Venerdì, 24 Ottobre 2014 00:00

La crisi del parlamentarismo

Le recenti dichiarazioni di Piero Fassino, sindaco di Torino e Presidente ANCI secondo il quale se il Parlamento chiudesse per 6 mesi nessuno se ne accorgerebbe, rappresentano un binomio realtà-provocazione che ha deldrammatico. La centralità del Parlamento sancita dalla Costituzione viene dopo 70 anni messa in discussione e così viene messa in discussione la stessa Repubblica democratica parlamentare (appunto).

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Giovedì, 23 Ottobre 2014 00:00

Per 80 euro al mese...

80 euro alle mamme per i primi tre anni di vita dei loro bambini. L’annuncio del premier nel salotto tv domenicale di Barbara D’Urso: “Dal 1° gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio, per i primi tre anni. Si tratta di mezzo miliardo destinato alle famiglie”, ha precisato il Presidente del Consiglio nella trasmissione Mediaset. Matteo Renzi annuncia la misura, che varrà circa 500 milioni di euro, affermando che sa bene cosa vuol dire comprare pannolini, biberon e spendere per l’asilo e che la “misura non risolve un problema ma è un segnale”. La misura, che sarà garantita per i redditi sotto i 90mila euro, sembra una sorta di rivisitazione del bonus bebè di berlusconiana memoria.

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Volendo recuperare un vecchio arnese della retorica “democratica”, dovremmo andare a cercare nei dibattiti a tema ambientale dell'ultimo governo Prodi. Anche allora quella che era (ed è) una crisi profonda e strutturale delle filiere produttive, si stava trasformando, per volere di quegli imprenditori che per decenni non avevano investito né in innovazione né tanto meno in doverose bonifiche, in un ghiotto affare per chi quelle filiere le voleva chiudere e chiudere alla grande, speculando sui miseri resti dell'industria italiana e, in definitiva, su tutti i rifiuti e residui del sistema dei consumi. Ecco dunque nascere l'”ambientalismo del si”: di fronte ai soliti e triti moralismi dei Verdi, dei partiti della sinistra radicale e delle associazioni ecologiste, si prospettava una nuova filosofia che, mossa da sincero amore per i territori, approvasse in pieno un po' qualunque cosa: si al nucleare, si agli inceneritori, si alle centrali a carbone. Si, si e ancora si!

 

Erano gli albori di un vero e proprio paradigma, che vede le questioni ambientali da un punto di vista meramente attuativo. Legiferare in materia ambientale non era più una questione di razionalizzazione e sintesi fra necessità e doveri dei territori, del mondo produttivo e dei consumi e sperimentazione e studio via via di nuove tecnologie per lo smaltimento ed il monitoraggio. Fare leggi in materia d'ambiente diventava quasi esclusivamente una questione di mera razionalizzazione burocratica. Lo sviluppo del territorio era materia attinente alla sola urbanistica, e come in urbanistica, specie in tempi di crisi, l'unico problema da risolvere era quello di farla ripartire, di “sbloccare” qualcosa che si era inceppato. Si preparava il terreno per quello che poi sarebbe diventato il Codice dell'Ambiente del 2006, noto anche come Decreto Matteoli, che di fatto in materia d'incenerimento, come in molti altri, introduceva come unica vera novità una sostanziale de-regolamentazione: procedimenti più snelli, meno beghe sul fronte controlli (in primis i procedimenti di Valutazione d'Impatto Ambientale, Valutazione ambientale strategica e Prevenzione e riduzione integrale dell'inquinamento). L'unica cosa da garantire con assoluta certezza era il completamento degli iter in tempi certi, costi quel che costi.

 

È l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende. E se è Matteoli a tracciare, la spada, proprio in questi giorni, è il recentissimo decreto Sblocca Italia (testo integrale in fondo), che entra a gamba tesa in un impeto di decisionismo su molte vertenze. Se molte regalie a imprenditori e speculatori si possono stanare nel decreto in tutto quello che concerne la cessione del patrimonio pubblico (caserme, scuole, case cantoniere, stazioni ecc...) dove avviene per la prima volta e a scapito della pianificazione una scelta delle priorità a favore della proprietà privata, come se questa nel suo complesso fosse immune da fenomeni di abbandono di stabili e "latifondo urbano", sul fronte ambientale si assiste ad un'accelerazione esasperata sulla via tracciata, appunto, dal Codice dell'Ambiente e dalla filosofia di cui si faceva portatore.

 

La rivoluzione è in un pugno di articoli: si comincia con il 35, sulle misure urgenti per l'individuazione e la realizzazione di impianti di recupero di energia, dai rifiuti urbani e speciali, costituenti infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale. Infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale – si legge all'articolo – sono anche gli inceneritori/termovalorizzatori. I tempi, già abbreviati, si dimezzano sia sul fronte degli espropri che sulle valutazioni d'impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale. Nell'alimentare gli inceneritori, si dispone, "deve essere data priorità al trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale e a saturazione del carico termico, devono essere trattati rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario”.

 

A completamento del quadro sta quindi l'obbligo di mantenere gli impianti a “saturazione del carico termico”, ovvero a pieno carico. Un obbligo che nel decreto viene affiancato alla possibilità di far circolare con maggiore facilità i rifiuti da regione a regione, elemento quest'ultimo che fino ad oggi era previsto solo per i rifiuti speciali e adesso riguarderà anche i rifiuti solidi urbani. Il tutto, ovviamente, d'ufficio, con la direzione del Ministero dell'Ambiente che in questa materia attua una vera e propria de-responsabilizzazione delle Regioni. Fenomeno quest'ultimo che viene incentivato anche in merito alle trivellazioni, al centro dell'articolo 38, nel quale vengono considerate strategiche tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, diminuendo l’efficacia delle valutazioni ambientali, emarginando le Regioni e forzando sulle norme che avevano dichiarato dal 2002 off-limits l’Alto Adriatico, per il rischio di subsidenza.

 

Quando poi gli impianti già esistenti non saranno sufficienti, se ne faranno di nuovi. Opere definite nel decreto “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale” sulle quali sarà sempre compito del Ministero dell'Ambiente prendere l'ultima decisione. Elementi questi che negli ultimi giorni stanno mettendo d'accordo in un unica protesta il Movimento Cinque Stelle, specie nelle regioni del nord, la Regione Lombardia, da sempre contraria alla libera mobilità dei rifiuti sul territorio nazionale e persino l'Asso Arpa, l’associazione delle agenzie regionali per l’ambiente, che in un’audizione alla Camera recentemente ha disegnato lo scenario di un rischio sanitario aumentato, con particolare riferimento alla messa a pieno carico degli impianti già esistenti.

 

Uno scenario a tinte fosche, insomma, per la qualità dell'aria, in un paese dove a sbloccarsi sono solo i vincoli di legge, le regole, le norme. Con buona pace di enti locali e territori. 

 







 

 

 

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Venerdì, 29 Agosto 2014 00:00

Il coraggio che il governo non ha

Giovanni Falcone, magistrato anti-mafia trucidato da Cosa Nostra, sosteneva che il coraggio “è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa”La paura in questione è quella provata da parte di uomo minacciato perché fa bene il proprio lavoro, quella paura che ti fa temere per la tua incolumità e per coloro chi ti stanno accanto.

Nulla di tutto ciò - fortunatamente - riguarda il giovane Presidente del Consiglio Matteo Renzi, presentatosi audacemente alla ribalta nazionale come il “rottamatore” di una classe politica abietta, disonesta e inefficiente.

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Domenica, 24 Agosto 2014 00:41

Su Angelino Alfano

Di Alessandro Semenzato

Tra i più grossolani errori commessi da Silvio Berlusconi nel corso della sua vita politica vi è stato quello di aver individuato come suo erede l' avvocato agrigentino Angelino Alfano.
Politicamente Alfano cresce nelle file della DC, per poi approdare nel 1994 alla corte di Arcore, sgomitando sino a guadagnarsi la fama di "delfino".
La carriera ministeriale di Alfano inizia nel 2006 nominato da Berlusconi come Ministro della Giustizia, giusto premio per uno che di giustizia ci capisce poco niente, rimasto alla cronaca per quel'obbrobrio noto come "Lodo Alfano" dichiarato dalla Consulta anticostituzionale, costruito ad hoc per le vicende processuali del Capo.

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Sabato, 23 Agosto 2014 00:00

Di becera politica estera

L'Isis ha proclamato la nascita del Califfato un paio di mesi fa e prontamente i curdi hanno organizzato una resistenza degna di questo nome. Solo da una settimana a questa parte, invece, gli effetti di una delle discussioni più surreali che il paese abbia visto ultimamente si fanno sentire in Italia.

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Venerdì, 01 Agosto 2014 00:00

Senato: perché non abolirlo?

Appare quasi paradossale che in un Paese che subisce la più grande crisi economica degli ultimi decenni tra i principali argomenti in discussione vi siano: la rimozione di un relitto dall'isola del Giglio, i sempreverdi casi di cronaca nera e la riforma del Senato.
Quest'ultimo tema ha oramai assunto la dimensione di una specie di ossessione nazionale tanto nel ceto politico quanto nella strada: un aspetto che la dice lunga sull'impoverimento del livello di dibattito ed analisi nella società.

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Stando all’ossessiva campagna pubblicitaria a sostegno di Renzi, questi a Bruxelles, presiedendo il Consiglio dei capi di stato e di governo, lo ha giustamente strapazzato, protetto da una Merkel sorridente e da un Hollande entusiasta. Così l’Italia d’ora in avanti verrà rispettata e beneficerà senz’altro di un allentamento dei vincoli di spesa pubblica, in più le daranno un bel po’ di soldi da spendere per la ripresa dell’economia e dell’occupazione. È vero che un paio di riottosi hanno tentato di mettersi di mezzo, Weidmann della Bundesbank, il finlandese Likainen, commissario pro-tempore all’economia (in sostituzione dell’arcigno ultraliberista Olli Rehn): ma Renzi gli ha imposto di non impicciarsi di cose che non li riguardano. La strada dunque è spianata. In cambio l’Unione Europea vuole dall’Italia semplicemente quelle “riforme” che Renzi stesso vuole, quella che toglie di mezzo il Senato e quella che porta alla legge elettorale antirappresentativa concordata con Berlusconi.

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Martedì, 10 Giugno 2014 00:00

Come orientarci, dato il polverone

Leggo di un deputato di SEL che entra nel PD e che lo fa perché si tratta del PD di Renzi. Il fatto è significativo dei problemi che attraversano la sinistra italiana, per molti aspetti cronici e per altri enfatizzati e modificati dalla nuova onda sussultoria a dominanza populista e infastidita dalla democrazia rappresentativa, che investe un sistema politico complessivo tutt'altro che stabilizzato. Quella cosiddetta II Repubblica, stando allo stile urlato e superficiale dei nostri mass-media, che aveva dinanzi a sé l'eternità in quanto “compiuta democrazia dell'alternanza”, si è rivelata essere un episodio a cui ne sta seguendo un altro, appena nato e le cui possibilità di sviluppo sono in molte direzioni, essendo contemporaneamente in campo le variabili della crisi economica, della crisi sociale e della crisi della costruzione europea.

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Domenica, 01 Giugno 2014 08:57

Arte a buon mercato

È solo di pochi giorni fa l’ultima trovata dell’amministrazione comunale fiorentina ovvero l’affitto del Cappellone degli Spagnoli, nella chiesa di Santa Maria Novella, ai miliardari ospiti della banca americana Morgan Stanley.

Non si tratta certo del primo caso di affitto di luoghi storico-artistici a Firenze; non possiamo infatti dimenticare le polemiche scatenate dall’affitto di Ponte Vecchio a Montezemolo per un evento Ferrari nell’estate 2013 per la cifra ufficiale di 120.000 Euro, cifra che poi si sarebbe rivelata di soli 18.000 effettivamente incassati.

Pubblicato in Arti

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