Lunedì, 06 Febbraio 2017 00:00

Le sinistre in Italia: un panorama tragico?

Le sinistre in Italia: un panorama tragico?

Grande confusione sotto il cielo della sinistra. In un clima teso, su cui incombe, come una spada di Damocle, l'incertezza sulla data delle prossime elezioni politiche, si aprono scenari molto aperti e dalle linee poco definite. Si registrano così intensi malumori all'interno di molte formazioni politiche. Nel PD, le dichiarazioni di D'Alema, che evoca la possibilità di  una scissione e di Bersani che rincara la dose parlando di un "Ulivo 4.0", riaccendono la diatriba interna fra la vecchia guardia e i renziani. Se nel Partito Democratico tira insomma aria di congresso, a celebrarlo sicuramente saranno, fra gli altri, Rifondazione Comunista, impegnata a rilanciare progetto e riformulare la linea politica, e Sinistra Italiana, nuovo soggetto che sta ottenendo una certa attenzione mediatica ma già diviso fra chi vuole instaurare un dialogo col PD e chi predilige una posizione più autonoma. Altre variabili come il movimento Possibile di Civati o le velleità ancora oscure di Pisapia e di Emiliano, contribuiscono a delineare un mosaico decisamente frammentato.

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Tre anni fa l’elettorato irlandese bocciò, con il 52%, la riforma costituzionale che avrebbe abolito il Senato. Il risultato fu determinato dalla larga contrarietà degli elettori della capitale Dublino, ove più si concentravano gli interessi e le influenze generati dal Senato.

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Martedì, 18 Ottobre 2016 00:00

Riforma costituzionale: perché votare sì

I tentativi di riforma costituzionale in Italia, almeno negli ultimi vent’anni, si sono sempre purtroppo distinti per tre sgradevoli caratteristiche: un allontanamento dai principii antifascisti, un grave errore di prospettiva, il contenere pressoché sempre proposte di destra.

A partire dalla Rivoluzione francese la sinistra politica ha sempre difeso la forma parlamentare unicamerale, fedele al principio che la sovranità popolare è indivisibile. Per questa ragione nel 1946 socialisti e comunisti si presentarono alla Costituente chiedendo il monocameralismo. La Dc e il Pli chiedevano invece, accanto alla Camera bassa, un Senato delle professioni, delle corporazioni e del notabilato. Il compromesso fu il bicameralismo paritario, con l’aggiunta di cinque senatori a vita di nomina presidenziale e, per la I Legislatura, di alcuni senatori di diritto.
Sotto questo aspetto la riforma Boschi rappresenta non lo stravolgimento, bensì al contrario l’effettivo e pieno sviluppo della Costituzione antifascista. Vedremo, più avanti, il perché.

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In Toscana disfatta del Partito Democratico ai ballottaggi

Anche se in Toscana è stato chiamato alle urne meno del 10% dell'elettorato, con la sola Grosseto capoluogo provinciale, la débacle del Pd fa notizia. Sarà l'analisi dei flussi elettorali a separare le iconografiche suggestioni del dopovoto, che vedono ad esempio Matteo Salvini a Cascina (45mila abitanti) dalla ventinovenne neosindaca Ceccardi, golden girl leghista vincitrice di un soffio, e comunque con una destra compatta (Fi, Lega, Fdi) che si riprende anche la sempre oscillante Grosseto.

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Martedì, 31 Maggio 2016 00:00

A Sestograd rischio ballottaggio

Da il manifesto del 29 maggio 2016

A Sestograd rischio ballottaggio

Solo due stagioni fa, nei giorni del 40% europeo del Pd, le elezioni comunali a Sesto Fiorentino furono una formalità. I risultati certificarono il 56,7% per il partitone tricolore, la “sinistra minoritaria” di Sesto bene comune al 18,2%, il M5S all'8,5%, e le briciole alle destre divise fra loro. In meno di ventiquattro mesi è cambiato tutto. A tal punto che, per la prima volta nella storia della città, confinante con il capoluogo e a un pugno di chilometri da Prato, si andrà al ballottaggio. Lo dicono i sondaggi, ne sono sicuri i sestesi che hanno affollato piazza Vittorio Veneto, nella notte in cui le “Mamme no inceneritore” hanno riunito almeno 500 persone per una civilissima discussione con i cinque candidati sindaci, su uno dei due argomenti principali della campagna elettorale. L'altro, manco a dirlo, è l'aeroporto intercontinentale che Matteo Renzi e Marco Carrai vorrebbero costruire nella Piana fiorentina, di cui Sesto è il comune più popoloso al pari della vicina Campi Bisenzio.

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Venerdì, 04 Marzo 2016 00:00

I motivi del no alla riforma costituzionale

I motivi del no alla riforma costituzionale

Daniele Sterrantino e Chiara Del Corona

Il primo marzo, si è tenuta a Lastra a Signa la prima riunione del Comitato per il No alla riforma Costituzionale, sulla quale i cittadini sono chiamati a esprimersi il prossimo ottobre. Daniele Sterrantino (RFC) e Matteo Gorini (Sinistra Italiana) hanno delucidato in maniera approfondita i punti cruciali della Riforma del Senato e chiarito i perché di un voto contrario a tale riforma adducendo motivazioni che quasi sempre vengono occultate o mascherate dalla propaganda del governo e dalla comunicazione mediatica main stream. Anche la campagna referendaria che partirà per promuovere il voto favorevole alla riforma sarà probabilmente tutta giocata all’insegna di una strumentale retorica efficientista che elogia il fare del governo e farà passare coloro che mettono invece in luce le ragioni per cui essere contrari a tale riforma, come i soliti “gufi” disfattisti che ostacolano ogni tentativo funzionale alla ripartenza del paese.

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Proprio nel momento in cui le forze di alternativa cercano faticosamente di rimettere in piedi un progetto strategico dai vasti orizzonti teorici ed organizzativi, ecco che su di una questione apparentemente minore come una tornata di elezioni locali, distante oltretutto poco meno di un anno, le varie soggettività coinvolte in quell’ambizioso progetto danno prova di reciproche insofferenze e si fanno portatrici di disegni talvolta diametralmente contrapposti. Un movimento politico nascente, destinato, se vuol sopravvivere, ad elaborare strategie convincenti su temi epocali quali la fine di un ciclo quarantennale di accumulazione capitalistica, la crisi della sovranità democratica, i conseguenti mutamenti nell’ordine geopolitico, la grande migrazione in atto, e che organizza una baruffa preventiva attorno alle modalità di presentazione delle liste in una tornata elettorale amministrativa, per quanto importante, fa sorgere dubbi sulle sue potenzialità nell’arena politica del Paese. Il minimo che si possa sospettare è che il peso dell’elettoralismo schiacci il nuovo partito su una marginale contingenza, minandone alla base la la capacità di incidere.

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Lunedì, 14 Settembre 2015 00:00

Un destino comune - Intervista ad Elly Schlein

Il ruolo delle socialdemocrazie europee di fronte all'austerità, la crisi di legittimità delle istituzioni europee, le difficoltà della sinistra nella desertificazione dei corpi intermedi.
Su questi e su altri temi, grande dibattito vi è a sinistra. Abbiamo ritenuto utile, ai fini della intensificazione della discussione sul futuro dell'Europa e sulle prospettive dell'europeismo “di sinistra”, raccogliere le proposte dell'eurodeputata Elly Schlein. 

1) Le socialdemocrazie europee hanno contribuito alla costituzione delle politiche di austerità e tale scelta viene rivendicata con forza dalla famiglia dei socialisti e dei democratici europei. Tali posizioni hanno spinto esponenti provenienti dalla tradizione socialdemocratica, come Stefano Fassina, a mettere in discussione le capacità della socialdemocrazia europea di intercettare la rappresentanza delle classi più colpite dalla crisi economica. Ritiene vi sia ancora un ruolo da ricoprire per le socialdemocrazie europee nel ridisegnare un'alternativa all'attuale sistema economico?

Spero di sì, anche se siamo fuori tempo massimo. La gravità della vicenda greca, ad esempio, affonda le proprie radici ben più lontano ed ha portato alla luce, nei leader dei socialisti europei, quella che ho definito come una Sindrome di Stoccolma. Occorre però fare le giuste distinzioni: anche io appartengo al gruppo parlamentare socialista e democratico, un gruppo che sull'austerità ha una posizione di forte contrarietà. Questo continuo a ribadirlo in ogni circostanza. Il problema è che poi, ovviamente, occorre essere conseguenti con le posizioni che si assumono. La vicenda greca ha fatto emergere per l'appunto una Sindrome di Stoccolma perché ritengo che i leader socialisti al governo - penso agli esponenti più di spicco come Renzi e Hollande - hanno mancato completamente l'occasione di incidere su quel dibattito di modo da fargli avere un esito diverso da quello che ha avuto e che giudico negativo. Mi è sembrato di vederli innamorati dei propri rapitori.

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Mercoledì, 20 Maggio 2015 00:00

Le incognite del voto in Toscana

Tratto da il manifesto del 18 maggio 2015

Le incognite del voto in Toscana

Firenze - Al Largo del Nazareno sulla Toscana sono tranquilli. Anche grazie alla contestata legge elettorale che assegna un'ampia maggioranza di consiglieri regionali (da 23 a 26 su 40 complessivi) alla lista/coalizione che supera il 40%, i vertici locali del Pd si preparano a vincere. La loro unica incognita è quella legata alle reintrodotte preferenze, che in alcuni casi potrebbero premiare alcuni candidati dem non ancora convertiti del tutto al verbo renziano. O addirittura, grazie al voto disgiunto presidente/lista, autentici avversari. Soprattutto in quelle zone – l'area livornese e in generale la fascia costiera settentrionale– dove più forte batte la crisi. O dove, come nella Piana fiorentina e pratese, le scelte politiche del tandem Renzi-Rossi, dal nuovo aeroporto intercontinentale di Peretola al maxi inceneritore di Case Passerini, non cessano di alimentare una opposizione popolare tenace. Sempre più radicata, e per nulla intenzionata a smobilitare all'indomani del voto.

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Lunedì, 04 Maggio 2015 00:00

Italicum: simbolo della deriva del Paese

Sarebbe errato considerare la sciagurata legge elettorale in corso di frenetica approvazione come un fatto isolato, come una pessima legge tra le altre. L'Italicum rappresenta, non fosse altro che per l'imposizione della fiducia (naturale conseguenza dell'affermarsi di un ministero, quello delle "riforme", che svolge ruoli di competenza parlamentare) l'atto - finale? - di uno scivolamento, di una deriva istituzionale, che trascina il Paese, e si trascina nel Paese, da oltre venti anni.

La fine dei partiti di massa, di quelle organizzazioni che avevano costruito un sistema democratico delle volte zoppicante (si vedano in proposito le innumerevoli trame nere che hanno attraversato la storia d'Italia) ma nel complesso solido, la progressiva perdita di credibilità delle organizzazioni sindacali e di quasi tutti gli altri corpi intermedi della società (dovuta anche a specifiche manovre di indebolimento, per legge, delle tutele sul lavoro, volte a renderele meno incisive ed a martellanti campagne mediatiche), ha aperto le porte ad un sistema istituzionale incentrato sulla predominanza degli esecutivi sugli organi della rappresentanza.

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