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Martedì, 12 Febbraio 2013 00:00

Edilizia sostenibile, tra Europa e Toscana

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Nella primavera del 2010 l’Unione Europea adottò il documento noto come Europa 2020, con il quale individuava la priorità di stimolare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, quale nucleo dell’ “economia di mercato sociale europea” del XXI secolo. Si tratta di un orizzonte interessante e stimolante che, mentre introduce una lieve crepa (il sociale) nel blocco del pensiero unico neoliberista degli ultimi 30 anni, pone interrogativi stringenti in merito a tutto il sistema produttivo, con riferimento alla sua capacità di innovazione, alla sua sostenibilità materiale, date le risorse limitate, e al suo impatto sociale.

L’edilizia, e l’edilizia sostenibile in modo emblematico, entrano nel quadro del ripensamento del sistema economico e sociale europeo con un peso estremamente rilevante. I motivi sono molteplici: innanzitutto il settore edilizio-residenziale produce circa la metà delle emissioni di gas serra, e un intervento in questo ambito risulta quindi strategico per qualsiasi politica orientata al risparmio energetico. Esso incide pesantemente anche sul consumo di materie prime e risorse naturali e necessità di una forte spinta innovativa per ridurre il suo impatto complessivo sulla natura e sull’ambiente. Innovazione, risparmio di materiali e abbattimento dei consumi energetici sono dunque alla base del rinnovamento del settore.

Necessariamente questi elementi si intrecciano ad altri, strettamente legati al tema dell’inclusione sociale. Costruire o ristrutturare complessi edilizi è un momento di grande progettazione sociale e ridefinizione dei luoghi e delle città. L’abitare è inoltre elemento centrale dei processi di inclusione sociale e dello sviluppo delle opportunità, in particolar modo per i soggetti deboli di un territorio. La socialità di interi quartieri, la loro capacità di essere interconnessi con la città o i centri principali costituisono strategie di intervento sociale non secondarie.

Il concetto di sostenibilità di un edificio è pertanto tema complesso, che si articola nelle sue tre componenti economica, ambientale e sociale. Per cogliere pienamente le potenzialità di sviluppo connesse alla sostenibilità degli edifici dobbiamo innanzitutto dotarci di strumenti per leggere, riconoscere e valorizzare la qualità degli interventi che proponiamo.

La proposta di legge sulla disciplina della certificazione di sostenibilità ambientale degli edifici, presentata all’inizio del nuovo anno dal gruppo regionale Federazione della Sinistra-Verdi consente di avanzare un primo passo nella direzione sopra indicata, chiedendo alla Regione Toscana di dotarsi di alcuni strumenti per valutare la sostenibilità degli edifici per i quali sia prevista una qualche forma di sostegno pubblico. La certificazione di sostenibilità ambientale prenderà in considerazione l’intero ciclo di vita dell’edificio, dalle materie prime all’impatto della loro produzione e trasporto, dalla realizzazione fino alla manutenzione e lo smaltimento finale, consentendo di valutare pienamente il carico ambientale di una nuova costruzione o di una ristrutturazione e di determinarne il valore sociale e collettivo, ben al di là del prezzo di vendita o dell’affitto applicato.

L’applicazione a partire dagli edifici pubblici consentirà di avviare una pratica che, mentre non appesantisce l’edilizia privata con le incertezze consuete delle sperimentazioni, innesca tuttavia allo stesso tempo un circolo virtuoso che alimenta conoscenze, competenze e innovazione tanto per il settore pubblico, quanto tra gli operatori privati, attivando, attraverso una domanda altamente qualificata, una strategia avanzata di politica industriale.

Ultima modifica il Martedì, 12 Febbraio 2013 00:31
Sara Nocentini

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