Partita la brevissima campagna elettorale per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti. A sinistra del Partito Democratico si registra la tenuta, anche per le elezioni politiche, della coalizione che ha permesso a Takeshi Onaga di diventare governatore di Okinawa: comunisti e socialdemocratici hanno infatti presentato candidati comuni nei tre collegi uninominali della Prefettura.
Nessun patto di desistenza tra comunisti ed altri partiti nei restanti collegi.
Per comprendere l’alto livello di astensionismo raggiunto alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria è opportuno rivolgersi a un complesso di processi, operanti a vari livelli. Sarebbe semplicistico pensare che il 60% degli elettori scelgano di non votare tutti per un solo motivo, sia pure contingente e di forte impatto popolare come l’inchiesta sui rimborsi. Per esempio, anche nel 1993 c’erano inchieste eccellenti, ma l’affluenza si mantenne sulle alte cifre degli anni precedenti.
Gli aspetti da prendere in considerazione riguardano – in quello che è a mio avviso l’ordine di influenza – le trasformazioni politiche italiane, gli spostamenti degli ambiti decisionali, i fattori accidentalmente presenti hic et nunc.
È la prima volta che avviene nella storia repubblicana e democratica del nostro Paese. Non era mai accaduto negli ultimi 70 anni che a governare una regione fosse uno striminzito 17% degli aventi diritti al voto. Perché è proprio di questo che, aldilà di tutte le possibili considerazioni concernenti la bassa affluenza ai seggi, stiamo parlando: meno di un quinto degli elettori è adesso al governo in Emilia Romagna (mentre in Calabria le cifre sono leggermente, ma non troppo, superiori).
Lasciamo da parte per un momento altri argomenti e andiamo al cuore del problema: il voto è un diritto universale?
Sul piano generale niente da obiettare, sul piano concreto questo diritto è comunque subordinato ad alcune condizioni: possesso della cittadinanza, maggiore età, non essere interdetto per condanne, …; si tratta quindi di un diritto il cui esercizio concreto è condizionato dal possesso di una serie di requisiti di cui l’elettrice e l’elettore devono essere in possesso: non può votare il cittadino di un altro Stato, il minorenne, ecc. ecc. ecc …
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