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Giovedì, 06 Febbraio 2014 00:00

Morire lavorando, prima della pensione

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"Non stiamo discutendo di quanto il nostro lavoro sia gravoso. Stiamo parlando del fatto che moriamo prima". 

Una ricerca ha indicato in 64,5 anni la vita media di un macchinista, mentre la riforma Fornero prevede per questi lavoratori i 67 anni di età per andare in pensione. La salute di chi manda avanti i treni è compromessa da diversi fattori, tra cui i turni aciclici con una discreta quantità di servizio notturno e il microclima della cabina di guida. 

Questo dato non è argomento di discussione.

Davanti alla stazione Termini sono riuniti oltre 100 ferrovieri, insieme ai deputati di diverse forze politiche. Titti Di Salvo (SEL), Davide Tripiedi (M5S), Claudio Cominardi (M5S) e Salvatore Cavallo dell'ufficio dell'Onorevole Gnecchi (PD). I parlamentari ammettono che nessuno alla Camera mette in discussione che si tratta di rimediare ad un evidente errore. Eppure è circa due anni che la rivista dei macchinisti ancora In Marcia è costretta a portare avanti una campagna di sensibilizzazione della classe politica sull'età pensionabile della categoria.

Il 16 e 17 dicembre 2013 in Commissione bilancio sono stati presentati una serie di emendamenti che provavano a eliminare la "svista" del precedente governo. Il ruolo dell'allora viceministro dell'economia è stato "determinante per il mancato sostegno del Partito Democratico alle proposte del Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia e Libertà". Qui "Fassina chi?" non è una battuta che fa sorridere.

Dal 2009 è entrato in vigore l'Agente solo, che prevede un solo macchinista alla guida dei treni. "Negli altri paesi d'Europa dove accade una cosa simile si va in pensione a 54/55 anni". Ovviamente i ferrovieri italiani sono sottoposti alle visite mediche secondo i parametri europei e qualcuno definisce "quasi impossibile" arrivare ideonei oltre i 60 anni dovo anni di lavoro usurante. 

I macchinisti si propongono ai parlamentari presenti per essere presi in considerazione come consulenti gratuiti per la commissione tecnica che sembra verrà istituita per "armonizzare" una serie di realtà lavorative, al di fuori della trappola delle coperture economiche.

L'Onorevole Di Salvo garantisce che SEL continuerà a presentare il suo emendamento (qui) ogni volta che sarà possibile, per quella che ritiene una "battaglia di civiltà". Come sosterrà anche Cavallo (PD) inserisce la questione in un problema più generale che ha riguardato la riorganizzazione della previdenza sociale.

Lo scandalo Mastrapasqua è scoppiato da pochi giorni, ma qui quest'ultimo non viene criticato per una questione morale di incarichi multipli. Il problema è che si è unificato tutto il welfare sotto l'INPS, commissariandola di fatto, ovvero concentrando tutti i poteri (senza controbilanciamenti) nelle mani del solo presidente, che si è quindi ritrovato a gestire "quasi da monocrate" un giro di 700miliardi di euro. In questo quadro al Parlamento non arrivano neanche i dati esplicitamente richiesti, nonostante l'INPS rappresenti "una delle più grandi banche dati d'Italia" (il caos degli esodati che ha travolto la stessa Fornero è esemplificativo).

Ai "cittadini" eletti sotto il nome di Grillo viene facile strappare il maggior numero di applausi (anche se nessuno viene contestato, nonostante le molte osservazioni ricevute dal "democratico" presente). Tripiedi si confonde sull'età. "I macchinisti hanno un'aspettativa di vita di 54 anni". La sala mormora e scoppia in una risata nervosa. Un macchinista si impone: "è giusto, i 64 anni erano calcolati sulle vecchie condizioni di lavoro. Ora è peggio". Né Tripiedi né Cominardi si confondono però sul considerare sbagliate le questioni poste dal Partito Democraico. Non può essere colpa della Ragioneria di Stato o delle questioni di copertura economica. Se tutto il Parlamento ritiene un errore la "svista" sui macchinisti, allora non possono volerci due anni per trovare una soluzione. Nel frattempo un'intera categoria di lavoratori rischia morire, in media, prima di arrivare alla pensione.

Effettivamente, per quanto il 5 Stelle si mostri ingenuo, inadeguato e discutibile, continua a trovare delle praterie quando si tratta di contestare una politica che sui temi del lavoro ha rinunciato ad essere politica.

Foto tratta da www.fotocommunity.it

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Febbraio 2014 20:31
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it

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