaine e Carolyn Jones, la quale ultima per chi non la conoscesse è la Morticia Addams della famosa serie televisiva.
Dopo Star Wars: Il Risveglio della Forza (senza spoiler)
La Disney ha in mano anche Marvel e Star Wars. Nelle catene dei multisala e all’interno del sistema pubblicitario la promozione di Guerre Stellari è stata impressionante, a rappresentare la quantità di risorse che è stata investita in questo rilancio della saga.
Il cineforum ARCI di San Casciano sbarca all'Arena
Nel 2015 cade il 120° anniversario della nascita del cinema. Per questo il Cineforum Arci San Casciano ha scelto di omaggiare tale evento con varie proiezioni. In particolar modo, lunedì 20 Luglio (ore 21.15), presso l'arena dentro le mura di via lucardesi a San Casciano Val di Pesa, si terrà una rassegna di corti cinematografici di giovani emergenti toscani.
Uomini Senza Legge e la questione ancora aperta del negazionismo occidentale
L’aspetto forse più piacevole dello scrivere recensioni - di qualsiasi tipo - è il potersi permettere di scrivere e concentrarsi anche su pellicole uscite diversi anni fa, senza doversi fossilizzare su quelle in uscita recente. In questo caso, la mia scoperta di Uomini Senza Legge (titolo originale: Hors-la-loi, Francia/Algeria, 2010) è avvenuta un po’ per caso. Non perché non fosse un film noto - anzi. È stato candidato all’oscar nel 2011 come miglior film straniero e alla 63esima edizione del festival di Cannes.
Nonostante possa sembrare, nel 2015, un film vecchiotto da recensire, la chiave non sta nella trama, seppur avvincente, ma nelle reazioni che ha scatenato nell’opinione pubblica.
È iniziato lo scorso 13 maggio la 68esima edizione del Festival di Cannes. Un appuntamento importante per il cinema ,per la moda e non solo. È la kermesse europea più trendy e glamour che esista. Purtroppo Venezia non ha più lo stesso fascino di una volta.
Anche quest'anno c'è una giuria di tutto rispetto: per la prima volta la presidenza tocca ai fratelli Joel e Ethan Coen. Una cosa notevole, sembra un film dove i due brothers americani rappresentano le due facce della stessa medaglia. Complimenti a chi ha avuto questa brillante idea (specie come mossa di marketing). Hitchcock, ossessionato dal doppio, avrebbe approvato.
Nella giuria ci sono nomi altisonanti: i registi Xavier Dolan ("Mommy"), Guillermo Del Toro ("Pacific Rim"), le attrici Sienna Miller ("American Sniper"), Sophie Merceau ("Il tempo delle mele"), Rossy De Palma ("Gli abbracci spezzati") ,l'attore Jake Gyllenhall ("Lo sciacallo") e la cantante maliana Rokia Traorè. Ovviamente sto parlando del Concorso Ufficiale.
All'ottava edizione del Festival del cinema italiano di Lisbona, 8 ½ Festa do Cinema Italiano vince il prémio do júri Anime nere di Francesco Munzi mentre la menção especial della giuria va a Le cose belle, di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno. La manifestazione, organizzata dall’associazione Il Sorpasso, in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di Lisbona e l’Ambasciata italiana in Portogallo, quest'anno ha visto anche la partecipazione della Lucana Film Commission. Come nelle ultime edizioni, si è svolta principalmente nel Cinema São Jorge, situato nel centro della città.
di Daniele Coltrinari
La vera meraviglia è Alice
“Poi non si vergogna della sua età, delle sue rughe”. Si parla di Monica Bellucci, appena fuori da un locale, uno di quei posti meravigliosi, dove si conoscono musicisti e persone da ogni angolo del mondo. Un piccolo luogo situato nel cuore nell'Alfama, quartiere storico di Lisbona, dove le persone arrivano non prima dell'una di notte.
“Acchiappa la volpe": la terribile metafora dell'America secondo Bennet Miller
Nonostante abbia fatto tre film di grande qualità, Bennett Miller ai più è sconosciuto. Quando dietro la macchina da presa c’è questo regista non c’è mai nulla di banale o scontato nel suo modo di dirigere (non a caso è stato premiato per la regia al Festival di Cannes 2014 per il film che tra poco tratterò). A quasi 40 anni (cosa abbastanza inconsueta nel cinema) dirige il suo primo lungometraggio e fa subito il botto: l'opera in questione è “Truman Capote: a sangue freddo” che dette l'Oscar al compianto Philip Seymour Hoffman. La pellicola successiva è “L'arte di vincere”, storia importante con Seymour Hoffman allenatore e Brad Pitt dirigente di una squadra di baseball che non può competere con i budget stratosferici di altre squadre. Il manager adotta un software di un giovane laureato che gli dimostrerà che si può costruire una squadra vincente utilizzando le statistiche e la matematica. Film veramente interessante, da ogni punto di vista. Naturalmente in pochi l'hanno visto. A Cannes 2014 presenta la terza opera: l'attesissimo “Foxcatcher”, arrivato nelle sale italiane solo a marzo grazie a Bim. Candidato a 5 Oscar ma è rimasto a bocca asciutta.
Avete mai desiderato di diventare una star della musica? Se la vostra risposta è sì, è bene che vediate questo piccolo film indipendente che, a sorpresa, è diventato un piccolo cult a causa della vittoria di 3 premi Oscar (Miglior sonoro, Miglior montaggio e Miglior attore non protagonista – J.K. Simmons).
Questa rubrica di archeologia cinematografica ha lo scopo di riportare alla luce, come in un vero e proprio scavo, o quantomeno all’attenzione dei lettori, opere cinematografiche, anche di serie non eccelsa, che a suo tempo hanno descritto in maniera efficace storie, costumi e abitudini, … e talvolta, sia pure non consapevolmente, hanno contribuito a formare un minimo di coscienza civile nel pubblico.
Tutti conoscono Le mani sulla città di Francesco Rosi, un film del 1963 che tratta della speculazione edilizia a Napoli e degli (sporchi) interessi che vi ruotano attorno, ambientato in una fase storica e politica ben definita: il tramonto del laurismo monarchico e l’affermarsi del potere gavianeo democristiano all’inizio degli anni ’60.
Pochi conoscono però un film sul medesimo argomento di appena due anni precedente: Fantasmi a Roma.
VOGLIOOO IL PAPATOOO!
Questa rubrica di archeologia cinematografica ha lo scopo di riportare alla luce, come in un vero e proprio scavo, o quantomeno all’attenzione dei lettori, opere cinematografiche, anche di serie non eccelsa, che a suo tempo hanno descritto in maniera efficace storie, costumi e abitudini, … e talvolta, sia pure non consapevolmente, hanno contribuito a formare un minimo di coscienza civile nel pubblico.
In questo caso si potrebbe parlare di modernariato più che di archeocinema, l’opera è del 1973, e per essere opera è opera davvero trattandosi di LA TOSCA di Luigi Magni.
Il regista romano si ispira direttamente a Victorien Sardou ancor più che a Giacomo Puccini, dando maggiore spazio all’ambientazione politica e sociale dell’epoca, la vicenda si svolge il 14 giugno 1800 la giornata di Marengo, rispetto al tormentato rapporto sentimentale fra la cantante Floria Tosca e il pittore Mario Cavaradossi centrale nel melodramma di Puccini che in ogni caso era una riduzione del dramma teatrale di Sardou.
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