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Lunedì, 09 Aprile 2018 00:00

Il Muos è “condonato”: la rabbia delle collettività niscemese (e non solo) aumenta

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Il Muos è “condonato”: la rabbia delle collettività niscemese (e non solo) aumenta

La notizia è di quelle roboanti, per certi verse inaspettate, senonché contradditoria: Il MUOS, sistema satellitare NATO impiantato nella sughereta di Niscemi è di fatto “condonato”. Una notizia, scaturita dalla sentenza pronunciata dal tribunale monocratico di Caltagirone inequivocabile quanto inattese: “il fatto non sussiste”, frase che riassume lo scagionamento dal procedimento contro un dirigente della Regione Siciliana e tre imprenditori accusati di violazione della legge ambientale a Niscemi in provincia di Caltanissetta.

Le conseguenze di questo nuovo atto che interessa questa porzione di Sicilia, è il rigetto della richiesta di confisca della grande opera per l’ipotizzato (dall’accusa) abusivismo edilizio. Il procuratore, aveva chiesto in prima istanza, per gli imputati, un anno di arresto e 20 mila euro di sanzione amministrativa per ciascuno dei coinvolti nella vicenda nissena. Era stato infatti il Procuratore Giuseppe Verzera a sostenere che l'impianto fosse stato realizzato senza la prescritta autorizzazione.

Le vicende del Muos sono ataviche e rimandano a diversi anni di lotte che interessano non solo la comunità locale, ma tutta la regione e in generale il Paese; poiché la questione delle spese militari, la nuova “corsa agli armamenti” è qualcosa di assoluto dominio pubblico, non solo territoriale. "Lo Bue dice che non sussiste il fatto – commenta Samanta, del coordinamento Mamme No Muos di Caltagirone – prima di sapere le motivazione che hanno portato a questa sentenza passeranno una decina di giorni, noi basandoci sulle dichiarazioni del Procuratore (Varzera nda) siamo certi di stare dalla parte giusta, anche perché qualcuno dovrà spiegarci come sia possibile l’impianto di un’opera così ingombrante all’interno di una riserva definita tra le altre cose zona A" – parole chiare e nette di chi nonostante tutto non si fermerà e continuerà la sua battaglia.

In attesa quindi delle cause che hanno portato il giudizio della vicenda rigettando di fatto l’accusa, risulta almeno contraddittoria la notizia, alla luce di quello che in Sicilia si sta facendo, da un anno soprattutto, per combattere l’abusivismo edilizio che ad onor del vero è stata una piega nei decenni precedenti per tutta l’isola, soprattutto le sue coste. Abbiamo assistito all’attuazione, dopo anni di ritardo, di sentenze passate in giudicato sulle edificazioni selvagge che hanno contraddistinto questa terra e che in generale testimoniano il disastro raccontato dall’ISPRA ogni anno con i suoi bollettini sul consumo di suolo, perché a fronte di posizioni chiare di figure istituzionali come un Procuratore della Repubblica questo passo indietro? Uno scenario ancora poco chiaro e che attende nel merito elementi chiarificatori, in seconda analisi rimane celato il passaggio che determina il rigetto quando in prima analisi si diceva che la zona era inedificabile.

"La lotta No Muos – continua Samanta – non si fermerà a questa sentenza, lo dobbiamo alla nostra gente, ai nostri figli e a noi stessi, proveremo a coinvolgere sempre di più le persone che attraversano questi luoghi ogni giorno, lavorando con tutti dai più piccoli agli adulti. Sarebbe bellissimo e auspicabile rendere consapevoli tutti dei rischi che comporta avere un’opera del genere sul nostro territorio; in prima analisi la salute per via dell’inquinamento elettromagnetico, poi l’aspetto ambientale dove il cemento ha mangiato ettari di un bellissimo Patrimonio collettivo, e dulcis in fundo l’aspetto 'bellico'; cosa significa che questa è un’opera di difesa? Perché programmare le nuove guerre e farle partire da questa terra? Siamo dimenticati ma non ci fermeremo" – il nuovo capitolo della saga a brevissimo, dove magari scopriremo che la Repubblica invece di difendere il suo Patrimonio storico-paesaggistico, ha deciso di difendere quello militaristico (per giunta di altri).

 

Immagine ripresa liberamente da palermo.repubblica.it

Ultima modifica il Domenica, 08 Aprile 2018 12:46
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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