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Martedì, 09 Aprile 2013 00:00

Sciogliamo Rivoluzione Civile nei partiti

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Continuiamo a discutere tra noi come se non fosse successo nulla in queste settimane. Soprattutto, come se le colpe fossero sempre e soltanto degli altri. In questi circa 40 giorni che sono trascorsi dal voto del 24 Febbraio ho notato che quasi tutti si sono impegnati nella ricerca dei motivi che hanno portato alla attuale composizione parlamentare, disquisendo sugli errori del PD, sull’inaspettato successo del M5S o sugli spazi di informazione insufficienti e come tutto questo abbia fatto sì che in questo parlamento non sia presente una forza marcatamente di sinistra con un proprio programma di alternativa.

Tutto vero ma... no non analizzerò i motivi del nostro insuccesso perché ritengo che l’analisi abbia uno stretto connubio con la strategia. Non credo che si possa parlare di analisi nella nostra situazione attuale senza porsi la domanda su chi siamo, da dove veniamo e, in particolar modo, su dove vogliamo andare.

Già sul chi siamo non è facile rispondere, siamo militanti, espressione di movimenti, pezzi della cosiddetta società civile e partiti; con intenzioni non sempre del tutto coincidenti. Questo avrebbe potuto anche essere un momento di crescita che però non abbiamo saputo sfruttare appieno.

Parte noi proviene da forme federative cominciate con “L’Ulivo” (2004), sfociate poi nella Sinistra Arcobaleno (2007) e, dopo la sconfitta elettorale del 2008, alcuni hanno poi cercatoi di dare vita alla Federazione della Sinistra (2009), che nei fatti non è mai decollata. Altri provengono da esperienze più moralizzatrici come l’Idv (1998), che pure farà parte dell’Ulivo, nata sugli scandali degli anni 90. Ambedue le prassi hanno nel corso degli anni perso la loro capacità di attrazione, hanno in sostanza perso quel legame che unisce i bisogni alle istanze, non fornendo risposte soddisfacenti né ai conflitti né alle aspirazioni di cambiamento.

Ci siamo innamorati della denuncia pura e semplice, lettori de "Il Fatto Quotidiano”, piuttosto che renderci propagatori di vera controinformazione e costruttori di una alternativa credibile. Davanti a una nuova sfida elettorale abbiamo provato a percorrere l’unica via conosciuta, cioè quella di un ennesimo contenitore. Rivoluzione Civile è diventata nel nostro immaginario il Frente Amplio, la Syriza greca, e invece siamo stati considerati minoritari, o comunque non propositivi (ovvero portatori di una vecchia politica difficile da capire e piena di contraddizioni).

Ma la cosa che tristemente propone il nostro movimento come uscita dalla crisi, la cosiddetta fase 2, è un percorso assolutamente minoritario perdente per sua natura e nella sua concezione, supponente, convinto ancora una volta di avere in tasca “la verità”. Stiamo chiedendo per l’ennesima volta di sciogliere i partiti per costruire un nuovo soggetto "con le persone, senza le organizzazioni", o ancora peggio costruiamo il movimento attorno alla figura di un leader. Io credo allora, e lo dico provocatoriamente, che in questo abbia maggiore ragione Marco Ferrando quando chiede a tutti noi di entrare nel PCL; almeno segue un ragionamento più lineare, anche se personalmente non condivido quelle scelte.

Quello che a Firenze si sta sostenendo è esattamente l'opposto, creare cioè un movimento a partire dal basso, ridisegnando la struttura e gli obiettivi. La mia valutazione personale è che dobbiamo ridiscutere i ruoli e la strategia, partendo dalla considerazione che la teoria dei contenitori così come li abbiamo considerati sino ad ora non è più sufficiente.

Davanti al progressivo spostamento a destra risulta indispensabile una riorganizzazione della sinistra che vada al di là delle singole organizzazioni. Scegliamo allora un altro percorso. Creiamo un nuovo modello che abbia una sua ragione politica e sociale, costruiamo un generatore di idee dove movimenti, società civile e partiti trovino un momento di confronto, un tavolo di crescita e di aggregazione.

Costruiamo, cioè, un progetto politico e di lotta nel nostro paese, che sia in grado di relazionarsi ai movimenti dei lavoratori anche di altri paesi.

Sciogliamo Rivoluzione Civile (o come si chiamerà) dentro i partiti, non più un contenitore ma un aggregatore di processi, lavoriamo ad una commistione di tutte le esperienze che porti a creare occasioni di avvicinamento più che un ennesima divisione. Proviamo a volare alto; che Rivoluzione Civile diventi il trampolino da cui ri-lanciare invece che il punto d’approdo, sia quindi lo strumento propulsivo delle sfide future. Concorra ad analizzare la situazione attuale, a definire le strategie future dando pari dignità a tutte le esperienze, sia lo strumento che crea le occasioni di confronto anche su singoli temi, concorra a una ricomposizione politico-organizzativa della sinistra. Concorra a ricostruire una sinistra italiana degna di questo nome, per il lavoro, i diritti sociali e civili, l’ambiente, la cultura e ogni settore dello stato sociale che merita di essere riqualificato e potenziato. Per i più deboli, per chi rimane indietro e non viene considerato da nessuno.

Senza rivolgerci ancora una volta ai soli gruppi dirigenti, ma facendo finalmente un bagno di vera e umile immersione nella società, nei movimenti, nelle associazioni, tra i giovani. Concorra a sviluppare un’idea di opposizione sociale credibile contro le politiche del neoliberismo e dell’austerità. Rivoluzione Civile percorra un’altra strada, si metta al servizio, convochi gli stati generali del lavoro, il forum sui beni pubblici, rilanci il tema di “un’altra economia è possibile”, si adoperi per trovare tutte quelle forme atte a sviluppare il dibattito, sia cassa di risonanza per i movimenti, sostenga e si adoperi per favorire le aggregazioni anche nelle scelte politiche locali. Questo è un impegno non da poco, questo vuol dire per gli amici e I compagni essere costantemente attivi ed attivati come fossero in una campagna elettorale permanente.

Concludendo: d’altro canto, se fossi nel secolo scorso avrei detto in una rivoluzione o si vince o si muore oggi: per meglio dire o questo, oppure la scomparsa di alternativa di classe.

Immagine tratta da www.ilfoglio.it

Roberto Travagli

Nato ad Ferrara il 03-10-1956, vivo a Firenze, Diplomato all'Istituto Tecnico Industriale. Militante in Lotta Continua durante gli anni '70. Dipendente del Comune di Firenze dove per alcuni anni ha collaborato con il sindacato (UIL Enti Locali). Ritornato alla politica attiva da poco tempo.

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