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Domenica, 02 Marzo 2014 00:00

Distretto 42: uno sgombero meno facile del previsto

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Sono passate poco più di due settimane dalla mattina del 15 febbraio, giorno in cui il Municipio dei beni comuni, uscito dall'esperienza dell'Ex-Colorificio nel novembre scorso, ha deciso di lanciarsi in un nuovo progetto occupando l'ex-caserma Curtatone e Montanara, abbandonata a se stessa da più di 15 anni, se si esclude il suo utilizzo come parcheggio privato da parte di alcuni militari (e amici in occasioni speciali come la Luminara).

Pur essendo passato così poco tempo, molte cose sono state fatte: i militanti del Municipio fin dal primo giorno hanno lavorato instancabilmente per rendere nuovamente agibili alcune stanze degli edifici e soprattutto l'area verde circostante, fiore all'occhiello dello spazio con i suoi 8000 m2 di estensione e da poco inaugurata con il nome di Parco “Andrea Gallo”.

A questo progetto di ristrutturazione generale si sono poi affiancate le prime attività: progetti come quello degli orti urbani e del Gruppo di Acquisto Solidale (GAS), pranzi popolari, cene interculturali, presentazioni di libri, cineforum. Per ultimo è stata inaugurata la Ciclofficina e molte altre attività, già presenti nell'Ex-Colorificio, avranno modo di riprendere vita nei nuovi spazi, affiancate da altri progetti inediti: le potenzialità sono molte, non mancano fortunatamente le persone e la volontà.

 

FOTO:  (Inaugurazione del Parco “Andrea Gallo”)

Gli abitanti del quartiere sono rimasti positivamente colpiti da quella che ai loro occhi è più una liberazione che un'occupazione e non hanno fatto mancare il loro appoggio, partecipando attivamente ai lavori e riempiendo pagine e pagine della petizione contro lo sgombero. Quale sgombero? Qui dobbiamo fare un passo indietro.

Pochi giorni dopo l'apertura dello spazio era arrivata una denuncia da parte dei militari, più un atto di ripicca per aver perso un parcheggio che altro, dal momento che attualmente si tratta di un bene demaniale; ma questa prima denuncia è stata seguita a breve da quella del Demanio stesso con annessa richiesta di sgombero. Colpo finale è stata la rapidità con la quale il GIP ha posto la firma per procedere allo sgombero. Procedure innaturalmente veloci, se non si vuole parlare di una vera e propria Blitzkrieg da parte dell'amministrazione comunale, con il continuo rifiuto del sindaco Marco Filippeschi di avviare qualsiasi tipo di dialogo con persone trattate  quasi alla stregua di criminali e di comprendere le istanze socio-culturali della cittadinanza. 

Il Municipio dei beni comuni chiaramente non è rimasto con le mani in mano: cercando di ignorare lo spettro di un imminente sgombero (sarebbe il terzo da ottobre ad oggi), ha proseguito le attività e ha continuato la campagna di promozione del luogo con l'intento di farlo visitare e conoscere a più persone possibili, accettando critiche e proposte ed evidenziando l'estrema precarietà della situazione di fronte a quella che di fatto è una repressione in piena regola, una risposta smodata ed inedita.

Di fronte alla sordità delle istituzioni locali è stato deciso di puntare a livelli più alti e mercoledì 26 febbraio una delegazione si è recata sotto la sede nazionale dell'Agenzia del Demanio a Roma. Qui l'esperienza del Distretto 42 è stata accolta in maniera ben più favorevole da una commissione di sei alti funzionari e dirigenti dell'ente che hanno fatto chiarezza su alcuni punti chiave.

Innanzitutto il Demanio ha affermato che non vi è alcuna motivazione per accelerare l'iter di sgombero dell'ex-caserma. Il Ministero della Difesa deve ancora formalizzare il processo di dismissione della Caserma avviato nel 2005 e, in mancanza di finalità per lo spazio, l'Agenzia del Demanio gli ha inviato una lettera chiedendo il via libera per il passaggio del bene al Comune. Quest'ultimo dovrà così decidere se realizzare quel “progetto Caserme” che dal 2008, durante l’amministrazione Fontanelli, si cerca di portare avanti, attraverso una trattativa che finora si è rivelata fallimentare. Il progetto comporterebbe la privatizzazione del Distretto e dell'ex-caserma Artale, che sorge anch’essa nel centro di Pisa, e la costruzione, al loro posto, di residenze, parcheggi ed esercizi commerciali. Oltre a queste caserme il Comune otterrebbe poi la Bechi Luserna, attualmente utilizzata, in seguito allo spostamento del  6° Reggimento di Manovra in una nuova caserma ad Ospedaletto. Realizzazione che andrebbe a costare circa 70 milioni di euro.

Una soluzione molto più semplice e auspicabile potrebbe essere costituita dal federalismo demaniale, con la richiesta del Comune di acquisire Artale e Curtatone e Montanara a titolo gratuito. In questo caso questi luoghi potrebbero diventare  un patrimonio pubblico fruibile da tutti.

La denuncia del Demanio resta, ma è venuta meno l'urgenza dei giorni scorsi. Adesso la questione si gioca soltanto fra Municipio dei beni comuni e l'amministrazione Filippeschi, nella speranza che quest'ultima riesca a comprendere, come diceva Rousseau, di basarsi su un contratto fatto con le persone e che non ascoltarle va contro i suoi reali scopi.

 

FOTO: (Presidio di fronte alla sede dell'Agenzia del Demanio a Roma)

Ultima modifica il Sabato, 01 Marzo 2014 23:45
Pietro Antonio Spinelli

Ho 21 anni, sono nato a Pisa ed attualmente vivo a Pontedera. Finito il liceo classico mi sono iscritto al corso di storia dell'Università di Pisa, cosa che si è dimostrata una scelta felice. In passato ho scritto in alcuni giornalini studenteschi (Easy Press prima, Gagarin successivamente) nei quali, per interesse, ho affrontato tematiche incentrate su cultura videoludica, ambiente e Terzo Mondo.

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