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Sabato, 15 Dicembre 2012 00:00

Berlusconi tra europeismo e montismo

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Foto ripresa liberamente da LetteraPolitica.it

Come è tornato così sembra mestamente andarsene. Berlusconi questa volta pare proprio al capolinea, schiacciato dal fuoco di fila di attori politici ed istituzionali sovranazionali che ormai da più di un anno non solo dettano l'agenda politica italiana, ma ne impongono i protagonisti. I sondaggi in caduta libera, il disfacimento del suo blocco sociale e l'implosione del PDL sembrano ormai configurare la fine della sua egemonia politica sulle destre e sul paese. L'Europa ha scelto Monti.

La sconfitta del Cavaliere, dopo un disordinato e breve rientro sulla scena politica, segna la definitiva affermazione del nuovo ordine tecnocratico europeo sulle macerie di una destra italiana da sempre populista e qualche volta apertamente conflittuale rispetto alla retorica europeista declinata all'austriaca, certo non a protezione degli interessi del lavoro o delle fasce più deboli di popolazione, piuttosto per preservare gli interessi immediati del suo blocco sociale.

Berlusconi non ha mai nascosto di non amare l'austerity, troppo poco funzionale al suo modello di potere impastato di demagogia e corruzione. I suoi governi, tranne quando in occasione del primo approfittò del lascito di Ciampi in termini di riduzione della spesa, si sono contraddistinti per una gestione populista delle finanze pubbliche, non finalizzata a piani di rilancio dell'economia o all'espansione del welfare, ma al taglio delle tasse, ai condoni e al mantenimento di un sistema clientelare e corrotto.

A ben vedere, Berlusconi non è mai stato pienamente liberista, per questo si è trovato più volte in rotta con le istituzioni europee, come in occasione della riforma del Patto di Stabilità o delle dichiarazioni sulla volontà di sforamento del rapporto debito/pil, fissato in sede comunitaria al 3%, in caso di necessità di spesa in infrastrutture.

Uno stile affatto diverso dall'adesione incondizionata ai vincoli dei Trattati che caratterizzava i governi Prodi allora e le ipotesi di governo di centrosinistra oggi. La dinamica alla base dell'alternanza di governo tra centrodestra e centrosinistra, negli anni che vanno dal 1994 al 2011, riassume perfettamente le differenze tra il riottoso Berlusconi e l'accondiscendente Prodi: l'uno si attardava nelle riforme (deflattive) che l'Europa chiedeva (per l'opposizione di un forte protagonismo sociale e fino a quando l'ostilità europea non lo ha "obbligato" a manovre economiche suicide per il suo modello di potere), l'altro le garantiva con una maggiore pace sociale; l'uno sperperava avanzi primari per tagliare le tasse e garantirsi il potere, l'altro aumentava la pressione fiscale per ritornare nei parametri decisi in Europa.

Se si ha chiaro questo quadro, non stupiscono più di tanto le "sparate" antieuropee del Berlusconi dell'ultim'ora. Il Cavaliere non si aspettava la veemente risposta negativa europea (dalla Merkel al PPE, dai liberali nel Parlamento Europeo al FMI), ma ancor meno la defezione di massa nel suo partito. E' probabile che non rinunci a qualche mossa del cavallo che miri a non escluderlo del tutto dalla scena politica, ma è chiaro che le possibilità sono ridotte al lumicino. Persino la Lega sembra chiudergli la porta in faccia.

Insomma, la situazione politica di queste ore forse ci consegna un Berlusconi finalmente sconfitto, ma d'altra parte ci descrive perfettamente quali siano le ipotesi in campo per il futuro governo del paese: l'austerity di Monti o quella di Bersani. Il tasso di "montismo" all'interno del PD è destinato a salire, come testimonia l'affermazione di Renzi alle primarie o le interviste di questi giorni del segretario del PD rilasciate a mezzo mondo con cui mira a "rassicurare" sul mantenimento dell'agenda dell'ex rettore della Bocconi. Senza la presenza di una sinistra in opposizione al quadro politico presente, il futuro sarà certamente meno roseo di quanto già non si prospetti.

 

Ultima modifica il Venerdì, 14 Dicembre 2012 18:53
Mirko Del Medico

Errante della sinistra diffusa fin dai tempi del liceo, di lavoro fa l'informatico e nel tempo libero si dedica all'approfondimento politico, con particolare attenzione alle tematiche europee lette in chiave di critica antiliberista e anticapitalista.

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