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Giovedì, 17 Luglio 2014 00:00

Firenze contro gli interessi dei grandi della terra

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Firenze in questi giorni è tornata ad essere al centro della discussione di quello che potrebbe diventare un importante movimento a livello nazionale.
Anche questa volta, ahinoi, tutto è partito dal caro ex simbolo: Renzi, che è approdato in Europa con la solita, lagnante retorica di “Firenze, la città più bella del mondo”, ha pensato bene di proporla, questa città, per il prossimo vertice del G7.

Nella serata di lunedì 14 luglio, mentre i Ministri per lo Sviluppo dei paesi in questione erano riuniti a cena, su Ponte Santa Trinita un centinaio di persone si è riunito per manifestare contro la scelta di mettere la nostra città a disposizione delle potenze globali e degli interessi dei potenti. La globalizzazione sta assumendo vesti e costumi sempre più autoritari: in nome della deregolamentazione e del mantra del “dio del libero mercato” si asfaltano i diritti delle popolazioni, si cancella la loro possibilità di decidere il governo di cui dotarsi, si esautorano completamente le decisioni prese a livello locale.

Questo processo subirà una feroce accelerata con il proseguimento dei negoziati, segreti fino a questo punto, che porteranno all'approvazione del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership, la “NATO del commercio”). Ed è proprio per questo che martedì 15 luglio a Firenze ci Monica di Sisto, di Fairwatch, Marco Bersanidi Attac e Andrea Baranes di Banca Etica hanno partecipato ad un incontro organizzato dal gruppo formatosi attorno all'esperienza de L'altra Europa con Tsipras a Firenze per discutere di questo nuovo progetto che, se approvato, cambierà radicalmente ed irrimediabilmente le nostre vite.

Come Monica Di Sisto ha detto con ironia chiarificante, alla sigla TTIP potremmo anche dare il significato di “tutto come ti pare”: il nuovo trattato coinvolgerà i paesi dell'Unione Europea e gli Stati Uniti in un generale abbattimento delle barriere non tariffarie che ancora oggi permangono. Se la globalizzazione sfrenata e l'azione del WTO hanno già abbattuto al minimo le barriere tariffarie, permettendo ad una qualunque multinazionale di produrre ed esportare ovunque, fino ad oggi ha retto la regolamentazione delle barriere non tariffarie. Per dirla in altre parole, le barriere non tariffarie sono tutti quegli standard che non riguardano dazi e dogane, quindi diritti minimi, certificazioni di qualità, produzioni territoriali, servizi e così via. Con il TTIP tutti gli standard che, ad esempio, fanno sì che il made in Italy sia ancora riconosciuto come marchio di qualità verranno cancellati dal momento che tutto dovrà poter esser prodotto allo stesso costo e nello stesso tempo ovunque nel mondo. Via legislazioni che tutelano il lavoro, via certificazioni che garantiscono qualità: tutti gli standard saranno omologati al ribasso per permettere che tutto possa essere comprato.

Altro elemento drammatico, come hanno giustamente fatto notare Marco Bersani e Andrea Baranes, è la svolta antidemocratica che comporterà l'approvazione del trattato. Con un'omologazione al ribasso che non potrà essere scansata, qualunque indicazione politica espressa attraverso le elezioni, a tutti i livelli, sarà di fatti inutile dal momento che tutti i tentativi di preservare le tutele che ancora ci restano saranno vani. Per scalfire le resistenze le grandi multinazionali potranno difatti rivolgersi ad arbitrati internazionali che applicheranno, nel modo più liberista possibile, le nuove regole contenute nel trattato. Come nel caso dei vari accordi bilaterali del NAFTA (North Atlantic Free Trade Agreement), ad esempio, gli enti locali saranno del tutto esautorati della loro possibilità di determinare le politiche per i territori, dovendo accettare la presenza, ad esempio, di impianti inquinanti o che distruggono l'ambiente da parte delle grandi nazionali che decidono di costruire in un determinato territorio, magari, per il basso costo delle materie prime o della forza lavoro.

È quindi evidente che il TTIP comporterà, innanzitutto, grandi problemi a livello di democrazia: non solo la gestione, ad esempio, del sistema sanitario nazionale non sarà più legata alle scelte politiche di chi decideremo di votare alle elezioni ma anche i diritti di chi lavora, standard come salario minimo, saranno travolti via. Per questo motivo l'estate, in vista dell'autunno, sarà l'occasione per porre le basi per la costruzione di un vasto movimento che faccia conoscere a tutti il destino a cui stiamo andando incontro. Il problema dell'informazione è infatti molto rilevante:i negoziati tra Commissione Europea e governo statunitense sono stati segretati e i parlamentari europei che vogliono raccogliere informazioni devono andare a leggere (solo leggere, senza riprodurli in alcun modo)all'ambasciata USA a Bruxelles. Anche in Italia, come è successo a Londra ad esempio, dove lo scorso 11 luglio in migliaia sono scesi in piazza contro lo smantellamento del sistema sanitario nazionale che comporterà il trattato,dobbiamo riuscire a creare una consapevolezza generale sul TTIP. Le persone devono sapere, che si tratti di semplici cittadini o piccoli imprenditori che verranno letteralmente travolti dalla nuova sistemazione delle cose, a cosa ci stiamo avvicinando.
Non è una cosa impossibile: chiunque entri in contatto con l'argomento, per quanto possa essere a corto di informazioni, riesce a percepire la gravità della situazione. Parliamone quindi, discutiamone, volantiniamo e manifestiamo contro il TTIP. Siamo la città del social forum, dopo tutto.

Diletta Gasparo

"E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa"

Cit.

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