Stampa questa pagina
Venerdì, 28 Marzo 2014 00:00

Europa: paura e speranza dalla Grecia

Scritto da
Vota questo articolo
(3 Voti)

Intervista a Argiris Panagopoulos: giornalista greco, corrispondente da Atene per il Manifesto e dirigente di Syriza

1) Ormai la Grecia è diventata un simbolo. Forti di una cultura mediterranea comune, i fautori delle politiche di austerity hanno usato il suo paese per indicare la fine che sarebbe spettata in caso di “ribellione” al governo tecnico. D'altra parte, la Grecia rincuora anche chi, nella spezzettata ed esangue sinistra italiana, spera che l'unità sia possibile: non a caso, la candidatura alla presidenza della Commissione Europea di Alexis Tsipras ha trovato tra gli italiani i suoi più entusiasti sostenitori. Come ha ribadito più volte nel corso delle interviste che le sono state fatte, dobbiamo entrare nell'ottica che solo un'azione comune, organizzata e capillare, può cambiare l'Europa.

La risposta che dobbiamo dare alla crisi deve essere europea, ma non può provenire solo dalla sinistra mediterranea. Nei paesi continentali devono capire che gli attacchi sferrati colpiscono anche i loro diritti. Anche in Germania penso che le cose non siano migliorate da un punto di vista sociale, per i lavoratori e per le classi subalterne in generale. Certo, nell'Europa del Sud e in Irlanda le cose hanno avuto una svolta drammatica ma proprio questa drammaticità ci porta alla conclusione che da questa crisi di esce solo da sinistra, con una ricostruzione dell'Europa su basi democratiche, solidali e di giustizia sociale. L'Europa che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, in particolare quella neoliberista, è arrivata alla sua fine.

Abbiamo visto in questi giorni, in Ucraina, cosa succede quando un'Europa non democratica e che non dà garanzie per il futuro cerca di imporsi in un paese. Come successe per la Jugoslavia, oggi vediamo le drammatiche conseguenze dell'assenza di una politica estera europea. L'Europa deve tornare ai suoi cittadini: dobbiamo riprenderla dalle mani di questi banchieri, speculatori che governano ed amministrano le nostre vite.

2) Con la nostra rivista abbiamo modo di seguire le attività dei coordinamenti nati in difesa della sanità italiana. La Carovana che dalla Grecia è arrivata da noi è riuscita a riscuotere un discreto successo (in molti hanno anche partecipato alla raccolta di fondi per la Clinica Metropolitana Autogestita di Hellinko di Atene) e continuiamo a seguire con apprensione l'evoluzione della situazione greca, tra continui tagli a salari, servizi e cultura e le scorribande dei nazisti di Alba Dorata. Come si sta oggi in Grecia?

Usare nel nostro caso la parola “austerità” è un po' un eufemismo, dal momento che questa parola presuppone un taglio oggi per poter rendere qualcosa in futuro: questi sono tagli duri e puri. La politica che prevedono oggi non riserva nessun futuro per i cittadini. L'oggetto più frequente di questi attacchi è lo stato sociale: quando devono tagliare, infieriscono subito su scuola e sanità. In Grecia siamo tornati a livelli da terzo mondo; hanno infatti diritto all'assistenza sanitaria solo coloro che lavorano e percepiscono un sussidio di disoccupazione. Il sussidio dura massimo un anno-un anno e mezzo e quando questo si esaurisce, tu resti senza copertura sanitaria. Succede così che 3 milioni e più di persone, su 11 milioni, si sono improvvisamente trovate al di fuori del servizio sanitario pubblico. Che significa questo? Che una gran parte di questa deve rivolgersi ai privati per curarsi e la maggior parte arriva invece a ridurre i propri livelli di cura, portando così la vita media dei greci ad accorciarsi progressivamente. L'abbiamo visto anche nei paesi ex URSS con lo smantellamento delle politiche di assistenza sociale.

Chi ci governa a questo modo è un criminale, non ci sono altri modi per definirlo. In Grecia, tutti quelli che in Italia chiamate presidi sanitari locali sono stati chiusi e i medici sono stati licenziati. Per un mese, dicono, ma nessuno sa quando e in che forma questi dottori verranno assunti nuovamente. I greci non avranno più diritto ad un medico e alla prescrizione di medicine. Pensavamo che questi fossero livelli raggiunti solo nei paesi del terzo mondo e invece Angela Merkel, il FMI e la BCE stanno di fatto riscrivendo i diritti e le fondamenta che aveva l'Unione Europea. Per questo ci siamo impegnati con la candidatura di Tsipras: vogliamo riscriverla e riscriverla a modo nostro questa Europa. Vogliamo rendere i diritti a chi lavora, ai pensionati, alle donne e ai bambini. Dal momento che condizioni simili a quelle che abbiamo vissuto sono state viste circa un secolo fa e sappiamo che hanno portato a guerre, fascismi e nazismo, quello che vogliamo fare noi è una cosa molto semplice: non si tratta di conquistare con le armi i palazzi di Bruxelles ma semplicemente andare a votare, democraticamente, per costruire qualcosa di diverso.

3) Hai prima accennato al caso ucraino, che tutti abbiamo seguito con molta apprensione. Come giudichi il comportamento tenuto dall'Unione Europea nella gestione della crisi?

In Ucraina si rasenta la guerra civile pur far entrare il Paese nell'Europa. Non sono sinceramente sicuro che le condizioni degli ucraini miglioreranno, come non sono migliorate quelle dei bulgari. Ognuno ha un certo disegno di Europa nella propria testa e quindi dobbiamo un po' vedere. Anche la Croazia, dopo lunghe trattative, è entrata nell'UE e le sue condizioni non sono migliorate. Con l'Ucraina si è intrapresa una strada completamente sbagliata: la popolazione è spaccata e si sono verificati episodi di estrema violenza, spesso ad opera di componenti neo-naziste. Il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz si è detto disponibile a trattare anche con loro: per condurre anche gli ucraini all'interno della macelleria sociale europea, hanno lasciato che si ammazzassero tra di loro, come è stato fatto in passato con i popoli della ex-Jugoslavia (arrivando anche all'autorizzazione del bombardamento di Belgrado da parte di un governo di centrosinistra). Queste cose non possono più accadere: sono una vergogna. E ciò è avvenuto anche perché la sinistra non è stata in grado di impedirle. Da qui la necessità di una sinistra unita e robusta, fortemente pacifista, proprio come era la sinistra italiana fino alla guerra jugoslava. L'Europa deve avere una matrice diversa: non più quella dei trattati commerciali che influenzano anche le scelte di politica estera. Oramai l'Europa non fa altro che esportare business economico e militare: non facciamo che esportare eserciti ed armi.

4- La candidatura di Alexis Tsipras dà una concretezza alle speranze di successo che in Italia non si vedeva da un po'. La domanda quindi, a questo punto, diventa quasi obbligata: cosa fare per cambiare l'Europa ed arginare le spinte populiste?

Comincio dalla fine. Le spinte populiste sono presenti ovunque, anche in Grecia. In Italia il problema è che non c'è stata una sinistra forte in grado di arginarle, di ridimensionarle: non è possibile che un attore comico, uscito chissà da dove, riesca ad avere il voto di un italiano su quattro. D'altra parte, prima di lui anche Berlusconi aveva usato molto gli strumenti del populismo. In Grecia, se non ci fosse stata Syriza, Alba Dorata avrebbe preso molti più voti: l'utilità della sinistra consiste anche nel riuscire a smorzare i margini del populismo, anche di quello di estrema destra.

In Italia ciò che è successo negli ultimi mesi restituisce la speranza: l'unione, nello stesso progetto, non solo dei partiti politici di sinistra ma anche dei movimenti, dell'associazionismo, degli attivisti. Uno sforzo che ha reso da subito i suoi frutti. Io lo dico spesso: quello che in Grecia siamo riusciti a fare in anni, voi lo avete fatto in poche settimane. Questo è merito dei sei intellettuali che hanno steso l'appello ma anche della sinistra di base che ha risposto. Va sottolineato l'impegno di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, tra i primi a proporre la candidatura di Alexis Tsipras alla guida della Commissione Europea, e di Nichi Vendola e Sel, che alla fine hanno deciso di partecipare a questo processo comune. Questo fatto da solo è molto positivo.

Dobbiamo costruire una sinistra coerente e che fa quello che dice alle persone. Una sinistra che deve cercare di allargare la propria base anche dopo le elezioni, cercando di essere più coinvolgente possibile. Se non andiamo in questa direzione, non ci sono altre possibilità di uscire dalla crisi in Europa.

Ultima modifica il Venerdì, 28 Marzo 2014 08:57
Beccai

Il profilo per gli articoli scritti a più voci, dai collaboratori del sito o da semplici amici e compagni che ci accompagnano lungo la nostra esperienza.

Ultimi da Beccai

Articoli correlati (da tag)

Devi effettuare il login per inviare commenti

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.