Martedì, 14 Marzo 2017 00:00

Indecorose e libere, disobbedienti e sovversive, indecenti e antimoraliste: femministe

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Indecorose e libere, disobbedienti e sovversive, indecenti e antimoraliste: femministe

"Passeggiata in rosa", "festa delle Donne" è questo quello che si legge in molti dei quotidiani italiani all'indomani, dallo Sciopero Globale delle Donne; promosso in occasione della Giornata internazionale della donna alla quale hanno aderito ben cinquanta Paesi* di tutti il mondo – lanciato inizialmente dalle donne argentine di Ni una menos – è stato uno straordinario momento di lotta.

"A day without a woman", è lo slogan che è stato scelto in america, “se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo" è lo slogan con cui decide di rispondere la rete "Non Una Di Meno" che ha dimostrato la sua forza sin dal suo lancio, lo scorso 26 - 27 novembre, inondando di energie e proposte politiche le strade romane.

Una marea gioiosa e autodeterminata di milioni di identità che in Italia, e nel mondo, ha scelto di unirsi "dal basso" come nelle migliori storie di lotta, in uno sciopero globale delle donne che, nonostante l'ottusa scelta di alcuni sindacati che hanno apertamente deciso di non esserci, ha dato prova della sua forza. Ventiquattro ore di astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo, retribuito e non retribuito. L'invasione della marea è giunta con sciarpe, boa di piume, fiocchi, parrucche, tutto rigorosamente in nero e fucsia (colori della giornata) che ha ribadito, con slogan e canti, il suo NO alla violenza di e del genere, che per ventiquattro ore ha imposto la sua lotta politica e la sua visione della società.

Nel momento, in cui la politica globale, ci mostra un quadro di desolazione e confusione, si fa avanti un movimento lontano dai leaderismi, un movimento composto da compagn@ creativi e determinati, un movimento che con ironia e rabbia afferma il suo protagonismo, che non ha paura di definirsi femminista, che si schiera apertamente al fianco di tutte le identità mutevoli contro la violenza etero-patriarcale e machista. Un movimento che nasce da milioni di persone che, in diverse parti del globo, cercano in modi differenti di creare adesso un mondo nuovo, aldilà dei confini, dei generi, delle razze.

Un movimento capace di difendersi tanto dal potere costituito, dagli attacchi storici della destra ma, anche da quello sguardo pater/maternalista (tipico di una cerca sinistra) che crea gerarchie anche nei gesti di rivolta; perché si sa "la lotta si, con il tuo corpo ma solo come la intendiamo noi", che non ha ancora capito che stigmatizzare, dividere le donne in "per bene ed in per male", "in sante o puttane", "in gesti opportuni e inopportuni", in compagne che "sanno come fare la lotta e quelle che non lo sanno" è già violenza.

Uno sciopero globale che ha radici lontane, dalle grandi manifestazioni contro la violenza che hanno popolato l'Argentina, alla Czarny Protest che ha animato la Polonia contro le norme restrittive riguardo i diritti sessuali e riproduttivi, alla protesta spagnola di "Yo decido. El tren de la libertad" contro chi provava nuovamente a legiferare negando la libertà delle donne e tagliandone i diritti1.

Al centro delle iniziative che hanno animato numerosi cortei, azioni di lotta, assemblee e sit-in, flash mob, nelle città italiane (da nord a sud) gli otto punti sull'otto marzo elaborati da Non Una Di Meno durante la due giorni bolognese dello scorso 4/5febbraio: l'autonomia e la laicità dei centri antiviolenza, la piena attuazione della Convenzione di Istanbul, il libero accesso alla salute sessuale e riproduttiva, un reddito di autodeterminazione, politiche migratorie che garantiscano la libera circolazione delle persone, una scuola che educhi alla valorizzazione delle differenze, spazi liberi per le donne e per i femminismi, immaginari che vadano oltre gli stereotipi.

Ventiquattro ore senza le donne, in uno sciopero che è stato un modo di prendersi del tempo per sé e per poi camminare insieme; un momento di riflessione e condivisione intima e allo stesso tempo politica.

Uno sciopero dirompente ed indipendente che riconosce la violenza, la costrizione, l’imposizione in tutte le sue forme, in tutti i suoi volti.
Uno sciopero per rivendicare che "Come i corpi, anche le anime possono morire di fame, per questo vogliamo il pane, ma vogliamo anche le "mimose"2.
Uno sciopero di corpi sovversivi, respiri consapevoli, identità entusiasmate, pensieri ed emozioni imprevisti ed imprevedibili, gioia e meraviglia come tasselli di lotta politica.

Judith Butler3 ne "L’alleanza dei corpi"4 scrive:

"Quando i corpi si raggruppano nelle strade, nelle piazze o in altre forme di spazio pubblico incluse quelle virtuali, essi esercitano un diritto plurale e performativo di apparizione, un diritto di affermazione e di insediamento del corpo al centro del campo politico e, nella loro funzione di espressività e di significazione, pongono l’istanza corporea di un insieme di condizioni economiche, sociali e politiche più vivibili, sottratte alle forme indotte dalla precarietà”.

Il globo, l'otto marzo, è stato invaso da corpi, dalle vite di donne, che non si sono mai arrese. Come negli anni '70, le femministe si sono riprese la scena, gli stessi sguardi e la stessa determinazione di coloro che le hanno precedute ma in un contesto totalmente nuovo.

Uno sciopero che è solo una tappa di una rivoluzione sociale e politica femminista che torna ad imporre voce e corpi, gioia e rabbia, la marea non si può ignorare. Vuol diventare oceano, l'appuntamento è per l’assemblea nazionale dei tavoli di lavoro in programma per il 22-23 aprile a Roma.

Paesi aderenti allo sciopero: Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Canada, Cambogia, Chad, Chile, Colombia, Repubblica Dominicana, Corea del Sud, Costa Rica, Repubblica Ceca, Cina (Hongkong), Ecuador, El Salvador, Fiji, Finlandia, Francia, Guatemala, Germania, Honduras, Haiti, Ungheria, Irlanda del nord, Repubblica irlandese, Israele, Lituania, Malta, Messico, Montenegro, Myanmar, Nicaragua, Pakistan, Panama, Paraguay, Peru, Portogallo, Porto Rico, Russia, Scozia, Senegal, Spagna, Svezia, Tailandia, Turchia, Ucraina, Uruguai, Venezuela.

Rose - famoso slogan con cui le operaie tessili parteciparono agli scioperi del Massachusetts nel 1912.

3 filosofa post-strutturalista statunitense. Si occupa di filosofia politica, etica, teoria letteraria, femminismo e Queer Theory

4 L’alleanza dei corpi, trad. it. Federico Zappino, Nottetempo, Milano 2017

Ultima modifica il Martedì, 14 Marzo 2017 15:57
Ketty Bertuccelli

Sono nata e vivo a Messina. Pensatrice sovversiva: antifascista, comunista, femminista, interista 

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