Settimana aperta da un test nucleare nordcoreano che aggiunge benzina sul fuoco ad una situazione già esplosiva. A dare l'allarme lo Stato Maggiore della Corea del Sud che ha riferito di un terremoto (dalla magnitudo incerta ma intorno a 5.7) avvenuto domenica scorsa alle 12,29 (ora di Seul) nella provincia di Hamgyong e per la precisione nel sito di Punggye-ri. Conferma è arrivata dalla televisione nordcoreana che ha annunciato che il test, di una bomba H, si è svolto con successo.
Poco prima del test l'agenzia di stampa KCNA aveva diffuso un comunicato su un'ispezione condotta da Kim Jong Un ad un centro per la produzione di armi atomiche. Il comunicato era accompagnato da una fotografia che sembrerebbe rappresentare un manufatto in grado di contenere un ordigno atomico.
Una bomba “dal potenziale senza precedenti” ha poi commentato l'agenzia nordcoreana.
Per il servizio meteorologico di Seul l'ordigno ha sviluppato una potenza intorno ai 50 chilotoni (dunque molto più potente rispetto, ad esempio, al test del gennaio 2016), pari a 50.000 tonnellate di tritolo.

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La Corea del Nord intende rispondere colpo su colpo alle operazioni ostili condotte nell’Asia del Nord-Est da Repubblica di Corea e Stati Uniti (o viceversa a seconda dei punti vista). Dopo il lancio, a poca distanza di tempo, di tre missili a corto raggio che hanno salutato l'inizio delle esercitazioni congiunte RdC-USA, la RPDC ha lanciato martedì scorso (alle 5,58 del mattino, ora di Tokyo) un missile intercontinentale (forse un Hwasong-12) che ha sorvolato, secondo quanto riportato dal ministro della Difesa nipponico Onodera, i cieli del Giappone per schiantarsi nel Pacifico a 1.180 chilometri ad est di Capo Erimo, sull’isola di Hokkaido, 14 minuti dopo il lancio.
“E’ una minaccia senza precedenti, seria e grave, al nostro Paese” ha commentato nell’immediatezza dei fatti Yoshihide Suga, Segretario Generale del Gabinetto. Attivato alle 6,14 il sistema J-Alert (che avvisa la popolazione civile di mettersi al sicuro) da parte di Tokyo in 647 comuni di 12 diverse Prefetture. Subito è arrivata una risposta dalla Corea del Sud (il lancio di alcune bombe nei pressi del confine, un atto puramente dimostrativo) mentre Trump si è affrettato a ricordare nuovamente che “tutte le opzioni sono sul tavolo”.

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Pillole dal Giappone #200 – Manovre militari nell'Asia del Nord-Est

Settimana iniziata nell'Asia orientale con preoccupanti esercitazioni militari nonché con un grave incidente a Singapore che ha coinvolto il cacciatorpediniere statunitense McCain, di stanza con la propria flotta di appartenenza a Yakosuka, con un grave bilancio in termini di vite umane.

Una nuova luce sembrano infatti avere le consuente (e colossali anche se il numero di militari statunitensi impegnati quest'anno ammonta a 17.500 unità contro le 25.000 dello scorso anno) esercitazioni belliche congiunte USA-RdC iniziate lo scorso lunedì.

Le manovre sono “di natura difensiva” ha rimarcato il Presidente sudcoreano Moon. “La Corea del Nord deve comprendere che esse hanno come motivazione le loro ripetute provocazioni” ha aggiunto il massimo rappresentante sudcoreano che ha anche avuto, lo scorso venerdì, un colloquio telefonico con Shinzo Abe volto a riaffermare, al netto delle frizioni esistenti tra i due Paesi su varie questioni, la stretta collaborazione necessaria per affrontare lo scontro con la Corea del Nord.

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È ancora “guerra delle statue” tra Corea del Sud e Giappone. Due nuovi monumenti raffiguranti i lavoratori arruolati per esigenze belliche dai giapponesi durante il secondo conflitto sono stati posizionati a Seul, presso la stazione di Yongsan e a Incheon.

Tra il 1939 ed il 1945 furono circa 700.000 i coreani costretti a lavorare per l'industria bellica del Sol Levante. Nel 1965 il governo di Tokyo decise di concedere delle compensazioni economiche e numerose cause sono state intraprese dagli ex deportati contro le imprese che materialmente li impiegarono.

I superstiti hanno diritto a far causa al Giappone per ottenere dei risarcimenti ha ribadito il Presidente della RdC Moon Jae In che ha ricordato che la Corte Suprema sudcoreana già nel 2012 diede il via libera a cause individuali verso Nippon Steel e Mitsubishi Heavy Industries.

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Accordo in sede di Consiglio di Sicurezza ONU sulle nuove sanzioni volte a far retrocedere la Corea del Nord dallo sviluppo del proprio programma missilistico. Le sanzioni, che colpiscono in particolare le esportazioni di carbone e acciaio, dovrebbero causare perdite stimate intorno al miliardo di dollari.
“Il pacchetto di sanzioni più largo mai approvato contro la Corea del Nord” per l'ambasciatrice USA all'ONU Haley la quale però avverte che “la vicenda non è ancora chiusa”. Soddisfazione è stata espressa da Donald Trump mentre il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha sottolineato l'impegno assunto dal Consiglio di Sicurezza (la risoluzione è passata all'unanimità) per la ripresa dei colloqui a sei sulla denuclearizzazione della Penisola. Lavorv in settimana ha anche esortato gli Stati Uniti, in quanto potenza, a compiere il primo passo verso la distensione.

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Rese note da TEPCO le immagini dal cuore di quanto resta del terzo reattore dopo che, la scorsa settimana, un robot era riuscito ad arrivare fino al nocciolo per carpire le preziose immagini. Il video, della durata di circa quattro minuti, mostra detriti di combustibile nucleare dispersi in un'area di circa 5 metri di diametro posta sotto il terzo reattore ed è il risultato di 16 ore di riprese effettuate il 19, 20 e 21 luglio.
Su un altro fronte la compagnia elettrica sta tentando di mediare a Niigata circa la riattivazione della centrale di Kashiwazaki-Kariwa che vede contrarie la Prefettura (guidata dall'ottobre del 2016 dall'esponente dell'opposizione Ryuichi Yoneyama) ed il sindaco di Kashiwazaki, Masahiro Sakurai, incontrato dal neopresidente di TEPCO, Tomoaki Kobayakawa, lo scorso 25 luglio. I reattori 6 e 7 dell'impianto sono attualmente sottoposti alle operazioni di verifica sulla sicurezza condotte dall'Agenzia Regolatrice per il Nucleare. Favorevole all'impianto Hiroo Shinada, sindaco di Kariwa.

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La ripresa del dialogo militare intercoreano al fine di evitare ulteriori tensioni: questa la mano tesa offerta da Seul ai cugini del Nord lo scorso lunedì. A rendere nota la proposta è stato il Ministero della Difesa augurandosi una ripresa di quei colloqui tra le due forze armate interrotti nel 2014 (l'ultima riunione avvenne nel villaggio di Panmunjom il 15 ottobre di quell'anno).
La notizia è stata salutata positivamente da Pechino che, con il Portavoce degli Esteri Lu Kang, ha dato il benvenuto ad una proposta che “non soltanto risponde agli interessi fondamentali delle due parti raffreddando la tensione nella Penisola ma favorisce anche la pace, la stabilità e la sicurezza regionale”.
Il filo sottile tessuto dal Presidente Moon, in un misto di arretramenti ed aperture, potrebbe però spezzarsi a causa di possibili mosse statunitensi o nipponiche. Un rapporto, impossibile da verificare, citato dalla stampa sudcoreana e da quella nipponica, mostrerebbe l'intenzione di Kim Jong Un (il quale avrebbe dato specifiche istruzioni a funzionari degli Esteri) di instaurare un dialogo direttamente con gli Stati Uniti.

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Dura sconfitta per il Partito Liberal-Democratico ma progressisti ancora in affanno: è questo il dato che emerge dalle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Metropolitana di Tokyo tenutesi lo scorso 2 luglio. Conferma il proprio momento di grazia la Governatrice Yuriko Koike che ottiene 49 eletti con la propria lista Tomin “First” no Kai (traducibile in italiano con “Associazione edochiani prima”, con la parola “first” in inglese nel nome originale del raggruppamento) cui si sommano sei eletti ufficialmente indipendenti ma che entreranno nel medesimo gruppo consiliare.
Koike nella precedente assemblea - che è eletta, nel sistema ipermaggioritario nipponico, ad anni sfasati rispetto al Governatore - poteva contare su una manciata di consiglieri usciti dal PLD e sui 22 che erano espressione del Nuovo Komeito.

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Nonostante il ruolo chiave della Cina (riconosciuto dall'intera comunità internazionale) sulla complessa vicenda coreana il Giappone non rinuncia a stuzzicare il potente vicino intromettendosi, per l'ennesima volta, nelle rivendicazioni territoriali che vedono la Repubblica Popolare contrapposta a Filippine e Vietnam. Intervenendo all'Asia Security Summit, lo scorso 3 giugno, la ministra della Difesa nipponica Tomomi Inada ha sostenuto che “nel Mar Cinese Meridionale ed in quello Orientale continuiamo a testimoniare tentativi non provocati ed unilaterali volti ad alterare lo status quo e che si basano su asserzioni incompatibili con le norme internazionali vigenti”. Inada ha denunciato anche “periodiche incursioni in acque territoriali giapponesi” aggiungendo che occorra lavorare per un mondo nel quale “nessuna nazione abbia la possibilità di crescere e prosperare con paura, coercizione o intimidazione”.
La ministra è stata spalleggiata dal Segretario alla Difesa USA Jim Mattis il quale ha ribadito che la collaborazione USA-Cina volta a far interrompere lo sviluppo del programma missilistico e nucleare nordcoreano non mette in discussione la posizione, anticinese nei fatti, degli USA sulle isole contese nei mari meridionali ed orientali. “Lavoriamo insieme alla Cina perché quello nordcoreano è un problema anche per loro” ha sottolineato Mattis con la consueta spocchia che caratterizza il personaggio ribadendo che gli Stati Uniti “si oppongono alla militarizzazione di isole artificiali ed all'imposizione di eccessive rivendicazioni marittime”.

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Il G7 di Taormina si è concluso con una scontata condanna del programma missilistico nordcoreano che ha subito ricevuto come risposta l'ennesimo test da parte delle forze armate di Kim Jong Un. Lunedì scorso, alle 5,40 ora di Tokyo, secondo quanto riferito dallo Stato Maggiore sudcoreano e dal Ministero della Difesa giapponese, la Corea del Nord avrebbe effettuato un lancio di un missile balistico (uno Scud secondo la stampa internazionale) dalla città costiera di Wonsan. Il missile avrebbe percorso circa 400 chilometri prima di cadere nel Mar del Giappone (e in ZEE di Tokyo).

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