Dura sconfitta per il Partito Liberal-Democratico ma progressisti ancora in affanno: è questo il dato che emerge dalle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Metropolitana di Tokyo tenutesi lo scorso 2 luglio. Conferma il proprio momento di grazia la Governatrice Yuriko Koike che ottiene 49 eletti con la propria lista Tomin “First” no Kai (traducibile in italiano con “Associazione edochiani prima”, con la parola “first” in inglese nel nome originale del raggruppamento) cui si sommano sei eletti ufficialmente indipendenti ma che entreranno nel medesimo gruppo consiliare.
Koike nella precedente assemblea - che è eletta, nel sistema ipermaggioritario nipponico, ad anni sfasati rispetto al Governatore - poteva contare su una manciata di consiglieri usciti dal PLD e sui 22 che erano espressione del Nuovo Komeito.

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Nonostante il ruolo chiave della Cina (riconosciuto dall'intera comunità internazionale) sulla complessa vicenda coreana il Giappone non rinuncia a stuzzicare il potente vicino intromettendosi, per l'ennesima volta, nelle rivendicazioni territoriali che vedono la Repubblica Popolare contrapposta a Filippine e Vietnam. Intervenendo all'Asia Security Summit, lo scorso 3 giugno, la ministra della Difesa nipponica Tomomi Inada ha sostenuto che “nel Mar Cinese Meridionale ed in quello Orientale continuiamo a testimoniare tentativi non provocati ed unilaterali volti ad alterare lo status quo e che si basano su asserzioni incompatibili con le norme internazionali vigenti”. Inada ha denunciato anche “periodiche incursioni in acque territoriali giapponesi” aggiungendo che occorra lavorare per un mondo nel quale “nessuna nazione abbia la possibilità di crescere e prosperare con paura, coercizione o intimidazione”.
La ministra è stata spalleggiata dal Segretario alla Difesa USA Jim Mattis il quale ha ribadito che la collaborazione USA-Cina volta a far interrompere lo sviluppo del programma missilistico e nucleare nordcoreano non mette in discussione la posizione, anticinese nei fatti, degli USA sulle isole contese nei mari meridionali ed orientali. “Lavoriamo insieme alla Cina perché quello nordcoreano è un problema anche per loro” ha sottolineato Mattis con la consueta spocchia che caratterizza il personaggio ribadendo che gli Stati Uniti “si oppongono alla militarizzazione di isole artificiali ed all'imposizione di eccessive rivendicazioni marittime”.

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Il G7 di Taormina si è concluso con una scontata condanna del programma missilistico nordcoreano che ha subito ricevuto come risposta l'ennesimo test da parte delle forze armate di Kim Jong Un. Lunedì scorso, alle 5,40 ora di Tokyo, secondo quanto riferito dallo Stato Maggiore sudcoreano e dal Ministero della Difesa giapponese, la Corea del Nord avrebbe effettuato un lancio di un missile balistico (uno Scud secondo la stampa internazionale) dalla città costiera di Wonsan. Il missile avrebbe percorso circa 400 chilometri prima di cadere nel Mar del Giappone (e in ZEE di Tokyo).

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Nuovo lancio missilistico ad inizio settimana condotto dalla Corea del Nord. Il lancio è avvenuto dalla base di Pukchang, a nord di Pyongyang, domenica 21 maggio alle ore 16,59 ora locale ed il razzo avrebbe percorso 500 chilometri. Secondo quanto riferito dallo Stato Maggiore sudcoreano il missile sarebbe un medio raggio Pukguksong-2.
La data sembra non essere casuale visto che lo stesso giorno è avvenuta la nomina del nuovo governo sudcoreano del neoeletto Moon ed il giorno precedente la portaelicotteri nipponica Izumo, in un lungo processo di proiezione all'estero della marina del Sol Levante, era arrivata in Vietnam per esercitazioni congiunte. “Sicurezza e diplomazia sono due facce della stessa medaglia. Nell'ambito dell'attuale crisi provocata dalle costanti provocazioni della Corea del Nord il ruolo della diplomazia in termini di sicurezza nazionale è più importante che nel passato” aveva dichiarato Moon presentando il nuovo esecutivo.

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