Rese note da TEPCO le immagini dal cuore di quanto resta del terzo reattore dopo che, la scorsa settimana, un robot era riuscito ad arrivare fino al nocciolo per carpire le preziose immagini. Il video, della durata di circa quattro minuti, mostra detriti di combustibile nucleare dispersi in un'area di circa 5 metri di diametro posta sotto il terzo reattore ed è il risultato di 16 ore di riprese effettuate il 19, 20 e 21 luglio.
Su un altro fronte la compagnia elettrica sta tentando di mediare a Niigata circa la riattivazione della centrale di Kashiwazaki-Kariwa che vede contrarie la Prefettura (guidata dall'ottobre del 2016 dall'esponente dell'opposizione Ryuichi Yoneyama) ed il sindaco di Kashiwazaki, Masahiro Sakurai, incontrato dal neopresidente di TEPCO, Tomoaki Kobayakawa, lo scorso 25 luglio. I reattori 6 e 7 dell'impianto sono attualmente sottoposti alle operazioni di verifica sulla sicurezza condotte dall'Agenzia Regolatrice per il Nucleare. Favorevole all'impianto Hiroo Shinada, sindaco di Kariwa.

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Nonostante il ruolo chiave della Cina (riconosciuto dall'intera comunità internazionale) sulla complessa vicenda coreana il Giappone non rinuncia a stuzzicare il potente vicino intromettendosi, per l'ennesima volta, nelle rivendicazioni territoriali che vedono la Repubblica Popolare contrapposta a Filippine e Vietnam. Intervenendo all'Asia Security Summit, lo scorso 3 giugno, la ministra della Difesa nipponica Tomomi Inada ha sostenuto che “nel Mar Cinese Meridionale ed in quello Orientale continuiamo a testimoniare tentativi non provocati ed unilaterali volti ad alterare lo status quo e che si basano su asserzioni incompatibili con le norme internazionali vigenti”. Inada ha denunciato anche “periodiche incursioni in acque territoriali giapponesi” aggiungendo che occorra lavorare per un mondo nel quale “nessuna nazione abbia la possibilità di crescere e prosperare con paura, coercizione o intimidazione”.
La ministra è stata spalleggiata dal Segretario alla Difesa USA Jim Mattis il quale ha ribadito che la collaborazione USA-Cina volta a far interrompere lo sviluppo del programma missilistico e nucleare nordcoreano non mette in discussione la posizione, anticinese nei fatti, degli USA sulle isole contese nei mari meridionali ed orientali. “Lavoriamo insieme alla Cina perché quello nordcoreano è un problema anche per loro” ha sottolineato Mattis con la consueta spocchia che caratterizza il personaggio ribadendo che gli Stati Uniti “si oppongono alla militarizzazione di isole artificiali ed all'imposizione di eccessive rivendicazioni marittime”.

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Il Giappone si è fermato alle 14,46 dell'undici marzo per ricordare il sesto anniversario della catastrofe che colpì la regione del Tohoku nel 2011. Una cerimonia nazionale - con la partecipazione del premier Abe e del Principe Fumihito a rappresentare la famiglia imperiale - si è svolta al Teatro Nazionale di Tokyo.
Le persone decedute a causa del terremoto e del conseguente maremoto furono 15.893 mentre 2.553 persone risultano ancora nella lista dei dispersi. Sono invece ancora 34.000 gli sfollati che vivono in prefabbricati mentre il totale degli evacuati è di 120.000 unità. A fine marzo l'avanzamento dei lavori per quanto concerne le aree residenziali dovrebbe raggiungere il 69% (si arriverà invece all'83% per gli edifici pubblici).

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Anche se non è da escludersi un futuro aumento delle spese militari nipponiche connesse alla presenza nordamericana nel Sol Levante (eventualità per ora respinta da Mattis) appare oramai chiaro che le ultime speranze riposte dal Governatore di Okinawa Takeshi Onaga affinché si bloccasse la ricollocazione della base di Ginowan a Nago sono del tutto sfumate.
Lo spostamento “è l'unica soluzione” ha infatti affermato il Segretario alla Difesa a stelle strisce nella sua visita a Tokyo. Stesse identiche parole sono arrivate da Shinzo Abe durante una riunione di maggioranza tenutasi il sei febbraio.
Onaga aveva provato a premere, l'ultima volta lo scorso 31 gennaio durante una visita negli States, nella quale aveva incontrato 12 parlamentari statunitensi, affinché si aprisse lo spiraglio di un ripensamento.

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Domenica, 29 Gennaio 2017 00:00

Pillole dal Giappone #170 - La fine del TPP

Come promesso in campagna elettorale uno dei primissimi atti della presidenza Trump, a nemmeno 24 ore dall'insediamento, è stato il ritiro degli Stati Uniti del trattato di libero commercio nell'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese).
Il trattato, con l'uscita degli Stati Uniti, in virtù del meccanismo per la sua entrata in vigore (che tiene conto della percentuale di PIL riferita al 2015) e per il semplice fatto che senza il suo attore principale perde di senso, si avvia alla sua morte naturale prima ancora che tutti i Paesi partecipanti lo abbiano ratificato.

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Sarà di 11 miliardi di yen il bilancio destinato ai progetti di ricerca a scopo bellico stanziato per l'anno fiscale 2017. La cifra rappresenta un record specie se paragonata con il 2016 e con il 2015. Lo scorso anno la somma impiegata a questo scopo ammontava a 600 milioni mentre nel 2015 si era fermata a 300 milioni. Frattanto non si è ancora concluso il dibattito interno al mondo accademico rispetto alla possibilità che gli scienziati del Sol Levante possano partecipare alla realizzazione di ricerche in ambito militare. Diverse università, tra esse quella del Kansai, hanno già annunciato la non partecipazione ai progetti finanziati dal ministero della Difesa.

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Riprendere le operazioni al reattore sperimentale di Monju potrebbe costare oltre 540 miliardi di yen (più di 5 miliardi di dollari), a dichiararlo, dopo un incontro tra rappresentanti del governo ed operatori privati, è stato il ministro della Ricerca Scientifica. Fino ad ora sono stati investiti nel reattore quasi dieci miliardi di dollari ma l'impianto (a carburante misto di tipo MOX) è stato attivo per 250 giorni negli ultimi 20 anni (a causa del rilascio di contaminanti nucleari), per questa ragione, nelle scorse settimane, aveva sempre più preso piede l'idea di smantellare l'impianto.
Vi è però una diversità di vedute tra il ministro della Ricerca Scientifica, Hirokasu Matsuno, che vorrebbe rendere pienamente operativa la centrale, e quello dell'Industria, Hiroshige Seko, che vorrebbe invece decommissionarla.

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Il Partito Democratico presenterà una proposta di modifica della legge sulla Casa Imperiale per consentire all'Imperatore Akihito di abdicare. A dichiararlo, in un'intervista ad Asahi Shimbun, è stato il nuovo Segretario nonché ex premier Yoshihiko Noda. La modifica della Legge, approvata nel 1947, era stata auspicata (non in maniera diretta ma con un lungo giro di parole) dallo stesso Akihito in un, quanto mai raro, discorso alla nazione.
Anche il governo e lo stesso premier Abe stanno studiando la possibilità di emendare la legge limitando però la possibilità soltanto all'attuale Imperatore. Una delle preoccupazioni del governo è infatti il numero, in costante decrescita dei membri della Casa Imperiale (e dunque dei possibili successori al trono ed al ruolo, del tutto cerimoniale, di Imperatore). Per il Segretario del PDG la legge andrebbe modificata consentendo alle donne della famiglia imperiale di rimanerne giuridicamente all'interno anche in caso di matrimonio con un comune mortale.
Il tema è quantomai spinoso, in un Paese nel quale la Casa Imperiale è rappresentazione vivente della storia nazionale: dalla mitica fondazione ad opera dea Amaterasu ad oggi.

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La necessità di un ulteriore dibattito per la riforma costituzionale ed una discussione sulla legge della Casa Imperiale a fronte delle intenzioni di Akihito ad abdicare: queste le indicazioni date dal premier Abe in un discorso dello scorso lunedì precedente l'apertura della sessione plenaria della Dieta (che chiuderà i propri lavori a fine novembre).
Un'accelerazione ad una riforma, cuore delle intenzioni politiche della parte più conservatrice del Partito Liberal-Democratico, la cui discussione si trascina dal ritorno di Abe alla guida del Kantei.
Spazio, nel discorso di Abe c'è stato anche la riforma del diritto del lavoro. In tale ambito il 27 settembre ha avviato i propri lavori il Consiglio per la Realizzazione della Riforma del Lavoro, tavolo consultivo del governo che nelle intenzioni del premier dovrebbe migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori precari o a tempo parziale (in particolare per la politica “stesso lavoro stessa paga”), un miglioramento dei salari e della produttività, un freno all'eccessivo ricorso da parte delle aziende agli straordinari, uno stimolo all'occupazione femminile e a quella degli anziani, interventi per favorire il lavoro degli stranieri.
In buona sostanza le aspirazioni dell'organismo consultivo ricalcano le indicazioni fornite nelle scorse settimane dal Fondo Monetario Internazionale durante le consultazioni bilaterali con i rappresentanti del Sol Levante.

Sempre sul fronte economico notizie poco incoraggianti per i liberisti nipponici arrivano dal World Economic Forum di Davos. Nel rapporto sulla competitività, reso noto a Ginevra lo scorso 28 settembre, il Sol Levante è sceso dal sesto all'ottavo posto (prima la Svizzera seguita da Singapore, Stati Uniti, Paesi Bassi e Germania). Secondo il rapporto a far scendere il Giappone nel classifica maggiormente venerata dai liberisti vi sarebbero le difficoltà incontrate dalle aziende nel licenziare (115° posto tra le 138 nazioni analizzate), la bassa percentuale di occupazione femminile (qui il Giappone si trova al 77° posto) e la scarsa capacità di attirare su suolo nipponico lavoratori qualificati (anche qui al 77° posto). Migliori giudizi sono arrivati dal livello infrastrutturale (qui il Sol Levante sarebbe quinto) e sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo (quarta posizione).

In tema di servitù militari permane incolmabile la distanza tra il Governatore della Prefettura di Okinawa, l'antimilitarista Takeshi Onaga, ed il governo centrale circa la ricollocazione della base di Ginowan a Nago. Onaga e la neoministra della Difesa, Tomomi Inada, lo scorso 24 settembre, hanno avuto un incontro - a Naha, capoluogo della Prefettura - nel quale entrambe le parti hanno ribadito le proprie posizioni. Nel commentare la sentenza che ha dato ragione al governo (che aveva fatto ricorso contro la revoca, da parte della Prefettura, di alcune autorizzazioni, rilasciate dal predecessore di Onaga, Nakaima, necessarie a dei lavori preparatori per la base militare) Onaga ha affermato che essa “è inaccettabile e calpesta i sentimenti degli abitanti di Okinawa”. Contro la sentenza il governo della Prefettura si è appellato, lo scorso 23 settembre, alla Corte Suprema.
Contrarietà è stata espressa da Onaga anche l'aviotrasporto, da parte delle Forze di Autodifesa, di materiali utili al completamento dei sei eliporti in fase di realizzazione a Takae e destinati alle forze statunitensi. Contro la costruzione degli eliporti, lo scorso 21 settembre, è stato presentato un ricorso presso la Corte di Naha da 33 cittadini residenti nell'area mentre lo stesso giorno si presentava, con una conferenza stampa presso la Camera dei Consiglieri, un nuovo gruppo civico contrario all'ennesima servitù militare.

Intanto, il 26 settembre, è stato siglato un nuovo accordo per il supporto logistico tra le Forze di Autodifesa e le forze armate statunitensi. La nuova intesa (Acquisition and Cross-Servicing Agreement in inglese) è conseguenza dei disegni di legge, approvati nel settembre 2015, che consentono, in violazione della Costituzione, l'intervento all'estero delle FA. “È un importante accordo che consente una migliore cooperazione che è stata espansa dalla legislazione sulla sicurezza nazionale” ha affermato il ministro degli Esteri, Fumio Kishida, che lo ha siglato con l'ambasciatrice di Washington a Tokyo, Caroline Kennedy.

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La Prefettura Metropolitana di Tokyo ha, per la prima volta, una governatrice. Le elezioni del 31 luglio hanno infatti assegnato la vittoria all'ex ministra dell'Ambiente (e poi di Okinawa e Territori del Nord) con Koizumi e, per un breve periodo, della Difesa con Shinzo Abe, Yuriko Koike.
Koike si era candidata come indipendente andando contro l'indicazione del proprio partito che le aveva preferito Hiroya Masuda, già ministro agli Interni con Fukuda e per molti anni governatore della Prefettura di Iwate.
L'ex deputata ha ottenuto 2.912.000 voti (poco più del 44%) mentre sono stati 1.793.000 (27%) i consensi portati a casa da Masuda (appoggiato, oltre che dal PLD anche da Nuovo Komeito e dall'ultradestra di Kokoro). Pesante sconfitta per l'opposizione, che - nonostante la non scontata convergenza di democratici, comunisti, socialdemocratici e Partito della Vita del Popolo su un unico candidato, il giornalista settantaseienne Shuntaro Torigoe - si piazza al terzo posto con 1.346.000 preferenze (20,5%). In netto aumento, al 59,73%, l'affluenza (era stata del 46,14% nel 2014).
Per la dissidente liberal-democratica si preannuncia un cammino in salita dato che in Assemblea Metropolitana (che viene eletta separatamente, l'ultima volta nel 2013) potrà contare unicamente su due dei 60 consiglieri del PLD.
Prendendo atto del risultato elettorale si è dimesso il Presidente della federazione edochiana dei liberal-democratici Nobuteru Ishihara. Anche in casa democratica si agitano le acque: in polemica con la propensione unitaria di Okada, potrebbe candidarsi alla guida del PDG (che rinnoverà le cariche in settembre) Akihisa Nagashima.

I quattro segretari dell'opposizione, in una riunione avvenuta il 26 luglio, hanno, comunque, confermato la volontà dei rispettivi partiti di proseguire la collaborazione anche in vista delle prossime elezioni politiche del 2018. “Credo che la vittoria in 11 seggi uninominali rappresenti un importante risultato” e che il PDG “proseguirà per quanto possibile la collaborazione con gli altri partiti anche alle politiche”, ha affermato il Segretario democratico, Yukio Edano. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per le elezioni suppletive della Camera dei Rappresentanti di ottobre così come alle prossime politiche” ha dichiarato il Capo della Segreteria comunista Akira Koike.

A livello nazionale, come era nell'aria da tempo, Abe ha effettuato, lo scorso 3 agosto, l'ennesimo rimpasto di governo. A fare maggiormente discutere è la sostituzione di Gen Nakatani, dal ministero della Difesa, con Tomomi Inada, già Presidentessa della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza (l'organismo politico-amministrativo responsabile della polizia) ed ex ministro per le Riforme Amministrative.
Inada è nota per le proprie posizioni di ultradestra e negazioniste rispetto ai crimini del colonialismo nipponico (nega, ad esempio, il massacro di Nanchino) nonché per un incontro, con tanto di foto, con il leader del partito nazista nipponico, Kazunari Yamada.
Rimpiazzati anche i due ministri che non avevano ottenuto la riconferma nelle elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri: il deputato Katsutoshi Kaneda prende il posto di Iwaki alla Giustizia mentre il senatore Yosuke Tsuruho sostituisce Aiko Shimajiri al Ministero per Okinawa e i Territori del Nord.
Rimangono al loro posto i ministri chiave - e strettissimi alleati di Abe - delle Finanze, Taro Aso, degli Esteri, Fumio Kishida e degli Interni, Sanae Takaichi (anche lei fotografata insieme a Yamada) nonchè il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga.
Riconfermato alle Infrastrutture e Trasporti anche il rappresentante nel governo del Nuovo Komeito, Keiichi Ishii. Nuova delega - che si aggiunge a quelle per le Misure sul Declino Demografico, Pari Opportunità e Coinvolgimento Dinamico di Tutti i Cittadini - alle Riforme del Lavoro, per Katsunobu Kato, il quale dovrà occuparsi di trasformare in fatti l'affermazione “stesso lavoro, stessa paga” e di affrontare il tema dell'eccessivo ricorso agli straordinari da parte di molte aziende.
Yuji Yamamoto, già alle Politiche Fiscali in un precedente governo Abe, va all'Agricoltura (posto rifiutato da Shigeru Ishiba che punta alla leadership del partito e del governo e che viene sostituito al dicastero per la Rivitalizzazione Economica dall'ex viceministro Kozo Yamamoto) mentre Jun Matsumoto passa dagli incarichi di partito alla presidenza della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza.
Masahiro Imamura, ex titolare dell'Agricoltura assumerà l'incarico di ministro per la Ricostruzione mentre Koichi Yamamoto, in passato al Ministero degli Interni, sostituisce Tamoyo Marukawa all'Ambiente (per quest'ultima si sono aperte le porte del dicastero per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2020).
Cambio di rilievo ha interessato il dicastero di Economia, Industria e Commercio, con Hiroshige Seko, già vicesegretario del Gabinetto ed ex responsabile della comunicazione del gigante telefonico NTT, che prende il posto di Motoo Hayashi.
Il rimpasto nel governo ha riguardato anche il partito, con Toshihiro Nikai (parlamentare da undici legislature e già ministro ad ogni cosa) che prende il posto, nella segreteria, di Sadakazu Tanigaki, recentemente dimessosi dopo un grave incidente in bicicletta che gli ha lesionato il midollo spinale.

Come annunciato la scorsa settimana, il governo ha, intanto, varato il piano di stimoli, in larga parte fiscali, per rilanciare la stagnante economia nipponica. Il mega-piano (tredicimilacinquecento miliardi di yen, pari a 132 miliardi di dollari), approvato dal governo martedì scorso, e che sarà spalmato su più anni, segue temporalmente le ultime politiche di allentamento monetario (alle quali è politicamente legato) decise la scorsa settimana dalla Banca del Giappone e si baserà, in grandissima parte, su nuovo debito finanziato dalla BOJ. Il piano prevede, per i prossimi anni, nuove spese per settemilacinquecento miliardi di yen (in parte tramite trasferimenti agli enti locali). Tremilacinquecento miliardi saranno destinati a misure per il contrasto del calo demografico (obiettivo per raggiungere il quale Abe ha istituito un apposito ministero), in particolare per misure volte al miglioramento delle condizioni dei lavoratori addetti ai servizi alla persona. Il pacchetto di stimoli sarà integrato da partnership pubblico-private per altri 14.600 miliardi.

Il Sol Levante rimane, intanto, osservato speciale del Fondo Monetario Internazionale, il quale, in un proprio report del 2 agosto, rileva che “i consumi privati e gli investimenti sono anemici”. Per l'organismo guidato da Christine Lagarde, che stima la crescita nipponica dello 0,3 nel 2016 e dello 0,1 nel 2017, “il Giappone ha un limitato spazio per uno stimolo monetario e fiscale dato l'alto debito pubblico”.
L'IMF ha suggerito al governo di Tokyo - anche durante le recenti consultazioni tra il Sol Levante ed il Consiglio Direttivo dell'ente internazionale - di lavorare sugli incentivi fiscali indirizzati alle aziende che aumentano i salari (“o, come ultima spiaggia, introducendo sanzioni”); una riforma del lavoro che, sempre tramite la leva fiscale, incoraggi le aziende ad assumere lavoratori a tempo pieno accelerando allo stesso tempo sul programma “stesso lavoro, stessa paga”; una maggiore apertura del mercato del lavoro ai lavoratori stranieri; una politica di graduale aumento della tassa sui consumi (l'aumento di tre punti deciso dal governo è stato rimandato al 2019) “almeno fino al 15%, con incrementi dallo 0,5 all'1% ad intervalli regolari” e di contenimento della spesa pensionistica (i pensionati di ogni latitudine rimangono il nemico numero uno per Lagarde).

Proprio sulle pensioni, il 29 luglio, sono finalmente usciti i dati del bilancio del fondo pensionistico pubblico del Sol Levante (Government Pension Investment Fund). Il fondo, presente in borsa ed azionista di numerosissime aziende in patria ed all'estero, ha perso, nel 2015, circa cinquemilatrecento miliardi di yen. Nel 2014 il governo aveva deciso di aumentare, dal 24 al 50 per cento, il patrimonio investito nel mercato azionario. “I cambiamenti nel portafoglio titoli hanno, ovviamente, prodotto, perdite aggiuntive” ha affermato il Segretario dei comunisti, Koike, “il governo ha la grave responsabilità di aver causato una così pesante perdita sul patrimonio previdenziale della gente” ha aggiunto il parlamentare.

Il tema del salario minimo, evidenziato dal FMI, è stato al centro anche del 28° congresso del sindacato Zenroren, svoltosi dal 28 al 30 luglio a Tokyo. La confederazione ha adottato un programma biennale di azioni per raggiungere gli obiettivi di un aumento generalizzato del salario minimo orario, del blocco della riforma della Costituzione e del portare il numero dei propri iscritti ad un milione e mezzo (attualmente sono circa 1.200.00, numero che fa di Zenroren la seconda confederazione del Paese dopo Rengo).
Il 28 luglio, l'organizzazione sindacale era, intanto, intervenuta per denunciare la condizione di molti apprendisti stranieri impiegati sotto l'ombrello di un programma internazionale di formazione e lavoro cui aderisce il Giappone. Il segretario della federazione di Aichi, parlando in conferenza stampa, aveva reso nota la situazione dei circa 3.000 apprendisti stranieri assunti nel settore tessile nella propria Prefettura. Il salario medio orario di questi lavoratori si aggirerebbe intorno ai 500 yen: 254 yen in meno del salario minimo vigente nella Prefettura.

In ambito agricolo, dati ministeriali resi noti martedì scorso, mostrano come il Sol Levante abbia, nuovamente, fallito gli obiettivi governativi per un tasso di autosufficienza alimentare del 45%. Nell'anno 2015, il tasso di autosufficienza alimentare si è, infatti, fermato al 39%. Sempre secondo il Ministero, il calo del volume del pescato (-3%) e del consumo di riso (-2%) è stato parzialmente coperto da un aumento della produzione della barbabietola da zucchero e del grano. Tra le maggiori economie, il Sol Levante ha il più basso tasso di autosufficienza alimentare, scendendo dal 79% di calorie “nazionali” pro capite del 1960 al 37% del 1993 per poi attestarsi intorno al 20% negli ultimi venti anni.

In politica internazionale, i reiterati lanci - gli ultimi due lo scorso 2 agosto - da parte nordcoreana, di missili balistici verso il Mar del Giappone (uno dei due razzi è caduto in Zona Economica Esclusiva di Tokyo) non aiutano ad attenuare la tensione nell'Asia del Nord-Est. Consueta la risposta del Ministero della Difesa (“stiamo raccogliendo ed analizzando dati ed informazioni”) mentre il titolare degli Esteri Kishida ha provato, senza successo a causa del veto cinese, a porre la questione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti sono sempre più determinati a rafforzare il loro sistema di difesa antimissilistico in una escalation che potrebbe avere nefaste conseguenze.

Ad Okinawa, intanto, un gruppo di consiglieri della Prefettura ha consegnato, lo scorso 26 luglio, al locale ufficio della Difesa la risoluzione, recentemente approvata, che chiede al governo di non proseguire nella realizzazione degli eliporti destinati alle truppe USA a Takae. Il giorno prima il ministro Nakatani, in uno dei suoi ultimi atti alla guida della Difesa, aveva confermato, incontrando il Comandante delle truppe statunitensi nel Pacifico, Harry Harris, la volontà del governo di “lavorare duramente” per la realizzazione della nuova base di Henoko e dei nuovi eliporti.
Nel contempo, il neoministro per Okinawa e i Territori del Nord, Tsuruho, ha voluto subito mettere in chiaro quale sarà il suo atteggiamento rispetto alle servitù militari presenti nella Prefettura, affermando che i ritardi nella costruzione delle facilities avranno ripercussioni sui trasferimenti del governo nazionale: “le misure per lo sviluppo e la questione delle basi sono, senza dubbio, tra loro legate”. “E' naturale che i trasferimenti saranno ridotti se non vi saranno progressi nei lavori”, gli ha fatto eco il Segretario Generale del Gabinetto, Suga.

(con informazioni di Japan Press Weekly 27 lug. - 2 ago. 2016; mod.go.jp; imf.org; the-japan-news.com; asahi.com; japantimes.co.jp)

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