Dopo la beta di Luglio, l’attesa era spasmodica. Destiny, il gioco prodotto dai creatori di Halo ovvero la software house Bungie, ha sciolto le riserve questa settimana. Il risultato è stato record di prenotazioni e di vendita al day one.
Ma cos’è Destiny, principalmente? Destiny è un po’ tutto, un po’ niente. Può sembrare un commento molto superficiale, ma la realtà è questa: Destiny ha molte caratteristiche di tanti altri videogiochi e anche di film. In Destiny si sente molto Halo, sia per le ambientazioni che per la storia ma anche Star Wars, soprattutto nei viaggi tra un pianeta e l’altro e in alcuni commenti dei protagonisti della storia principale.
“Ho l’hype a mille”.
È vero: l’inglese ha sostituito, anche troppo, molte parole italiane. E nel mondo dei videogiochi sempre più nuovi termini in lingua straniera sostituiscono quelli italiani. Cos’è l’hype per esempio? L’hype nel mondo videoludico è l’attesa per un nuovo videogioco. Attraverso l’hype si capisce se un titolo può avere successo o meno. Le maggiori case produttrici giocano molto su questa attesa. Con video del gameplay, con trailer, con prove alla mano, esse possono totalmente cambiare il futuro di una società di videogiochi, sia in positivo che in negativo. I luoghi dove farlo sono le fiere dei videogiochi, create dalle associazioni di promozione delle stesse aziende, dove è possibile anche ai videogiocatori di provare molti titoli in anteprima.
Cosa sarebbe successo se a vincere fossero stati i nazisti? Se le forze di Hitler avessero scoperto non solo la bomba atomica prima degli Stati Uniti, ma avessero avuto l’opportunità di avere in mano armi nuove: cosa sarebbe successo al mondo? Questo è lo spunto con cui i sviluppatori Bethesda insieme a Machinegames hanno dato vita a Wolfenstein: The new order. Il marchio Wolfenstein è un marchio di garanzia, visto che il primo di una lunga serie è datato ben 1981.
Sono quelle riflessioni che vengono nei momenti improbabili, mentre sale il caffè o mentre si accende l'acqua per farsi la doccia. I test invalsi riguardano l'intero sistema scolastico, entreranno a far parte del sistema di valutazione ed educazione delle nuove generazioni. Eppure sembra che gli unici capaci di comprendere la portata di questo passaggio siano i docenti.
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