Sempre caldo il fronte nordcoreano - riacceso dalle bellicose dichiarazioni circa “l'affondamento in un solo colpo” del gruppo navale USA Carl Vinson - con le forze navali giapponesi impegnate in esercitazioni (non le prime, altre ci furono a fine marzo) con le corazzate statunitensi. Per la precisione i mezzi impegnati con la flotta nordamericana sono i cacciatorpedinieri Ashigara e Samidare.
“Siamo totalmente d'accordo nel cercare di fare in modo che la Corea del Nord, che continua i propri atti provocatori, si controlli” ha detto Abe al termine di un colloquio telefonico con Trump avvenuto lo scorso lunedì.

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Il Giappone si è fermato alle 14,46 dell'undici marzo per ricordare il sesto anniversario della catastrofe che colpì la regione del Tohoku nel 2011. Una cerimonia nazionale - con la partecipazione del premier Abe e del Principe Fumihito a rappresentare la famiglia imperiale - si è svolta al Teatro Nazionale di Tokyo.
Le persone decedute a causa del terremoto e del conseguente maremoto furono 15.893 mentre 2.553 persone risultano ancora nella lista dei dispersi. Sono invece ancora 34.000 gli sfollati che vivono in prefabbricati mentre il totale degli evacuati è di 120.000 unità. A fine marzo l'avanzamento dei lavori per quanto concerne le aree residenziali dovrebbe raggiungere il 69% (si arriverà invece all'83% per gli edifici pubblici).

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Tensione nuovamente alta nell'Asia del Nord-Est dopo che la Corea del Nord ha effettuato, alle ore 7,34 del 6 marzo, il lancio simultaneo di 4 missili balistici, partiti dalla regione nord-orientale di Tongchang-ri, verso le acque nipponiche. Tre dei quattro missili avrebbero percorso circa 1000 chilometri per cadere tra i 300 ed i 350 chiloetri ad ovest della penisola di Oga nella Prefettura di Akita e dunque all'interno della Zona Economica Esclusiva di Tokyo.
“Una nuova chiara minaccia verso il Giappone” la prima dichiarazione del capo dell'esecutivo nipponico rilasciata poco prima della convocazione del Consiglio Nazionale per la Sicurezza durante il quale sono state date “istruzioni al fine di essere accuratamente preparati e per mantenere una vigilanza elevata […] in stretto coordinamento con i Paesi interessati, compresi gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea”.

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Domenica, 26 Febbraio 2017 00:00

Pillole dal Giappone #174 – Nei guai Akie Abe

Il dialogo per un accordo commerciale bilaterale tra Stati Uniti e Giappone dovrebbe partire in aprile secondo quanto affermato dal vicepremier nonché ministro delle Finanze nipponico Taro Aso. “Vogliamo iniziare un dialogo sulla totalità dei temi, quindi anche su investimenti in infrastrutture, energia e commercio” ha detto Aso. L'accordo bilaterale si rende necessario, secondo l'esecutivo di Tokyo, dopo che - in uno dei suoi primi atti da massimo rappresentante degli Stati Uniti - Donald Trump ha firmato il decreto certificante la morte del trattato commerciale per l'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese) sul quale il governo nipponico si era fortemente impegnato sul fronte politico e diplomatico.

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“Siamo impegnati nella difesa del Giappone”, con queste chiare parole il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sgombrato il campo, almeno per adesso, circa un possibile disimpegno di truppe a stelle e strisce dall'Arcipelago. “L'alleanza Stati Uniti-Giappone è la pietra angolare della pace e della stabilità nella regione del Pacifico. E' importante per entrambe le nazioni che si continui ad investire con forza nell'alleanza al fine di accrescere la nostra difesa” ha infatti affermato Trump il 10 febbraio durante la conferenza stampa congiunta in occasione della visita del premier Abe negli USA.
Per parte sua Abe, oltre ad un profluvio di frasi di circostanza, ha confermato che la ricollocazione della base di Ginowan ad Henoko è “l'unica soluzione”.
Dopo il rischio di una collisione tra due velivoli, uno statunitense e l'altro cinese, che ha costretto il Presidente statunitense ad una telefonata con l'omologo cinese Xi volta ad abbassare la tensione (Xi ha apprezzato l'affermazione della politica di “una Cina” da parte degli States), durante la visita del premier edochiano a Washington si è voluto togliere ogni dubbio sul coinvolgimento, che proseguirà, degli Stati Uniti nelle vicende che interessano il Mar Cinese Meridionale.

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Importante attività diplomatica per i ministri di Esteri e Difesa del Sol Levante. Il 6 gennaio Kishida e Inada si sono riuniti - nell'ambito della terza sessione di consultazioni politico militari e della sesta sessione di dialogo strategico franco-nipponico - con i corrispettivi francesi, Jean-Marc Ayrault e Jean-Yves Le Drian, concordando una linea comune su molti dei temi di politica internazionale che interessano l'Asia.
Tra le molte frasi di circostanza (sulla minaccia terroristica, sul disarmo nucleare e sull'Accordo di Parigi sul clima) da parte francese si è confermata “la forte opposizione ad azioni unilaterali che accrescano le tensioni, come bonifiche o costruzione di avamposti così come il loro utilizzo a fini militari” nel Mar Cinese Meridionale (con un chiaro riferimento alle infrastrutture realizzate dalla RPC nelle isole Nasha).

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Terremoto non soltanto metaforico quello avvenuto nella Penisola coreana lo scorso 9 settembre alle ore 9,30 del mattino. La Corea del Nord ha, infatti, condotto un test atomico (il quinto) che ha provocato un breve sisma di magnitudo 5.3, immediatamente registrato da Seul e Tokyo.
“La standardizzazione delle testate nucleari consentirà di produrne in gran numero e varietà: più piccole, più leggere e testate ad alto potenziale” ha sottolineato la KCNA, agenzia di stampa ufficiale della RPDC, secondo la quale il Nord si è posto “su un più alto livello tecnologico che consentirà di montare testate su missili balistici”.
Pronta ed allarmata è arrivata la risposta della comunità internazionale, in primo luogo dei Paesi più direttamente coinvolti dal militarismo del Nord. Il test “non può essere tollerato ed il governo lo contesta con forza” ha dichiarato a caldo il premier nipponico, Shinzo Abe, il quale ha ribadito la collaborazione tra il proprio Paese e Corea del Sud e Stati Uniti: “dobbiamo cooperare per decidere come affrontare il tema”.
Per rafforzare il messaggio, forze aeree statunitensi hanno sorvolato in prossima del confine Nord-Sud, lo scorso 13 settembre e lo stesso giorno il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e quello sudcoreano Yun Byung-se hanno avuto un confronto sulla situazione nella Penisola. Lavrov per altro ha subito espresso la condanna della Russia ad “una condotta che avrà conseguenze negative per la stessa Corea del Nord”.

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“Profondo dolore” è stato espresso dal premier Abe per l'attentato del primo luglio, avvenuto nella capitale del Bangladesh Dacca, che è costato la vita a sette cittadini nipponici. “Continueremo ad adoperarci al massimo per assicurare sicurezza ai cittadini giapponesi, sia in patria che all'estero, coordinandoci con la comunità internazionale al fine di eliminare il terrorismo” ha aggiunto il capo del governo.
Un volo speciale è stato approntato, il 3 luglio, dal Ministero degli Esteri di Tokyo, con destinazione la capitale bengalese, per trasportare i familiari delle vittime. Le salme sono invece tornate in patria nella mattinata del 5 luglio: ad accoglierle il titolare delle relazioni internazionali di Tokyo, Fumio Kishida e l'ambasciatrice del Bangladesh, Rabab Fatima.

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