Dopo la bocciatura referendaria alle ultime proposte dei creditori, ripartiranno le trattative tra la Repubblica ellenica e la troika? Il 61% di “no” alle misure recessive offerte ad Atene ha suscitato la reazione fuori dalle righe dei socialdemocratici tedeschi Gabriel e Schulz, una reazione non dissimile a quella dei loro colleghi di coalizione (in Europa, in Germania e se vi governassero anche su Plutone) della CDU.
Per il Presidente dell'Europarlamento vi è addirittura la necessità di fornire “aiuti umanitari” alla Grecia: una nostalgia per le poor laws che spiega molto della crisi da subalternità delle socialdemocrazie europee.
Grecia: il modello Marchionne come modello politico
Era il 15 gennaio 2011 quando l'amministratore delegato Sergio Marchionne che aveva appena trascinato la casa automobilistica fuori da Confindustria, festeggiava la vittoria del Sì al referendum alla Fiat di Mirafiori. La bruciante sconfitta dei 5.400 lavoratori delle carrozzerie comportava il taglio delle pause, la repressione dell'assenteismo, più turni settimanali e la triplicazione degli straordinari annuali. Così il contratto di lavoro nazionale, ultimo strumento di difesa collettiva a disposizione dei lavoratori venne progressivamente smantellato azienda per azienda. La paura di perdere il lavoro, sotto la minaccia del padrone che aveva promesso che in caso di vittoria del No avrebbe non solo bloccato ogni possibile investimento, ma pure delocalizzato, aveva prevalso. La minaccia di delocalizzare aveva creato un leading case di taglio secco di diritti alla faccia di tutte le normative europee di contrasto al dumping sociale.
Lo spiazzamento provocato dalla decisione di Alexis Tsipras di sottoporre al giudizio del proprio popolo l’accettazione o meno delle condizioni regressive (è utile ricordarlo mille volte) imposte dalla troika non è ancora cessato che la data del referendum inesorabilmente si avvicina.
È passato solo qualche giorno dal 18 settembre, dal referendum sull'indipendenza scozzese e già sembra che niente sia successo.
Dopo che televisioni e giornali hanno improvvisamente scoperto che in Scozia esistono istanze indipendentiste e per giorni hanno annunciato servizi, alle volte molto banali, sul tema con musichine a base di cornamuse, dopo la vittoria del “no” tutto tace. Già, perché oramai lo spettro dell'indipendenza, dello sfascio dell'Europa, si è allontanato.
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