In fondo all'articolo la locandina dell'iniziativa di presentazione del libro, prevista per il 15 febbraio 2014

Utopie letali di Carlo Formenti potrebbe essere definito una provocazione, purché non si intenda con questo termine un intervento arrogante che interrompe una discussione altrimenti civile. All’opposto il libro rompe, con determinazione ma senza mancare di rispetto verso nessuno, una serie di ambiguità che caratterizzano i confronti della sopravvissuta sinistra italiana.

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Lunedì, 03 Febbraio 2014 23:56

La Seves è aperta e piena di vita

Affacciandosi ai cancelli al 360 di via Reginaldo Giuliani a Castello chiunque avrebbe pensato di aver sbagliato posto: uno la sera esce di casa per andare a portare la propria solidarietà ai lavoratori della Seves che hanno deciso di occupare la fabbrica e si trova davanti una folla enorme di persone che aspettano di entrare.

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Oltre 400 rappresentanti a Milano il 20 dicembre di oltre 170 RSU dell'industria e del pubblico impiego, quasi tutte unitarie, più i rappresentanti dei pensionati e di organizzazioni di esodati, donne senza reddito alcuno, lavoratori precari, disoccupati; un clima di combattività e di decisione a non fermarsi; un programma preciso e radicale di lotta alla controriforma Fornero delle pensioni e di rifacimento di un sistema pensionistico equo e civile; una critica dura e argomentata alla politica dell'attuale governo Letta-Alfano, per la sua rigorosa continuità rispetto al precedente governo Monti ovvero a una politica che ha scaricato sui lavoratori e sui pensionati i costi della crisi e il cui obiettivo di fondo è la redistribuzione della ricchezza sociale a favore di chi già è ricco, di una borghesia largamente parassitaria e vorace, della grande finanza speculativa; una critica dura e argomentata alle politiche recessive e antisociali dell'Unione Europea: niente male. Niente male quanto a dichiarazione aperta di un'intenzione sia politica che sindacale di lotta dura e senza paura da parte degli organismi di rappresentanza dei lavoratori sui luoghi di lavoro.

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Una conferenza teatrale per non esperti”. Con queste parole Alberto Pagliarino tranquillizza il suo pubblico: per seguire e capire Pop Economix non bisogna essere esperti di economia e finanza. Anzi, l'obiettivo è proprio quello di rendere accessibile questo mondo fatto di specialisti anche a chi, come lui, è una pecora nera che ha frequentato il DAMS circondato da una famiglia di ragionieri e bancari.

Giovedì sera la Sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Firenze era piena di gente. Che sia stata la curiosità di vedere uno spettacolo teatrale organizzato in CGIL, la fama che circonda il progetto oppure l'attrattiva delle lasagne offerte? Nessuno può dirlo. Ma di sicuro dopo 55 minuti volati, tutti siamo usciti sapendone qualcosa in più e con una pulce nell'orecchio.

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La scorsa settimana, mentre divenivano di pubblico dominio le intercettazioni che ritraggono il ministro della Giustizia italiana nel pieno del suo “intervento umanitario” in favore di Giulia Ligresti, i licenziamenti politici e le denunce ai lavoratori in sciopero si attuavano con costanza e spietata freddezza.

Mentre emergeva che il ministro e la compagna di Salvatore Ligresti entrarono in contatto diretto fin dai primissimi giorni dell'arresto e che l'anoressia della detenuta diveniva un problema grave a tal punto da mobilitare il ministro della Repubblica, giunto a spendersi personalmente per monitorare le condizioni dell'arrestata Ligresti; l'inedia tra i lavoratori che negli scorsi mesi rivendicarono i propri diritti rimettendoci il posto di lavoro ha cessato di essere un problema di competenza della politica.

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Martedì, 15 Ottobre 2013 00:00

La vicenda di Alitalia, secondo i lavoratori

Le tormentate vicende dell'ex compagnia di bandiera italiana sono ricche di colpi di scena, l'ultimo in ordine di tempo la possibilità dell'ingresso in Alitalia di Poste Italiane. Per avere un quadro più preciso abbiamo intervistato Andrea Cavola dell'Esecutivo nazionale USB-Trasporto Aereo.

1) Partiamo dalle radici della crisi di Alitalia, l'accumularsi impetuoso di debiti: secondo l'USB qual'è la causa di questa situazione debitoria e di chi sono le responsabilità connesse?

Come Usb riteniamo che le motivazioni siano duplici: una esogena che è l'assenza di una politica del trasporto aereo nel nostro Paese che consente, ad esempio, il proliferare di aeroporti uno vicino all'altro senza un preciso indirizzo industriale o il permettere l'atterraggio delle compagnie low cost negli aeroporti internazionali quali Roma e Milano.

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La presentazione del numero 2 (il terzo) del cartaceo Il Becco, è stata l'occasione per proseguire con la discussione su come è cambiato il mondo del lavoro in questo nuovo millennio. Sotto l'etichetta #nonètempodilavorare si sta infatti sviluppando un dibattito articolato, a partire da un'iniziativa del 25 giugno 2013.

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Intervista a Giovanni Mazzetti, il cui ultimo libro è uscito da poco: Dare di più ai Padri per far avere di più ai figli, di cui consigliamo la lettura e su cui contiamo di tornare nelle prossime settimane.

1) A inizio Luglio sei intervenuto per la seconda volta in due settimane nel dibattito avviato su “Sbilanciamoci”, con l’articoloLa torre di Babele della sinistra, nel quale, eri evidentemente mosso dallo sconforto per l’andamento del dibattito, ma anche fiducioso sulle sue potenzialità; ad oltre due mesi e dopo un'altra decina di contributi che bilancio trai dal tuo “appello”?

Sono convinto che la situazione attuale sia senza speranza. Appena le argomentazioni causano la suscettibilità di qualcuno degli interlocutori tutto finisce su un binario morto. La maggior parte dei compagni ha paura del disorientamento che viene causato dal confrontarsi con argomentazioni critiche che non si riescono ad afferrare immediatamente e chiude i canali di comunicazione.  Se tu sostieni apertamente, come ho fatto, che la rivendicazione del “reddito di cittadinanza” – non dell’indennità di disoccupazione che la storia ha dimostrato essere un sacrosanto espediente di fronte all’incapacità di creare il lavoro necessario – rappresenta una forma di parassitismo, scoppia lo scandalo. È indicativo che né il manifesto, né Sbilanciamoci abbiano voluto pubblicare un mio articolo nel quale cercavo di dimostrare che, invece di una cultura alternativa, la sinistra radicale sta producendo una mediocre poltiglia consolatoria. Come ricordava Danilo Dolci citando un vecchio proverbio siciliano “chi gioca solo non perde mai”.  Purtroppo però il gioco che c’è nella società va avanti senza di lui,

2) Come continueresti il confronto, presupponendo la chiave che proponevi nell’articolo: L’idea che – i propri progetti - debbono legarsi con il progetto, l’attività, i mattoni e la calce degli altri?

Il problema è che la calce degli altri deve essere disponibile, e cioè deve entrare nel processo di “costruzione” del sapere alternativo. Se gli altri si ritraggono impauriti e non mettono a disposizione la loro calce, cioè non si scontrano con te argomentando in maniera critica, tu resti senza materiale. Se tu ricostruisci il processo di formazione di Marx, dagli scritti giovanili per la Reihnische Zeitung, alla Sacra Famiglia, alla Miseria della filosofia, perfino al Manifesto, troverai ovunque che egli ha svolto un percorso di differenziazione che procedeva proprio perché quelli dai quali dissentiva non avevano timore a manifestare la loro posizione.  Per fortuna qualche studioso capace di un’interazione c’è. Marino Badiale, ad esempio, ha fatto una lunga critica alle mie posizioni contro la decrescita che non mi trovano d’accordo, ma che nel tono e nel contenuto sono dirette a generare un confronto. Tutto l’opposto di quello che i sostenitori del “reddito di cittadinanza” hanno fatto fin dalla mia radicale critica del 1997 in Quel pane da spartire

3) La critica che sviluppi nell’articolo alle posizioni di Bevilacqua e Bascetta, cosa lascia di propositivo nelle loro posizioni che può “legarsi” con le altre che elenchi con precisione ad inizio articolo?

Alcuni sostenitori del “reddito di cittadinanza” partono da un argomento che, formulato in maniera analitica, è condivisibile. Non tutti usano espressioni adeguate, tant’è vero che in molti usano pedissequamente l’argomento rifkiniano de “la file del lavoro”.  Ma qualcuno è un po’ meno grossolano e sostiene che è diventato difficile riprodurre il rapporto di lavoro salariato.  Lo stesso Bevilacqua muoveva timidamente in questa direzione, anche se poi non ne faceva la struttura portante del discorso. Il perché, a mio avviso, è presto detto: nessuno o quasi nessuno a sinistra vuole non sentirsi “libero”. Cioè accetta di non attribuire alle proprie posizioni l’attributo di scaturire da un atto di libertà. Ma il problema non è quello di agire sulla base delle nostre determinazioni arbitrarie, quando di affrontare le questioni per come si presentano oggettivamente nella dinamica sociale. Per questo non è una questione di libertà scegliere tra “reddito di cittadinanza” e reddito connesso alla partecipazione al lavoro resa possibile dalle sua redistribuzione tra tutti

4) A conclusione del tuo “Contro i sacrifici Governo di tecnici o congrega di maldestri stregoni?”, elenchi una serie di punti dove prevalgono i termini: recupero della consapevolezza, approfondimento, elaborazione, che definisci come necessità di un processo di formazione. Quanto bisogno c’è di formazione a sinistra? E in che rapporto sta con la mobilitazione, che a sinistra sempre si invoca?

Quando descrivo la situazione culturale attuale della sinistra – anche di quella radicale – uso l’espressione “analfabeti della socialità”. Con questi termini intendo dire che i militanti non conoscono l’ABC dei rapporti sociali e del modo in cui sono emersi attraverso lo sviluppo storico. Essi condividono l’illusione borghese di essere già degli individui socialmente consapevoli. Per loro gli elementi dinamici propri dell’approccio relazionale sono acquisiti solo in forma talmente rozza da non consentire alcun passo avanti. Come sai per alcuni anni ho fatto parte del Dipartimento Formazione del Partito della Rifondazione Comunista con Bruno Morandi, ma da quel lavoro non è scaturito altro che la casuale influenza su questo o quel militante, perché il partito non sentiva alcun bisogno di un processo di formazione. Con i risultati che tutti possiamo constatare.

5) A primavera hai tenuto un ciclo di quattro seminari di Alta formazione, come sono andati? Emerge da questa esperienza un indicazione utile per una sua riproduzione anche da altre parti?

I seminari sono andati bene nel senso che hanno visto una buona partecipazione. E credo che li ripeterò nei prossimi mesi. Tuttavia per fare un passo avanti ci sarebbe bisogno di una istituzionalizzazione della cosa, nella quale il processo di costruzione di un sapere alternativo non viene lasciato al personale coinvolgimento dei militanti che vi partecipano.

Immagine tratta da rosswolfe.wordpress.com

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La domanda con la quale Mercedes Frias ha aperto l'incontro con Bill Fletcher organizzato dall'associazione Prendiamo la parola lo scorso 21 settembre al Circolo Le Torri a Firenze non poteva fornire un migliore spunto: è possibile pensare, nell'Italia di oggi, ad un'alleanza a sinistra che riesca a costituire il filo conduttore per la creazione di un fronte trasversale in difesa (ed organizzazione, aggiungo) tra gli esclusi?

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Il piano di dismissioni annunciato da Letta non ha potuto non allarmare le organizzazioni sindacali, in primo luogo per ragioni occupazionali quelle genovesi, sui concreti rischi di desertificazione industriale del nostro Paese. Su quanto avvenuto, sui rischi e sulla situazione attuale abbiamo ascoltato l'opinione di Bruno Manganaro, Segretario della FIOM genovese.

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