Domenica, 09 Settembre 2018 00:00

Pillole dal Giappone #254 – Terremoto ad Hokkaido

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Pillole dal Giappone #254 – Terremoto ad Hokkaido

Settimana iniziata con una nuova offensiva conservatrice circa l'articolo 9 della Carta costituzionale. Il 3 settembre il premier Abe incontrando gli alti vertici delle Forze di Autodifesa ha affermato nuovamente la necessità di inserire l'esistenza delle stesse in un apposito paragrafo dell'articolo.
La vicenda è al centro della campagna “elettorale” interna al Partito Liberal-Democratico in vista del rinnovo della carica di Presidente. L'avversario di Abe, Ishiba, si è mostrato più volte contrario ad un intervento di questa natura non tanto per pacifismo quanto per i perversi effetti giuridici che una bocciatura della modifica nel referendum confermativo potrebbe portare (le FA diventerebbero ufficialmente incostituzionali cosa che molti giuristi, per altro, sostengono già per l'oggi).
Un recente sondaggio mostrerebbe un soprendente testa a testa tra i due contendenti: il 32% ad Abe, il quale ha l'appoggio di gran parte dei dirigenti del partito, mentre il 29% dei rispondenti appoggia l'ex ministro.

Nel campo dell'opposizione lo scorso giovedì il Partito Democratico del Popolo, seconda forza del campo progressista nata lo scorso maggio dalle ceneri del Partito Democratico e di Kibo no To, ha eletto come Presidente unico Yuichiro Tamaki, già copresidente del partito insieme a Kohei Otsuka.
Il PDP ha attualmente 61 parlamentari mentre il Partito Costituzionale Democratico, nato lo scorso ottobre dalla parte più progressista del vecchio Partito Democratico ne ha 75.
Nella sua prima conferenza stampa da leader unico della formazione Tamaki ha aperto alla possibilità di candidati unici con gli altri partiti dell'opposizione (escludendo però i comunisti) nei collegi uninominali ma che è impossibile non avere competizione nella parte proporzionale.

Ad Aomori intanto una richiesta di risarcimento da 93 milioni di yen (circa 840.000 dollari) è giunta da 180 pescatori aderenti a cooperative. La richiesta, secondo quanto reso noto dall'Ufficio della Difesa del Tohoku, è conseguenza dello stop di un mese imposto ai pescatori della zona lo scorso 20 febbraio dopo che un velivolo militare USA (un F-16 di stanza a Misawa) ha rilasciato del carburante in mare insieme a numerosi pezzi del serbatoio. Secondo lo Status of Forces Agreement stretto tra le due nazioni qualora la richiesta fosse accolta il 75% del danno dovrà essere pagato dagli States e la restante parte da Tokyo.
Ad Okinawa invece il candidato scelto dal PLD e dal Nuovo Komeito per tentare di strappare la Prefettura alla coalizione “Tutta Okinawa”, l'ex sindaco di Ginowan Atsushi Sakima, non ha ancora chiarito la propria posizione sulla questione decisiva per la futura amministrazione e cioè la ricollocazione dei Marines ad Henoko dichiarando però che il territorio attualmente occupato dagli americani nella sua città andrà liberato.
Il 5 settembre, frattanto,
Jinshiro Motoyama, coordinatore di una campagna di propaganda contro la nuova base USA ha consegnato al Governatore facente funzioni Kiichiro Jahana 93.000 firme in calce ad un appello che chiede un referendum che consenta alla popolazione locale di dire “sì” o “no” all'installazione militare.

In politica estera il senatore Antonio Inoki, esponente dell'opposizione di ultra-destra, è giunto lo scorso venerdì nella capitale nordcoreana Pyongyang per colloqui con politici della RPDC tra cui Ri Su Yong, vicepresidente del Partito dei Lavoratori. Per Inoki è la 33° visita nel Paese e questo attivismo del parlamentare ultraconservatore è molto malvisto dal Ministero degli Esteri di Tokyo che con la Corea del Nord non intrattiene relazioni ufficiali.

In ambito educativo una ricerca condotta dal quotidiano Mainichi mostra come soltanto il 25% delle università del Giappone centrale e meridionale abbiano dei piani per la tutela dei loro ricercatori e dei loro archivi storici in caso di terremoto. Il sondaggio ha riguardato 37 università in 24 Prefetture situate in un'area a fortissimo rischio sismico: ben 24 di esse hanno ammesso di non avere dei piani di protezione in grado di affrontare terremoti di grande forza come quello che a giugno ha colpito Osaka danneggiando, per l'appunto, una struttura del locale ateneo.
Rimanendo in tale settore sono stati presentati i risultati di un'inchiesta del Ministero volta a comprendere le dimensioni del sessismo all'interno delle facoltà di medicina (inchiesta sorta dopo lo scandalo apparso su tutti i giornali internazionali che ha coinvolto l'Università Medica di Tokyo) sondando 81 di queste istituzioni formative.
La ricerca ha mostrato che il numero delle studentesse è aumentato nelle piccole università rispetto che nei grandi centri ma nessuna delle università nazionali ha, ovviamente, ammesso di aver sfavorito le donne.
Frattanto il Ministero della Giustizia, responsabile per le politiche migratorie, ha annunciato un piano che dovrebbe partire con il prossimo anno fiscale (che inizierà ad aprile 2019) per favorire la permanenza nel Sol Levante degli studenti stranieri. Attualmente soltanto il 30% degli stranieri che effettuano periodi di studio in Giappone rimangono nel Paese a lavorare. Stando alle intenzioni del Ministero sarà molto più semplice per quanti ottengono un titolo di studio nell'Arcipelago avere anche un permesso di soggiorno che consenta loro di lavorare nel settore per il quale sono stati preparati. Non si prevedono però delle modifiche alla legge che regola l'immigrazione ma unicamente dei provvedimenti su base individuale che saranno concessi nell'ambito dell'attuale quadro legislativo.

Sempre in tema lavoro nella confindustria nipponica è stato annunciato dal suo Presidente, Hiroaki Nakanishi, che saranno abolite per la primavera del 2021 le linee guida destinate alle aziende associate per le assunzioni di neolaureati. In agitazione le università per le quali ciò potrebbe significare periodi di disoccupazione più lunghi per i propri studenti.
Keidanren ha oltre 1.400 grandi aziende associate e 150 categorie industriali e dunque le sue scelte hanno un impatto non secondario nell'economia del Sol Levante. Secondo l'ultimo calendario approvato nel 2016 le aziende possono svolgere seminari per farsi conoscere il primo marzo, colloqui di lavoro il primo giugno e comunicazioni sull'assunzione il primo ottobre.
Le linee guida non sono vincolanti ma si sono radicate tra le aziende essendo in vigore dal 1953.
“Le politiche aziendali è naturale che cambino” ha affermato Nakanishi sottolineando come i mutamenti nei contratti e la grande mobilità dei lavoratori hanno reso inutili le misure fin qui adottate per le assunzioni.

Per quanto concerne Mitsubishi Heavy Industries è probabile il prossimo ingresso del colosso nel settore della produzione di traghetti di lusso destinati al mercato europeo. Secondo quanto riferito dal presidente del gruppo Koji Okura saranno infatti aumentate le capacità produttive dei due cantieri di Shimonoseki e Nagasaki. Obiettivo della nuova società Mitsubishi Shipbuilding (separata alcuni mesi fa dalla casa madre) è di giungere ad entrate pari a 1,8 miliardi di dollari l'anno (200 miliardi di yen) entro i prossimi dieci anni raddoppiando così le attuali entrate.

Nel settore automobilistico Suzuki ha annunciato lo scorso martedì la propria intenzione di sciogliere la joint venture che ha in piedi in Cina e di dedicarsi maggiormente alla costruzione di grandi veicoli.
La società nipponica intendere cedere il 50% delle azioni possedute nella Chongqing Changan Suzuki Automobile, la joint venture creata con Chongqing Changan oltre 25 anni fa.
Suzuki, che è più indietro dei concorrenti nel settore dell'auto elettrica - considerato invece come il futuro dal governo cinese - vende attualmente appena 105.000 automobili (dati 2018) nell'Impero di mezzo contro le circa 1.650.000 vendute sul mercato indiano.

Se una joint venture nel settore dell'auto chiude un'altra in quello del tè apre. Maruzen Tea, azienda con sede a Shizuoka, ha investito il 20% delle proprie riserve di capitale per creare una società in Marocco (con poca fantasia chiamata Maruzen Tea Morocco), Paese che è hub di buona parte del tè prodotto in Africa. È la prima volta che un'azienda del Sol Levante entra nel mercato del tè marocchino.

Per quanto riguarda il tonno del Pacifico dopo una riunione, durata 4 giorni, l'organismo internazionale che stabilisce le quote di pescato per ogni singolo Paese dell'area settentrionale e centrale del Pacifico ha lasciato invariata quella spettante al Giappone che oramai da un anno ne chiedeva un incremento del 15%. A guidare la fronda del no gli Stati Uniti e le Isole Cook che con i loro rappresentanti hanno argomentato che il recupero della specie non ha ancora raggiunto un livello tale da consentire un aumento del prelievo.
Per quanto concerne il pesce venduto invece il gruppo assembleare del Partito Comunista ha nuovamente chiesto al Ministero dell'Agricoltura di non consentire l'apertura del nuovo mercato del pesce sul sito inquinato di Toyosu (quello che sostituirà Tsukiji e che chi ha seguito negli anni questa rubrica sa delle enormi controversie sorte su questo tema). Il livello di benzene a Toyosu, in un'area prima occupata da una centrale di Tokyo Gas, è infatti 170 volte superiore alla norma.
Lo spostamento del mercato del pesce di Tsukiji, uno dei più grandi del mondo e punto di riferimento soprattutto per i grandi compratori (ristoranti, supermercati, dettaglianti), è stato motivato con la necessità di realizzare infrastrutture in vista delle Olimpiadi su parte del sito. Il Governatore della Prefettura al momento dell'acquisto dei suoli, Shintaro Ishihara, ed alti dirigenti della stessa istituzione sono frattanto finiti al centro di processi ed inchieste amministrative.

Nei commercio con gli USA si registra una crescita del deficit USA del 2,9% a luglio. Il dato, reso noto dal Ministero per il Commercio di Washington lo scorso 6 settembre, non potrà che complicare ulteriormente la conclusione di un accordo bilaterale USA-Giappone che, nelle intenzioni di Donald Trump, dovrà ridurre proprio il divario commerciale statunitense che avvantaggia il Paese alleato.
Qualora non si giungesse ad un accordo “sarebbe un grande problema” ha ammesso, lo scorso 7 settembre, Donald Trump a bordo dell'aereo presidenziale sottolineando più volte - e con una volgarità che lascia sgomenti – che “sono stati loro [i giapponesi] a chiamarci” e che “il Giappone non voleva trattare con Obama”.

Nel nucleare sospesi per la terza volta ad Oma (Prefettura di Aomori) i lavori di costruzione della centrale a carburante MOX (uranio e plutonio insieme) sviluppata da J-Power.
L'uso del combustibile MOX è largamente auspicato dal governo nipponico che sta subendo discrete pressioni internazionali affinché riduca le sue scorte di plutonio (tanto l'Iran che l'Arabia Saudita chiedono infatti di poter godere dello stesso privilegio concesso dalla comunità internazionale ai nipponici).
Secondo quanto dichiarato dalla società costruttrice dell'impianto (la Electric Power Development) i lavori saranno completati nel 2026 e non nel 2024 come annunciato due anni fa.
La costruzione della centrale era partita nel 2008 ma la castrofe del marzo 2011 e la conseguente stretta nelle misure di sicurezza ha portato a continui slittamenti.
Contrariato il sindaco di Oma, Mitsuharu Kanazawa: “è veramente disdicevole che il progetto slitti ancora. Spero che J-Power passi con rapidità i controlli e ci aiuti così a rivitalizzare la nostra economia”.

In ambito meteorologico è stato annunciato dall'Agenzia nazionale che l'estate appena trascorsa è stata la più calda dal 1945 ad oggi con temperature più alte di 1,7 gradi rispetto alla media. Anche i 18 tifoni osservati nei mesi di giugno, luglio e agosto, hanno la loro origine nel caldo eccessivo.
L'ultimo in ordine di tempo di questi tifoni, Jebi, ha colpito il Sol Levante la scorsa settimana ed in particolare la Prefettura di Tokushima e la città di Kobe.
Cancellati 700 voli all'Aeroporto Internazionale del Kansai e sospesa la circolazione in molti tratti ferroviari del Kinki così come il servizio traghetti tra il Kansai e l'isola di Shikoku.
Poco più di 16.000 gli ordini di evacuazione emessi ad Osaka, Nara, Wakayama, Kagawa e Hyogo mentre oltre 1.600.000 sono state le case private temporaneamente dell'energia elettrica. Morte sette persone mentre i feriti sono stati circa 200.
Ben 5.000 le persone evacuate via mare dopo che il 5 settembre una nave ha colpito il ponte che collega l'aeroporto del Kansai con la terraferma danneggiandolo. L'aeroporto ha ripreso l'operatività venerdì ma il Ministero delle Infrastrutture si è riservato due settimane di tempo per capire se le strutture danneggiate potranno essere ristrutturate o andranno abbattute e ricostruite.
Il sei settembre il Governatore della Prefettura di Osaka Ichiro Matsui ha annunciato, proprio alla luce delle difficoltà incontrate nell'informare i turisti stranieri in caso di emergenze climatiche, che una parte della tassa di soggiorno incassata proprio dal suo ente sarà utilizzata per creare un sistema di informazioni in più lingue comunicate via mail ai visitatori che intendono registrarsi.

Un forte terremoto, 6.7 di magnitudo, ha intanto colpito giovedì scorso l'isola di Hokkaido (l'epicentro è stato nella città di Atsuma, a sud-est di Sapporo) lasciando 21 morti, 300 feriti e 30 dispersi. Circa 11.900 (inizialmente erano 6.400 ma il numero è rapidamente cresciuto) le persone evacuate dalle loro case ed inviate nel capoluogo Sapporo. Dispiegati dal Ministero della Salute e dalla Croce Rossa Giapponese diversi gruppi di medici mentre la Difesa sta impiegando circa 25.000 militari.
Oltre 3 milioni le abitazioni che hanno subito interruzioni nell'erogazione della corrente elettrica (erano ancora al buio 1.440.000 case al 7 settembre) ed interrotta per diverso tempo la circolazione ferroviaria. 200 i voli non effettuati all'aeroporto di Chitose, il principale dell'isola, per un totale di 40.000 persone lasciate a terra mentre sono rimasti operativi gli scali di Hakodate e Asahikawa.
Molte anche le case rimaste senz'acqua corrente: 42.700 nell'immediato poi rapidamente scese a 38.300 grazie a tempestivi interventi sulla rete.
Tra le strutture danneggiate anche 376 realtà sanitarie private dal sisma di corrente elettrica ed 82 di acqua. Tra questi ospedali vi sono tutti e 34 tra quelli designati dalla protezione civile come luoghi di ricovero proprio in caso di catastrofi naturali.
L'interruzione di corrente elettrica è “un caso veramente raro” ha tenuto a precisare Akihiko Mayumi, presidente della società Hokkaido Electric gestore della centrale di Tomato-Atsuma che fornisce circa la metà del fabbisogno dell'isola e che è stata subito spenta per precauzione a seguito del sisma.
Alimentati con sistemi di emergenza gli impianti di raffreddamento del combustibile nucleare nella centrale inattiva di Tomari mentre a sud dell'isola di Hokkaido, nella Prefettura Aomori, la Tohoku Electric ha rassicurato circa lo stato della centrale di Higashidori.
Secondo la Federazione delle Società Elettriche il blackout di venerdì è stato il più importante da quando la rete elettrica nipponica è stata divisa in dieci monopoli locali. Nel caso del terremoto del 2011 le case senza corrente furono 8,7 milioni ma nessuna regione rimase al 100% senza luce.
Per attenuare il problema dell'elettricità l'intera isola è stata divisa in 60 settori ai quali è stata, e per un certo tempo sarà, erogata corrente a turno.
Forti i danni economici in una regione non tra le più sviluppate del Sol Levante (è quella dalla quale si emigra di più). Interrotta da Toyota la produzione a Tomakoma e stop anche per Maruha Nichiro, azienda operante nel settore del pesce surgelato, mentre un incendio ha temporaneamente bloccato l'operatività della fabbrica di Muroran di Nippon Steel. Chiusi 300 dei 600 negozi Lawson nell'isola così come molte attività commerciali di Daimaru Matsuzakaya Department Stores e 40 supermercati Aeon.
Per il recupero delle aree colpite venerdì Abe ha annunciato fondi fuori bilancio per l'equivalente di 9 miliardi di dollari.

In tema salute secondo un report reso noto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità il 40% dei giapponesi adulti sono potenzialmente a rischio per malattie cardiache, cancro e diabete a causa dell'inattività fisica. Il Paese con i dati peggiori su questo fronte è il Kuwait (67%) seguito dalla Germania (42%), dall'Italia (41%) e dagli Stati Uniti (40% a pari “merito” con nipponici).

(con informazioni di Japan Press Weekly 29 ago. – 04 sett. 2018; who.int; whitehouse.gov; safety-travel.jp; dpfp.or.jp; mainichi.jp; asahi.com)

Mappa USGS nel pubblico dominio, liberamente ripresa da usgs.gov

Ultima modifica il Sabato, 08 Settembre 2018 17:56
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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