Lunedì, 21 Aprile 2014 00:00

Non solo euro, D'Alema verso le europee

«L’origine più profonda della crisi» che Europa e Italia stanno attraversando «è politica». Non sono le astratte regole dell’economia che ci hanno portato in una fase di grande difficoltà, ma scelte sbagliate (o mancate scelte).

«Il lavoro ha perso terreno nei confronti del capitale, per via del profondo indebolimento delle politiche salariali e dell’occupazione». È mancata una visione che sapesse proporre investimenti pubblici e puntasse sulla domanda interna, tanto che i timidi segnali di ripresa sono quasi del tutto legati a un aumento delle esportazioni, che sono oggi l’unica vera garanzia per la Germania di uno stato di relativo benessere, rispetto agli altri paesi. Con il progressivo superamento degli stati nazionali, l’Unione Europea ha sottovalutato il ruolo dell’intervento pubblico finalizzato ad una «crescita equa, sostenibile e durevole». Non si è portato avanti in modo sistematico una campagna per la stabilità dei prezzi, la sostenibilità dello sviluppo, il contrasto alla disoccupazione. 

Così è finita che «tecnocrazia e populismo sono diventati le due facce della crisi democratica dell’Europa».

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Martedì, 25 Marzo 2014 00:00

Il declino dei socialdemocratici in Europa

Il 19 marzo le elezioni amministrative olandesi hanno visto un arretramento dei partiti di governo (il liberale Vvd e il laburista Pvda) e la crescita, invece, delle forze di opposizione e delle liste locali (queste ultime, che nel 2010 già superavano ogni altro partito raccogliendo complessivamente il 25%, hanno ottenuto un terzo dei voti).

Tra i partiti nazionali sono premiate le ali radicali (il Socialistische Partij e l’estrema destra del Pvv), ma, ancor di più, la formazione laica di centrosinistra Democratici ’66, divenuta il primo partito in 12 delle 20 amministrazioni maggiori, fra le quali Amsterdam, L’Aia e Utrecht (a Rotterdam prevale invece una formazione locale di destra populista). Proprio nel caso di Amsterdam è possibile leggere l’altro dato di queste elezioni: il declino del Pvda, assai più penalizzato dei partners liberali, che per la prima volta dal 1946 non risulta il primo partito nella città capitale.

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Da mesi si discute, ci si riunisce e ci si anima con trasporto sotto la cupola del Duomo di Brunelleschi.

Firenze è il comune più grande che va al voto in questa primavera 2014.

Renzi ascendeva sempre di più, sempre di più si percepiva l’importanza di questo appuntamento elettorale.

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Giovedì, 20 Febbraio 2014 00:00

Per un Peppone qualsiasi, 20 figurine rarissime

Un posto che ben conosco, dove la nebbia quando picchia, picchia duro, e il sole estivo scalda troppo i campi lavorati, dove il fiume nel suo grande letto scorre lento vicino ai pioppi ben radicati sulla riva a difesa degli argini, così come sono profonde le radici del passato e che di tanto in tanto fanno ancora capolino con orgoglio, quasi un senso fiero di appartenenza. Dove guardando verso le colline e verso ai monti ognuno ha un nonno, uno zio un cugino un amico, un ceppo una lapide per ricordare. Orgoglio di appartenere alla razza di Picelli, di quelli che "i fascisti nell’oltre Parma” non sono mai entrati, fieri di essere quelli dei “fratelli Cervi” e dei moti di Reggio Emilia, tanto è tutta la stessa terra, Parma, Reggio la bassa dei culatelli, dei GAP, delle Officine Meccaniche Reggiane, delle prime bande partigiane. Che alla fine della guerra comunque saranno tanti, quasi 11 mila 

inquadrati in cinque divisioni, su territorio che và dalla Cisa sino ai confini di Modena e in tutta la pianura sino al Po.

Comunisti di pancia e per cultura, ma nello stesso tempo un po’ anarcoidi nel pensiero e nei comportamenti, di quelli che la vita in qualche modo deve essere goduta e condivisa con gli altri, tra lambrusco, tortellini e spalla cotta visto che il sudore della fronte è tanto. Di quelli che non sanno odiare l’avversario, basta che siano galantuomini, tanto la fatica accomuna tutti, rossi e bianchi anarchici, internazionalisti e magari anche qualche democristiano.

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Domenica, 05 Gennaio 2014 00:00

Renzi e il populismo dei moderati italiani

Matteo Renzi moderato?

Per lungo tempo Matteo Renzi è stato percepito come un rappresentante di punta, all’interno del Partito Democratico, dell’identità «moderata». A questa caratterizzazione hanno contribuito soprattutto due suoi orientamenti: la sensibilità verso la Chiesa cattolica e l’apertura alle esigenze degli imprenditori. Il primo punto è con il tempo andato scemando, mentre il secondo sembra essersi mantenuto.

Eppure, nonostante questa sua identità di «moderato» (rigorosamente tra virgolette, vedremo perché), è stato percepito come il candidato più di rottura, e non sono stati solo osservatori di destra ad assegnare a questa rottura un valore positivo. A torto o a ragione, persone di sinistra hanno visto in Renzi la figura più in grado di fornire una scossa energica all’azione del governo Letta, giudicata incolore, insoddisfacente, appiattita da un lato sulla tecnocrazia europea e dall’altro su alleati indesiderati ma necessari.

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Domenica, 29 Dicembre 2013 00:00

Sul carteggio tra Bettini e Ingrao

Io sento penosamente la sofferenza altrui: dei più deboli, o più esattamente dei più offesi. Ma la sento perché pesa a me: per così dire, mi dà fastidio, mi fa star male. Quindi, in un certo senso, non è un agire per gli altri: è un agire per me. Perché alcune sofferenze degli altri mi sono insopportabili. [Pietro Ingrao]

 

«Un sentimento tenace. Riflessioni sulla politica e sul senso dell'umano» è un breve carteggio tra Goffredo Bettini e Pietro Ingrao pubblicato per le edizioni Imprimatur. Il titolo è assolutamente appropriato, dato che coinvolge le ragioni profonde del far politica.

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Sabato, 14 Dicembre 2013 00:00

Da Partito a Party: il ‘900 è finito?

Spunti per una riflessione sui mutamenti della politica in Italia, sull’affermazione del populismo e su una possibile rinascita della Sinistra

Quale destino per la Sinistra in Italia? Quale destino per la politica italiana in generale? Interrogativi da porsi, ma una lettura lungimirante ora come ora è complessa. Emerge, più che altro, il dato attuale: l’ingigantirsi dello iato tra il paradigma politico di oggi e quello del Novecento.

Solo una settimana fa si sono sostenute le primarie del Partito Democratico, vinte dal sindaco della retorica rottamatrice, Matteo Renzi, con il 67,8% dei quasi 3 milioni di votanti. Il dato emblematico è che l'ultimo approdato alla politica romana, di provenienza democristiana e sostenitore del blairismo, vince in tutte le “regioni rosse”: in Emilia 71%, nelle Marche 76,2%, in Umbria 75,7% ed in Toscana 78,8%. Gli avversari, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, due strascichi della sinistra interna al Pd, raggiungono rispettivamente il 18% e il 14,2%. Il primo, ex-Ds, è stato l’ultimo segretario della Fgci ed era sostenuto dall’onnipresente Massimo D’Alema; il secondo cerca di spostare l’asse interno verso sinistra, verso i movimenti.

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Post-elezioni al cardiopalma per la LINKE, il partito social-comunista tedesco che, dopo esserci presentato sotto lo slogan “100% SOCIALI” e aver sfiorato il 9% dei voti alle elezioni del 22 settembre scorso, deve ora fare i conti con una profonda divisione interna.

Per la campagna elettorale, uno sforzo collettivo verso l’obiettivo comune del miglior risultato ottenibile, le differenze intestine sono state unanimemente messe da parte, per essere tirate fuori una volta concluso il periodo delle elezioni.

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Domenica, 17 Novembre 2013 00:00

Un pensiero per la sera. E per la sinistra.

Sebbene ampiamente entrati nel terzo millennio, il termine "capitalismo" non perde il suo significato primordiale cioè quello di un processo di accumulazione del plusvalore e di riproduzione del capitale stesso. Pur mantenendo integre le proprie peculiarità il capitalismo si aggiorna e acquista nuovi significati in ogni epoca storica, in particolar modo questo è evidente se lo intendiamo come sistema economico-politico teso alla concentrazione del potere nelle mani di pochi a discapito dei molti e in questo contesto alla parola proletariato riconosciamo ancora il valore di differenza di classe.

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Lunedì, 04 Novembre 2013 00:00

Grazie a Renzi e Grillo la sinistra è salva

A forza di accusare Berlusconi di essere un comico, la sinistra si è immedesimata con i meccanismi della satira, per cui c'è sempre bisogno di un soggetto esterno per giustificare la propria esistenza.

Recentemente su il manifesto è uscito l'articolo di un intellettuale autorevole e comunista, Alberto Burgio, in cui si inquadra Renzi come colui che «incarna l’essenza e assicura la riproduzione» del beruscononismo (02.10.2013).

Pubblicato in Società

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