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Venerdì, 08 Maggio 2015 00:00

Cosa succede in Burundi

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Siamo tutti a discutere di cosa farà adesso Civati della sua vita, ora che ha deciso di abbandonare l’ovile ed è quindi difficile trovare qualcuno che accenni ai disordini che sono scoppiati in Burundi in questi giorni.

Va bene che è uno stato piccolissimo (meno di 28.000 Kmq a confine con giganti con Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Tanzania) ma forse sforzarsi di tenere gli occhi aperti su cosa succede intorno a noi può avere senso, anche solo per sapere di cosa si parla quando gridiamo all’invasione parlando di fenomeni migratori.

Il Burundi è uno stato giovanissimo: dopo aver raggiunto l’indipendenza nel 1962, crimini orrendi hanno macchiato le pagine della storia del paese. Conflitti etnici, soprattutto tra Hutu e Tutzi come nel vicino Rwanda, hanno visto migliaia di persone massacrate in genocidi di cui ci siamo dimenticati molto facilmente. Molteplici colpi di stati hanno visto susseguirsi discriminazioni e omicidi: nonostante la firma, su pressione internazionale, degli accordi di Arusha, in Tanzania, nel 1993 gli scontri sono andati avanti per altri dieci anni. Il paese sembrò aver raggiunto un po’ di stabilità nel 2005, con l’elezione di Pierre Nkrurunziza, leader del gruppo ribelle Hutu CNDD-FD, trasformatosi poi in partito politico.

Dallo scorso 25 aprile, lo stato africano rischia di precipitare nuovamente nel caos. Il Presidente in carica Nkrurunziza ha annunciato di volersi ricandidare alle elezioni presidenziali che si terranno tra maggio e giugno, andando così esplicitamente contro gli accordi di Arusha che mettono il limite a due mandati consecutivi. All’annuncio della ricandidatura, le opposizioni sono scese in piazza e negli scontri che ne sono conseguiti sono morte per adesso quindici persona. Il 4 maggio, il giorno prima che la Corte Costituzionale approvasse la candidatura, la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti.

Le difficilissime condizioni di vita nel paese sono state definitivamente peggiorate dal ritorno alla violenza: questo ha spinto 40.000 persone a fuggire dal paese e rifugiarsi negli stati vicini. La situazione è quindi delicatissima: abbiamo quindi il dovere, quanto meno, di informarci ed informare su quello che sta accadendo nel paese. Anche perché, forse, le gravi condizioni di povertà e corruzione che caratterizzano lo stato non sono poi così estranee alla storia di colonizzazione europea che ha caratterizzato il passato del Burundi.

Ultima modifica il Giovedì, 07 Maggio 2015 23:44
Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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