Mercoledì, 25 Gennaio 2017 00:00

Una democrazia d’ancien régime 2

Una democrazia d’ancien régime

Maître à penser d’annata e giornalisti di fama più o meno larga hanno espresso la loro autorevole opinione sull’esito delle elezioni presidenziali americane. La vittoria di Donald Trump – secondo costoro - è dovuta in gran parte, se non esclusivamente, al voto degli operai bianchi della cosiddetta rust belt (cintura della ruggine), ovvero le città e le contee un tempo sedi di grandi industrie – per lo più siderurgiche e meccaniche - che dagli anni ottanta hanno subito un drastico processo di deindustrializzazione.

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Dopo un travaglio durato quasi sei mesi l'Austria ha un nuovo presidente, l'indipendente “verde” Van der Bellen. Ultrasettantenne, professore universitario di economia, rifugiato e “figlio di rifugiati”, come ha rivendicato durante la campagna elettorale – discende infatti da esponenti della media nobiltà dell'Impero russo, trasferitisi in Estonia e poi fuggiti in Austria dopo l'invasione sovietica del Paese baltico – Van der Bellen, il vincitore del ballottaggio dello scorso 4 dicembre, di per sé è quanto di più lontano dal profilo dei candidati populisti alla ribalta in tutta Europa, compreso il suo avversario di estrema destra Hofer.

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Anche considerando, nelle elezioni regionali francesi, l’aggregato nazionale del primo turno, che ha visto le liste di sinistra e centrosinistra ottenere la maggioranza relativa con il 36% dei voti, il consenso al Front National è tale da risultare, più che un eufemistico campanello d’allarme, un vero e proprio boato: non per le sue concrete o meno possibilità di vittoria quanto per il problema democratico che rappresenta. Tale problema era del resto già evidente quando il FN veleggiava per anni sul 10-15%, o probabilmente fin da quando gli è stato concesso di presentarsi alle elezioni.

All’indomani del primo turno, con le parziali affermazioni del FN in alcune regioni, fu detto che la sinistra perderebbe “se fa la destra” – non si capisce se il riferimento è alle misure securitarie successive agli attentati di Parigi, a una imprecisata poca combattività contro i dogmi finanziari tedeschi, oppure ad entrambe.
Specularmente, il FN, oltre a radicalizzare ancor più i propri toni fascisti e razzisti come risposta al terrorismo, si è appropriato di alcune battaglie tipicamente associate con la sinistra, come l’abbassamento dell’età pensionabile o l’aumento del salario minimo.
La risposta alla controversa domanda se l’elettorato premi le proposte di sinistra discende, ovviamente, anche da una definizione del termine “sinistra”.

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Elezioni in Argentina: al ballottaggio vince la destra

L'argentina vira decisamente a destra. Quello che molti analisti avevano pronosticato dopo il sostanziale pareggio nel primo turno delle elezioni presidenziali, si è ora ufficialmente concretizzato al ballottaggio: in uno scontro all'ultimo voto alla fine a spuntarla è la retorica del cambiamento cavalcata dal leader della destra Mauricio Macrì che si impone con il 51,40% dei voti sul leader peronista Daniel Scioli in quella che rimarrà una tornata elettorale di rilevanza storica.
Storica perché per la prima volta dal 1983, anno del ritorno del paese sudamericano alla democrazia, una coalizione di centrodestra si impone in Argentina. Se in precedenza avevano infatti trionfato solo radicali e, dal 2003, il peronismo di Nestor e Cristina Kirchner, ora si aprirà sicuramente una fase diversa segnata da politiche di segno opposto rispetto all' "oficialismo" statalista, marchio di fabbrica delle legislature peroniste e populiste di sinistra a guida Cristina Kircher.

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Sabato, 31 Ottobre 2015 00:00

Svolta a destra in Polonia

Le elezioni di domenica, che hanno segnato una nettissima svolta a destra nella politica polacca, pongono un apparente paradosso: si rivolta contro la UE un Paese che ne è stato largamente privilegiato con investimenti e sovvenzioni – in particolare, di grandissimo impatto quelli in infrastrutture e in attrazioni di imprese straniere.

Due sono le grandi novità che emergono per la prima volta dal 1945: il Governo che si formerà non sarà di coalizione bensì monocolore, e nessuna formazione della sinistra è riuscita a entrare in Parlamento. Con il 38% dei voti, infatti, il partito nazional-populista e clericale di “Legge e Giustizia” (PiS) riesce a ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le Camere, complice anche la divisione del voto tra i liberali. (Manca a PiS però la maggioranza qualificata per riscrivere la Costituzione e attuare l’obiettivo massimo: la transizione a una “Quarta repubblica” polacca di impronta autoritaria – l’attuale costituzione politica è giudicata ancora troppo legata al periodo socialista.)

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Mercoledì, 23 Settembre 2015 00:00

Aggiornamenti dalla Polonia

Domenica 6 settembre gli elettori polacchi erano chiamati a votare sui tre referendum convocati in tutta fretta tra il primo e il secondo turno delle presidenziali di maggio. Il cantante rock Paweł Kukiz aveva ottenuto un sonoro 20% rivelandosi determinante per mandare al ballottaggio (e successiva sconfitta) il Presidente uscente Komorowski, appoggiato dal partito liberale PO. Corteggiando i voti a Kukiz, che provenivano principalmente dai liberali, Komorowski convocò (senza riuscire a salvarsi politicamente) i tre referendum sull’introduzione dello scrutinio uninominale, l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti politici, l’adozione del principio in dubio pro cive nei contenziosi fiscali.
I risultati sono stati in larghissima maggioranza favorevoli ai cambiamenti proposti, ma alla chiamata ha risposto una quota di molto inferiore al quorum richiesto della metà più uno: solo il 7,5% del corpo elettorale – che è più o meno l’ammontare dei voti (indecisi esclusi) di cui è al momento accreditato il movimento di Kukiz.

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Martedì, 03 Giugno 2014 00:00

Islanda: la destra xenofoba in ascesa

Lo scorso 31 maggio le elezioni comunali celebrate in Islanda hanno visto l’ennesima affermazione della destra xenofoba e nazionalista del Framsóknarflokkurinn (letteralmente Partito Progressista) che col suo 10,7% dei consensi si è aggiudicata due dei 15 seggi che compongono il Consiglio Comunale di Reykjavik, ottenendo per la prima volta rappresentanza nella capitale dal 1974.

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