Mercoledì, 13 Maggio 2015 00:00

Il nostro perché

Il nostro perché

Come molti di voi sapranno, quando ho chiesto suggerimenti relativamente al contenuto di questo intervento, mi è stato detto di parlare “dell’uomo, del socialismo, del capitalismo”. Generiche e dispersive, queste tematiche solo in fase esplorativa richiederebbero ore e ore di discussione, ma sono in realtà anche un ottimo punto di partenza per una piccola riflessione del rapporto che lega la realtà sociale con Il Becco e il suo progetto.

Uomo, socialismo, Capitalismo. Indubbiamente l’unico di questi concetti a godere di una certa salute è il terzo: capitalismo. L’uomo è stato modernamente lacerato nella sua identità individuale, ormai in frantumi o liquefatta, le sue fondazioni metafisiche che lo consideravano soggetto ordinatore razionale del mondo, autocosciente, libero e autonomo sono state prima messe in crisi dai “filosofi del sospetto” e poi disintegrate dalle filosofie strutturaliste e post-strutturaliste; anche il socialismo, con la caduta del Muro di Berlino, quando non considerato un offesa o un insulto, è nel migliore dei casi interpretato come la fine della modernità ovvero come l’infrangersi del sogno di progresso ed emancipazione dell’occidente. A dominare un contesto in cui la storia non è finita ma non sta neanche troppo bene, resta solo il capitalismo.

Pubblicato in Società
Lunedì, 02 Febbraio 2015 00:00

La Grecia di oggi e gli Stati Uniti del 1929

Come gli Stati Uniti uscirono dalla crisi del 1929

Ricordare come gli Stati Uniti operarono, attraverso la Presidenza Roosevelt, di fronte alla crisi del 1929 può forse aiutare perché, con le attuali sue politiche economiche e di bilancio, l’Unione Europea non riesca a uscirne, l’Italia ancor meno, strombazzature renziano-giornalistiche a parte, la Grecia abbia ragione anche economicamente, non solo a nome dell’uscita da una gravissima emergenza sociale. Può forse aiutare a capire, quindi, come solo attraverso il miglioramento delle condizioni di vita popolari e un intervento pubblico molto ampio e molto determinato nell’economia sia possibile bloccare recessione e deflazione e avviare una ripresa dell’economia che è vera, in quanto è anche ripresa vera dell’occupazione, e di un’occupazione ben pagata, stabile, difesa dallo stato, accompagnata da servizi sociali gratuiti, rispettata dai padroni.

Pubblicato in Internazionale

Riforma democratica, investimento sui movimenti locali (come quello contro la nuova base militare ad Okinawa), bloccare il militarismo di Abe: questi i temi cardine del discorso inaugurale per il nuovo anno del Presidente del Partito Comunista Shii tenutosi lo scorso cinque gennaio presso la sede nazionale del Partito.
Il leader comunista ha affermato la necessità di lavorare per un partito più grande sottolineando l'impegno profuso dal 2006 nella formazione dei giovani quadri: “senza quegli sforzi non avremmo ottenuto l'incredibile avanzamento conseguito nelle elezioni per il rinnovo della Camera bassa”.

Pubblicato in Pillole dal giappone

Mentre l'esaltazione economicistica del "modello americano" tocca il suo apice coi fasulli dati di crescita del Pil nel terzo trimestre dell'anno, l'orrore del sistema repressivo delle classi dominanti viene totalmente celato agli occhi della società civile, lasciata a cullarsi nei reminescenti sogni consumistici.

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Domenica, 07 Dicembre 2014 00:00

Perché gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi

Perché gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi (e perché l’Unione Europea non ci riesce)

Negli Stati Uniti l’azione di politica economica contro la recessione innescata dai loro grandi crack finanziari ha funzionato grosso modo così. La FED (la loro banca centrale), obbedendo al governo cioè all’amministrazione Obama e al proprio stesso statuto, che la pone al servizio della crescita economica e dell’occupazione, ha prodotto in circa sei anni (dal giugno 2008 al 2013) qualcosa come 4.500 miliardi di dollari, con i quali ha acquistato titoli del Tesoro, cioè dello stato federale, a bassissimi tassi di interesse. Il Tesoro, a sua volta, su disposizione dell’amministrazione, ha usato circa 1.000 miliardi per la riduzione di bolle speculative pericolose e per

Pubblicato in Internazionale

È rimbalzata sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali la notizia del sostanziale fallimento del “bonus giovani” previsto da Letta. Con gli 800 milioni di euro messi a disposizioni si sarebbero dovuti creare 100.000 posti di lavoro per ragazzi tra i 18 e i 29 anni: nei fatto, sono stati circa 20mila. La notizia arriva ed ha sullo sfondo i report sull'occupazione nel Paese che fotografano una situazione sempre più drammatica a causa di una mancata inversione di tendenza nell'aumento della disoccupazione e il lento corrodersi del sistema degli ammortizzatori sociali.

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Articolo di Daniele Coltrinari

“È finita”, così sembrerebbe: il prossimo 17 maggio si chiuderà ufficialmente il piano di assistenza finanziaria della Troika (Fmi-Ue-Bce) iniziato tre anni fa. Tuttavia la nazione lusitana sarà luogo di visite periodiche dei tecnici internazionali fino a quando non avrà restituito il 75% dei 78 miliardi ricevuti in prestito. Data prevista per ultimare definitivamente il prestito: 2037.

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Vai a Bruxelles alla fine della settimana durante la quale la Commissione Europea ha discusso l'accordo del TTIP e resti amareggiata constatando che il disinteresse nei confronti dell'argomento che regna in Italia non è così estraneo oltre le Alpi.

Eppure, il fatto che le discussioni portate avanti dalla Commissione Europea siano segretate e che nella gestione dello scandalo sullo spionaggio da parte dell'NSA sia avvenuta trattenendo al massimo i nervi onde evitare decisioni affrettate e rotture tra le due sponde dell'Atlantico dovrebbero essere dei segnali. E invece no, in Italia quasi nessuno parla del Transatlantic Trade and Investment Partnership, l'accordo che permetterà di creare un'unione doganale tra Europa, Stati Uniti e Canada dando così realizzazione al recondito sogno della “NATO del commercio”.

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Intervista al Direttore Dell'Irpet, Stefano Casini Benvenuti

In occasione della presentazione del rapporto Irpet, “la Toscana oltre la crisi”, ci soffermammo sulle parole del Presidente Rossi che richiamava la necessità di “sostenere le eccellenze“(#1) per trascinare il resto” (cfr. Uscire dalla crisi restringendo il campo degli aiuti?).

Il rapporto stesso sottolineava che intorno alle imprese eccellenti “potrà costituirsi una nuova fase espansiva cercando, da un lato, di far fronte alle loro esigenze e, dall'altro, forzando la loro capacità di trasmettere effetti su resto del sistema”.

Abbiamo chiesto al direttore dell'Irpet, Stefano Casini Benvenuti, di ampliare i tratti di quella che inizia a profilarsi come una nuova strategia di politica economica toscana.

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Lunedì mattina l'Irpet ha presentato i numeri e le caratteristiche dell'economia e del mercato del lavoro toscani che, come d'altra parte era prevedibile, confermano le preoccupazioni su uno stato di crisi economica e dell'occupazione ancora lontano dall'essere superato.

Pur nel contesto generalmente negativo, l'Irpet ha voltuo soffermarsi su alcuni segnali che potremmo dire incoraggianti, o comunque controtendenza, osservando che esiste in Toscana un piccolo motore, costituito da circa 3200 imprese che hanno mostrato performance molto positive, aumentando fatturato e occupazione oltre il 20% della media regionale.

Questo dato è stato richiamato anche dal presidente Rossi, che, ha annunciato la fine degli “incentivi a pioggia” e un esplicito impegno della Regione Toscana a “sostenere le eccellenze per trascinare il resto” (Repubblica Firenze, 4 febbraio 2014).

Pubblicato in Toscana

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