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Domenica, 10 Febbraio 2013 21:18

Firenze: Tav travolta dallo scandalo

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Sabato 19 gennaio. Un boomerang mediatico si abbatte sul progetto della TAV di Firenze, ovvero sui lavori per il sottoattraversamento fiorentino dei treni ad Alta Velocità. Tutti i giornali riportano a caratteri cubitali la notizia che la magistratura ha bloccato il cantiere procedendo ad una serie di sequestri tra cui quello della cosiddetta “Monna Lisa”, l’enorme fresa che, da lì a pochi giorni, avrebbe dovuto iniziare a scavare un doppio tunnel lungo 6 km da Rifredi a Campo di Marte.

L’indagine. Problemi di sicurezza, fanno sapere i pm Gianni Tei e Luigi Monferini, perché la Seli, la società romana incaricata di montare la maxitrivella, è prossima al collasso economico e così ha deciso di “risparmiare” sulle guarnizioni della fresa… Che, una volta in funzione, avrebbe potuto provocare “ingenti perdite o dispersioni nell’ambiente di olii idraulici o lubrificanti altamente inquinanti”. Per non parlare dei cosiddetti “conci”, i rivestimenti dei tunnel che sono risultati del tutto inefficienti a resistere al fuoco ed al calore (ricordate l’incendio del tunnel del Monte Bianco del 1999 dove morirono 39 persone?) ed anche dello smaltimento delle terre di scavo che gli inquirenti pensano siano state scaricate a diretto contatto con le falde acquifere

Associazione a delinquere. Sicurezza, danni ambientali ma anche un giro di corruzione bene articolato sono i tre cardini su cui si è mossa la magistratura. Ad oggi sono 31 gli indagati, innanzitutto i vertici di Nodavia e Coopsette, le ditte appaltatrici che avevano messo in atto raffinati meccanismi per abbattere i costi e guadagnare di più, ma anche funzionari e dirigenti dei Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, di Rfi e di Italferr (presidente Maria Rita Lorenzetti, ex governatrice dell’Umbria, Pd, n.d.r.). I pm hanno scritto che dietro i lavori della TAV ci sarebbe stato un “consolidato gioco di squadra tra pubblici ufficiali e gli esponenti di Coopsette e Italferr che ha tutti i connotati di un’associazione a delinquere” e che i componenti dell’associazione “pianificavano una serie di interventi a vasto raggio per influire e determinare le varie amministrazioni coinvolte, in modo da superare ogni possibile ostacolo e intralcio agli obiettivi dell’associazione: cioè favorire al massimo in termini economici Nodavia e tramite essa Coopsette a danno delle casse dello Stato”.

Fermare i lavori della TAV. E’ questa la richiesta che Monica Sgherri, Capogruppo della Federazione della Sinistra-Verdi in Consiglio regionale, ha più volte presentato in numerose ed articolate interrogazioni rivolte alla Giunta regionale per avere chiarimenti proprio su quei punti su cui sta oggi indagando la magistratura. L’ultima, in ordine di tempo, quella del 29 gennaio, a 10 giorni esatti dallo scoppio dello scandalo. Ma la mozione è stata clamorosamente respinta a maggioranza dall’aula del Consiglio che, a forte maggioranza Pd, difende la TAV come opera strategica per Firenze e di rilevanza nazionale. Nonostante che l’indagine aperta dalla magistratura abbia fatto saltare il quadro rassicurante su “Lo stato di attuazione del Nodo Ferroviario Alta Velocità/Alta Capacità di Firenze” presentato in Consiglio regionale il 4 dicembre scorso dall’assessore regionale Luca Ceccobao.

Un’opera faraonica e inutile. Nella mozione si chiedeva, tra l’altro, di riconsiderare, insieme alle Istituzioni locali, Governo e RFI, l’effettiva utilità dell’opera e di proporre la rimodulazione dell'impiego delle ingenti risorse pubbliche coinvolte per avere un quadro comparativo di risorse da destinare all'attraversamento di superficie, al rafforzamento e riqualificazione del TPL, alla tutela del territorio. ”Il trasporto collettivo regionale di superficie è la vera grande opera su cui dobbiamo investire come Regione – spiega Monica Sgherri. La TAV ad oggi ci costa un miliardo e 500 milioni per farci risparmiare, dicono, 15 minuti tirando dritto tra Milano e Roma ma non ci dicono che quei 15 minuti ce li rimangiamo per spostarci da una sottostazione alla superficie. Il trasporto collettivo regionale resta la vera grande opera essenziale su cui concentrare le risorse. E’ assurdo che metà della rete ferroviaria toscana sia ancora a binario unico e che un terzo della stessa non sia stato ancora elettrificato. Inoltre invece che razionalizzare il servizio ferroviario di superficie, di fatto, si sono ridotti i servizi per gli utenti così come è avvenuto su linee come la montagna pistoiese e con i progetti di riduzione delle fermate per velocizzare le corse”.

E poi dicono che i magistrati non dovrebbero scendere in politica…

Immagine ripresa da www.firenze.repubblica.it

Ultima modifica il Giovedì, 14 Febbraio 2013 16:52

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