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Martedì, 10 Marzo 2015 00:00

Sulla sinistra frou frou

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Un compagno animatore de il Becco mi ha chiesto di non essere eccessivamente polemico nei confronti di una certa sinistra, che uso definire con ironia, ma senza intenti offensivi, “sinistra frou frou”.
Per intenderci quella sinistra che sempre pronta all’azione rivoluzionaria, ancorché non violenta, non si decide ad andare all’assalto del Palazzo perché per farlo deve calpestare le aiuole del giardino.

È la sinistra delle “sensibilità” che trae ispirazione dall’opera della Jane Austen più che da quella di Marx, che aborre qualsiasi manifestazione di forza in politica, per i quali tutto deve essere fatto in maniera leggera leggera, per non urtare appunto la “sensibilità” di nessuno.
Come direbbero ad Arezzo e a Siena si tratta di brave citte e di bravi citti, sempre disposti a farsi in quattro, nel senso proprio di dividersi in quattro diverse riunioni di ogni genere, talvolta anche di più, uno che conosco un giorno dalle 16:30 alle 18:00 ha partecipato a 14 forum, 7 tavoli, 11 gruppi tematici e a 1 riunione di condominio.
Fanno tenerezza nel loro febbrile impegno, anche perché molti di loro sono degli attempati reduci di mille battaglie, mai arresisi alle avversità politiche e atmosferiche, ma soprattutto di fronte al più irriducibile degli avversari: la realtà.

Oltre che reduci sono anche degli instancabili e infaticabili navigatori, qualcuno ha compiuto più volte la circumnavigazione della politica cambiando partito più volte di quanto abbiano cambiato biancheria, atteggiamento questo che immediatamente avvertibile anche a naso come potete immaginare.
È in fondo un atteggiamento comprensibile, per loro un partito è come un vestito fatto da un abile sarto, deve cadere a pennello, non deve stringere in vita, avere il cavallo al posto giusto per non dare fastidio, calzare perfettamente alla persona, purtroppo i partiti, almeno quelli in campo finora, hanno la pessima abitudine di essere indumenti fatti in serie, di quelli che si comprano nella grande distribuzione, del tutto incapaci di adattarsi alle esigenze dell’individuo.

Per questo motivo oggi si promuove una diversa forma di aggregazione politica, il non-partito, dove ognuno può fare quello che vuole fino a che ciò non contrasti con le opinioni del leader.
Perché anche questo è una loro caratteristica: la necessità del leader, che libera dalla esigenza di avere delle idealità condivise e di lottare per esse; avere un leader è tutta un altro cosa, oggi lo si esalta, ma se va male lo si può vituperare a piacere.
C’è da dire che a parte la collocazione politica, spesso estrema, essi sono i cugini dei renziani del Pd, è vero che tutto li divide, ma una religione li unisce: la ricerca spasmodica del nuovo che avanza e del fatto che per entrambi la politica è soprattutto un problema di estetica.
Sono in fondo in fondo le nostre Dame di san Vincenzo dè Paoli, le nostre patronesse del comitato di carità, inutili ma decorative.
Sento già alzarsi la critica di chi si riconosce in questo breve ritratto: identitario, stalinista, veterocomunista!

Calma, calma io vi critico per il vostro bene, non guardatemi come un avversario politico, guardatemi piuttosto come il sergente carogna di tanti film, quello che sottopone le reclute ad un addestramento massacrante, come direbbe lui quindi vi dico: Oggi mi maledirete per le mie parole, ma domani di fronte al nemico (di classe) mi ringrazierete per avervi salvato la vita, pardon la reputazione!

P.S. Il termine frou frou viene da La signora delle camelie, sta ad indicare il leggero, ma costante rumore del taffetà delle lunghe gonne delle dame che frullano in un vorticoso giro di valzer, in definitiva una puntuale definizione di una sinistra che ambisce ad essere di movimento.

Ultima modifica il Lunedì, 09 Marzo 2015 15:53
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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