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Mercoledì, 07 Marzo 2018 00:00

Ciao capitano

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Ciao capitano

Salgo le scalinate della stazione di Campo di Marte in una serata umida e piovosa appena uscito da lavoro.

Un percorso fatto tante volte, tantissime domeniche, verso la partita.

La mia più vecchia sciarpa ormai logora e consumata dai lavaggi, che tenevo in camera come cimelio di un abbonato allo stadio Artemio Franchi dal disastroso 2002.

Ma quando arrivo alle cancellate dello stadio non trovo la folla rumorosa e gioiosa che attende di vedere cosa combinerà la Fiorentina.

Le persone presenti hanno tutti gli occhi lucidi come me e con lo stesso gesto lasciamo qualcosa, che sia una sciarpa come la mia o un messaggio, oppure una semplice carezza.

La cancellata adiacente alla Tribuna è completamente rivestita da sciarpe, messaggi, bandiere, striscioni.

Uno, enorme, racchiude il messaggio di dolore di una intera città: "Ciao capitano".

Davide Astori ci è venuto a mancare in una maledetta domenica di marzo. Non era come le altre, c'erano le elezioni politiche in corso. La notizia mi ha colpito mentre ero al lavoro al seggio, così forte che ho dovuto assentarmi un momento. In un mondo impazzito di rabbia, siamo ormai abituati alla retorica contro i calciatori strapagati, viziati, bamboccioni, ignoranti.

Come se la responsabilità della crisi politica, economica e sociale che stiamo attraversando sia da imputare a un mondo che da decenni ormai è un ricco business, acutizzato dalla pubblicità di questi ultimi anni e dai suoi ricchi profitti. Parallelamente, è diventata ormai consuetudine il rito della cerimonia collettiva sui social alla scomparsa di un personaggio famoso. Di cosa ci stupiamo ancora devo capirlo, in un mondo che vive di retorica contro altra retorica. Da tifoso, ne sono rimasto profondamente colpito.

Vedere un ragazzo di 31 anni tutte le domeniche, che sia alla televisione o da un seggiolino dello stadio, condividere emozioni e lasciarsele creare guardandolo giocare, non può non creare un legame speciale. Insieme alla passione forte per quello sport e per questa squadra.

Una Fiorentina che quest'anno sta attraversando una stagione particolare: squadra nuova e giovane, con l'età media più bassa del campionato di serie A; clima di contestazione perenne contro la proprietà; risultati che stentano ad arrivare e il rischio, come tante transizioni, di una classifica anonima. Davide Astori si era ritrovato a guidare un gruppo giovanissimo in una stagione così difficile, ultimo membro di una squadra che aveva regalato ottimi risultati negli anni passati.

Un difensore forte, roccioso, buon mancino con il quale impostava l'azione.

Stagioni in passato importanti a Cagliari dopo le giovanili al Milan, poi una stagione alla Roma dove misteriosamente non fu riscattato. L'approdo a Firenze e alla maglia viola, titolarissimo, convocazioni in Nazionale e il riconoscimento sportivo da tutto il mondo del calcio. Era stato naturale per il nuovo allenatore Stefano Pioli affidare a lui la fascia di capitano. In una squadra che negli anni passati ha sempre avuto capitani eccellenti, prima umanamente che sportivamente. Davide Astori infatti era un capitano anche fuori dal campo: non è solo un riconoscimento post mortem, ma un pensiero ribadito anche in passato dai tanti allenatori, da Lopez al Cagliari sino a Pioli, che lo hanno allenato.Un calciatore di altri tempi, lo ha definito ieri Gianluigi Buffon. Amato dai compagni di nazionale e nelle società dove ha giocato, rispettato dagli avversari, adorato dai tifosi sportivamente e umanamente.

A Firenze si era innamorato della città, c'è nata sua figlia dalla compagna ex showgirl che, a suo dire, proprio grazie ad Astori ha lasciato la televisione per occuparsi a tempo pieno del compagno e della figlia. Due cuori adesso straziati dalla perdita di un compagno e di un babbo.

Astori viveva la città come la vive un fiorentino, passando il tempo libero assaporando il centro storico. Tanto volontariato al Meyer, legami con società minori sul territorio cittadino, un senso di appartenenza che si era creato grazie anche alla sua forte volontà di vestire la maglia della Fiorentina. Un cuore spezzato ha interrotto tutto questo, il suo oltre a quello di tutti noi e della famiglia. L'autopsia di oggi ha certificato una morte naturale, in quella lacuna medica purtroppo inevitabile dovuta alla grande complessità del corpo umano e dei suoi organi, soprattutto nell'ambito delle patologie cardiache improvvise.

Non sono bastati i continui controlli, le visite mediche, la paura del ripetersi di episodi strazianti come la morte in campo di Morosini qualche anno fa a Livorno o il decesso dell'ex capitano del Siviglia Antonio Puerta. Astori si è addormentato nella sua stanza d'albergo, la sera prima della gara di Udine. La sua riconosciuta professionalità ha insospettito i compagni e l'allenatore, che non l'hanno visto arrivare per primo alla colazione e l'aumentare del suo ritardo.

Il campionato italiano si è fermato: pochi anni fa forse non sarebbe successo. Nemmeno davanti alle reazioni del portiere del Genoa Perin che ha abbandonato il campo in lacrime prima dell'inizio di Genoa-Cagliari, così come molti ex compagni della squadra sarda dello stesso Astori. Gli stessi giocatori di tutta la serie A si sono mobilitati in tempo reale per fermare lo spettacolo del pallone davanti alla morte. Purtroppo in passato non è stato così, davanti alla morte di altri calciatori e di tifosi.

Ci auguriamo sia un segnale positivo di una ritrovata umanità del mondo del pallone in Italia. I funerali si terranno giovedì mattina presso la basilica di Santa Croce, domani la camera ardente a Coverciano.

Il mondo del calcio saluta un ragazzo tranquillo, corretto dentro e fuori dal campo, generoso, estremamente professionale e lontano dall'immagine stereotipata del calciatore contemporaneo. Un capitano degno di tale nome e di questo ruolo, con quella fascia che nonostante tutto ha ancora un grande significato oggi per gli appassionati e per gli addetti ai lavori. Una figura importante per queste sue qualità anche per il calcio giovanile, che in tutte le categorie deve ritrovare il suo ruolo anche educativo e di formazione, come tutti gli sport.

Davide Astori era già parte della storia della Fiorentina, per tutte le qualità espresse. Questa tragedia legherà indissolubilmente il suo nome alla squadra viola e a noi tifosi. Che dobbiamo stringerci intorno a questo gruppo giovane che porta la nostra maglia, adesso devastato dalla perdita.

Condivido le parole del compagno di squadra Riccardo Saponara: "Ovunque tu sia ora, continua a difendere la nostra porta e dalle retrovie illuminaci il giusto cammino. O capitano, mio capitano. Per sempre mio capitano".


 Immagine liberamente ripresa da the18.com

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2018 23:48
Marco Saccardi

Nato a Bagno a Ripoli (FI) il 13 settembre 1990, sono uno studente laureato alla triennale di Storia Contemporanea presso l’Università di Firenze, adesso laureando alla magistrale di Scienze Storiche. Appassionato di Politica, amante della Storia, sono “fuggito” dal PD dopo anni di militanza e sono alla ricerca di una collocazione politica, nel vuoto della sinistra italiana. Malato di Fiorentina e di calcio, quando gioca la viola non sono reperibile. Inoltre mi ritengo particolarmente nerd, divoratore di libri, film e serie tv.

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