Mercoledì, 04 Marzo 2015 00:00

Privatizzazioni universitarie: l’affaire Praticelli spa

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Lo smantellamento repentino di tutto il sistema pubblico e delle garanzie che ne derivano da questo tipo di welfare, ha avuto negli ultimi anni un’accelerata mostruosa. La tendenza infatti vede, in maniera ormai sempre più conclamata, l’utilizzo del privato in mancanza di investimenti concreti e seri da parte dell’ente pubblico di settore.

Il terzo millennio sarà forse ricordato per una nuova fioritura del mecenatismo? Opinione personale (ma non troppo) vede in questo tipo di risposta un’anomalia concreta. Il privato che oggi “tende” la mano a pubblico e immette capitali freschi all’interno del mercato, non svolge il ruolo semplice di quel celebre filantropo Mecenate il quale nella Roma augustea, come tutti sanno, svolgeva l’interessante ruolo di protettore degli artisti e dell’arte stessa tramite interventi munifici, finanziandone opere e trattazioni. Il “mecenatismo” moderno, di cui il project financing è il più terribile figlio, si inserisce all’interno di un contesto che vede il privato fare l’interesse esclusivo del privato.

Cos’è nello specifico il project financing? Esso è nella normativa nazionale, visto come una variante della concessione di lavori pubblici. In pratica lo stato in mancanza di risorse può decidere di affidare i lavori di interesse pubblico o relativi ad alcuni enti pubblici a dei promotori privati. Al promotore, la normativa riconosce anche il diritto di aggiudicarsi in ogni caso l'affidamento, adeguando la propria offerta a quella ritenuta più conveniente (fonte Sole24ore). In poche parole si assiste legalmente al disimpegno dello stato su competenze che una volta erano esclusivamente a suo carico. Lo Sblocca Italia, all’interno del grande pacchetto riforme tanto pubblicizzato dal governo Renzi, viaggia proprio in questa direzione. Lo stato, la cosa pubblica terra, di conquista di società, imprenditori e investitori una svolta epocale. Il tutto ovviamente inserito all’interno di una ideologia liberale ma soprattutto liberista che sta demolendo a colpi di piccone il “vetusto” stato sociale.

Pisa, città universitaria per eccellenza offre uno spunto interessantissimo in questo senso in seno ad una battaglia che vede la rappresentanza studentesca in prima linea per cercare di rimettere il pubblico nuovamente al centro del villaggio.

Marianna Nardi, del sindacato studentesco Sinistra per, eletta per il biennio 2014-2016 nel CdA del DSU prova a spiegarci quella che è la vertenza sulla residenza universitaria Praticelli.

1) Marianna, ci spieghi velocemente quando nasce l’idea del DSU di inserire la residenza Praticelli nel project financing?

Il tutto risale all’anno 2003 quando si da il via all’operazione di gestione indiretta della Residenza universitaria Praticelli. L’accordo viene raggiunto tra due parti: la Praticelli spa il il DSU (il quale al tempo faceva riferimento al territorio e non alla regione). L’intesa prevedeva appalto dei servizi alla Praticelli spa, mentre l’esternalizzazione era rivolta verso la ditta Ciano (soprattutto per quel che concerne i servizi mensa).

2) Quali sono state le criticità maggiori di questa scelta?

I problemi nati in seguito a questa scelta sono stati due tipi, uno di natura puramente pratica e l’altro di natura teorica.

Il primo riguarda soprattutto la questione della supervisione che l’azienda regionale può mettere in campo rispetto alla gestione indiretta. La residenza possiede un proprio direttore, il DSU prova ad esercitare le proprie funzioni ma esiste una mancata comunicazione reale tra azienda regionale per il diritto allo studio e la ditta concessionaria. Sul comparto mensa il DSU può realizzare una maggiore copertura di controllo, però per quel che concerne gestione personale, ordini delle derrate, la stessa qualità dei cibi ne risponde l’altra ditta che possiede l’appalto; la Ciano. Sulla qualità dei cibi somministrati esistono più controlli, però il “vuoto” resta. Grazie ai rappresentati studenteschi all’interno della residenza da questo punto di vista le cose funzionano meglio. In generale la gestione indiretta costa di più (in ogni caso il costo medio per posto letto è stato abbassato nell’ultima variazione del Pef a gennaio).

L’altro grande problema della scelta di questo tipo di gestione riguarda una linea più teorica. La gestione indiretta non tutela o per meglio dire tutela secondo i propri interessi e le proprie logiche anche chi lavora per essa. La rivendicazione studentesca verso una gestione diretta non guarda solo verso la qualità della mensa e del posto alloggio, va invece a rimettere al centro del dibattito quello che significa diritto allo studio (qualità, servizi, personale), l’erogazione del welfare studentesco.

3) Quali sono stati gli ultimi sviluppi in questo senso?

Nel penultimo CdA del DSU è stato modificato e riapprovato il contratto con la Praticelli spa, con il voto ovviamente contrario dei consiglieri di amministrazione degli studenti di Pisa, Siena e Firenze, la gestione indiretta quindi rimane. Tuttavia siamo riusciti, facendo pressioni, ad ottenere che entro il 1 Ottobre 2015 (data entro la quale va presentato il Pef per l’anno successivo) sia messo a verbale che il direttore dell’azienda presenti i costi dell’eventuale gestione diretta. Questo piano economico poi sarà messo a confronto con quello della gestione indiretta per far emergere le criticità con dati reali alla mano e all’evidenza di tutti.

4) Gli studenti della residenza sono al corrente della situazione?

Gli studenti sono abbastanza informati della situazione attorno alla residenza Praticelli, i rappresentanti studenteschi della struttura hanno redatto una lettera inviata al CdA del DSU, portando alla luce i problemi concreti che sono costretti ad affrontare tutti i giorni, soprattutto per quel che concerne mensa e servizi. La rivendicazione comunque non va portata solo nei confronti del DSU ma principalmente alla Regione. Essa infatti deve tutelare gli stessi enti che fanno riferimento a lei stessa, decidendo dove andare ad investire, per evitare che certi servizi, di primaria importanza, siano nelle mani esclusive dei privati. Un passo indietro verso un pubblico efficiente, rispetto ai soliti e noti interessi privati. La nostra battaglia non è solo una battaglia ideologica, anzi è una battaglia che guarda fortemente la realtà. La realtà che ci dice che il crowfounding non funziona, il pubblico deve tornare a svolgere il suo servizio anche nell’interesse proprio poiché da questa situazione non ha nulla da guadagnare anzi. Basti pensare che la Praticelli spa un anno fa rischiava di fallire, è come resta noto molto spesso quando queste aziende falliscono la falla la deve tappare l’ente preposto.

La battaglia studentesca è perseguibile, il pubblico deve tornare al centro del sistema solare della nostra società, le speculazioni in questo senso recheranno danni inimmaginabili col passare del tempo. Tempo ormai scaduto o quasi, c’è urgente bisogno di risposte, c’è bisogno di welfare quello vero.

Ultima modifica il Martedì, 03 Marzo 2015 22:35
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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