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Martedì, 14 Luglio 2015 00:00

Le gestione del territorio e della città

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Intervista ad Alberto Ziparo, professione Associato UniFi

1) La regione Toscana ha approvato il PIT, quali sono i cambiamenti principali in gioco? E come cambia il ruolo dei progettisti e urbanisti dopo questa approvazione? 

Gran parte del territorio toscano è tutelato, adesso: gli interventi devono seguire regole precise; inoltre si limiterà il consumo di suolo e si eviteranno peggiori disastri ambientali, anche con l’avvio del programma di risanamento idrogeologico. Ancora si supera la contrapposizione tra sviluppo e ambiente: oggi lo sviluppo può essere solo ecologico o sostenibile. Gli urbanisti devono saper assumere le dominanti paesaggistiche quali elementi distintivi e strutturanti del progetto. Per chi esce dalla scuola di Empoli questo non è certo un problema. Ma molti tecnici, anche già formati, devono rivedere e aggiornare il proprio background alla luce di tali innovativi caveat.

2) Mentre il piano sembra muoversi in un quadro di rispetto del territorio nella città di Firenze si continua a lavorare per espandere la pista aeroportuale e si inizia la costruzione dell’inceneritore. Il paesaggio ma non solo risulterà cambiato quando i lavori saranno completati, quali sono i problemi principali della costruzione di tali opere?

L’aeroporto, come molti Grandi Opere, spesso inutili e dannose, si muove fuori dalla razionalità del piano. Questo è motivo di maggiori problemi sociali, urbanistici e ambientali; anche per la concomitante presenza del termovalorizzatore/inceneritore. In particolare con la nuova pista per Peretola si è accantonata la corretta logica programmatica contenuta nel piano della mobilità regionale del 2004: esso puntava su Pisa come grande hub aeroportuale; rispetto a questo bisognava ottimizzare le relazioni, abbattendo i tempi di collegamento delle maggiori realtà regionali- in primis Firenze - con il Galileo Galilei. Perciò si consolidavano anche spostamenti e infrastrutture di interazione con Pisa. Peretola restava — anche per evidenti motivi di spazio - un “City Airport” che doveva semplicemente ristrutturare l’aerostazione, ottimizzandone servizi e capacità, e realizzare link “ottimali” con tutto il sistema regionale. La trasformazione della società di gestione, con l’avventodella clientela renziana, ha mutato tutto: si è deciso di costruire una nuova pista, anche lunga, che- considerando anche l’inceneritore- colpisce irrimediabilmente il Parco della Piana e crea un sistema ampio e complesso di impatti molto rilevanti sulle strutture esistenti, compresi i nuovi laboratori universitari. Ma va considerato che l’aeroporto crea anche e soprattutto fortissime diseconomie, creando un concorrenza di fatto molto grossa con Pisa, con cui invece ufficialmente ci si dovrebbe continuare ad integrare. Grandi sprechi e devastazioni sociali e ambientali.

3) Lei è stato spesso invitato a parlare al comitato No Tunnel Tav di Firenze. Quali sono i problemi urbanistici legati alla TAV fiorentina?

Ho coordinato la ricerca UNIFI sugli impatti del sottoattraversamento e della stazione Foster, poi pubblicata nel volume TAV sotto Firenze: impatti, problemi, disastri, affari; e l’alternativa possibile, da me curato insieme ad altri per l’editore Alinea nel 2011. La ricerca evidenziava i moltissimi problemi e criticità del progetto; poi in parte colti dall’inchiesta della magistratura che ha bloccato i lavori, sostanzialmente ancora fermi. I problemi di impatto urbanistico e ambientale, prefigurati dal progetto, sono davvero impressionanti; anche se il grosso non si è visto (e auspichiamo che mai si veda), grazie all’azione della Procura che ha bloccato i lavori. Gli impatti più grossi in fase di cantiere riguardano traffico e scavi: il primo produce congestione, inquinamento, polveri e rumore che renderebbero invivibili grosse parti della città per un periodo non breve. I secondi, dovuti agli scavi, comporterebbero effetti devastanti sulle acque sotterranee (rischi di alluvione da una banda e di mancanza d’acqua dall’altra rispetto all’asse del percorso di cantiere). D’altra parte visto il patrimonio abitativo, artistico, urbanistico e ambientale che verrebbe direttamente interessato e investito dall’ingente movimento di terra da attività del ”talpone”, sono prevedibili disastri e dissesti pressocchè continui (lesioni,cedimenti, smottamenti, crolli) , con conseguenti arresti dei lavori; fino alla assai probabile cancellazione definitiva del progetto —come già avvenuto nei casi di Amsterdam, Budapest e altri. Magari dopo aver prodotto ingenti danni ambientali, oltre che economici.
Inoltre consideriamo che le terre di scavo, prodotte dalla fresa, sono tossiche e inconsistenti e quindi vanno trattate appositamente e portate in discarica, ancora non prevista dal progetto. Impressionanti anche gli impatti della stazione sotterranea progettata da Foster: essi ancora non sono descrivibili in dettaglio, perché il proponente — coperto dal governo e dalla Regione — si è sempre rifiutato di redigere la VIA (per il più grande scavo della storia ingegneristica del centro di Firenze). Il che tra l’altro ,data anche la mancanza di NO paesaggistico, rende tale progetto “abusivo”. Meglio abbandonare ora questo progetto e tornare all’alternativa di superficie.

4) Passando ad altro, si sente parlare spesso di gentrification, che cosa si intende con questo termine? E in che modo si innesca un meccanismo del genere?

Si parla di “gentrification” quando in un determinato quartiere o parte di città, già marcato da presenza di attori sociali economicamente poco dotati, lavoratori a basso salario o immigrati, tendono a localizzarsi soggetti appartenenti alle classi di reddito alte. Questo comporta una lievitazione verso l’alto della domanda di abitazioni e servizi in quella zona, con espulsione delle classi di reddito basse e avvento di quelle alte, che innescano meccanismi di ristrutturazione edilizia e urbanistica delle aree interessate; che tendono a perdere i caratteri di contesto a forte connotazione sociale per assumere quelli — a molto più elevata qualità abitativa — tipici delle aree residenziali da “upper class”o “Gentry”. Da qui il termine in questione. Tali processi si sono registrati in molti quartieri delle grandi città occidentali — specie a Londra e New York — ma anche a Singapore e Hong Kong; oggi tendono a riproporsi anche nelle metropoli orientali investite da processi di rilevante allocazione di capitale finanziario

5) A Firenze il costo delle case è molto alto, e molti quartieri si stanno spopolando, in particolare la zona intorno a Santa Croce e a Santo Spirito per l’alto prezzo delle case e degli affitti. Si può considerare un meccanismo di gentrification? Cosa potrebbe fare il Comune per fermare questo processo od invertire la tendenza? 

La gentrification c’entra, ma in parte minore. Il processo che denunci è dovuto di più alla finanziarizzazione del settore immobiliare e urbano, che ha investito pesantemente le città italiane, europee e occidentali nell’ultimo quindicennio, causando un’esplosione dei valori immobiliari dovuta allo spostamento di quei beni dal mercato economico domanda reale di affitto o acquisto) a quello finanziario (beni destinati alla continua compravendita —anche virtuale- con natura e ritmi dettati dalla speculazione finanziaria). Questo ha portato al paradosso per cui a Firenze oggi ci sono più di 60000 stanze vuote, ma esiste anche disagio abitativo; in Italia abbiamo ca 8 milioni di alloggi vuoti su un totale di poco più di 32 milioni (1/4), ma ci sono circa 800000 senza casa (di cui circa il 10% di occupanti extranorma). Il problema è che circa l’ottantacinque per cento di tale patrimonio è privato. Bisogna trovare le politiche per accedere a tale enorme patrimonio vuoto; altrimenti si assiste inermi ad un enorme spreco economico, sociale e ambientale

6) Renzi come sindaco aveva promosso un piano urbanistico a volumi zero, anche se spesso viene criticato per il fatto che non fosse realmente a volume zero. Ci potrebbe
spiegare il motivo? 

Infatti non è a volumi zero. Il nuovo piano strutturale non prevede DI SUO nuovi volumi edificatori; ma EREDITA dal precedente ps alcune decine di milioni di mc di volumi di diritti edificatori già consolidati. “Volumi zero” avrebbe significato trovare gli strumenti, normativi e programmatici, per cancellare tali nuove edificazioni, in una città — tra l’altro — già fortemente “esuberante” per capacità insediativa (oltre 60000 stanze vuote). Renzi si è rifiutato di farlo; forse comprensibilmente per lui perché gli stakeholders (con questo termine si individua un soggetto influente nei confronti di un'iniziativa economica, sia essa un'azienda o un progetto - ndr) di tali interessi sono diventati suoi sostenitori. La buona gestione è altra cosa.

7) In tutta Italia il problema casa sta portando migliaia di persone in piazza ma non sembra che si stia pensando a sviluppare leggi adeguate a risolvere la situazione. In che
modo potrebbe essere risolto sia in termini di urbanistica sia in termini legislativi?

Il vero Piano Casa nazionale consiste nel trovare gli strumenti, ribadisco normativi e programmatici, per accedere all’enorme patrimonio vuoto (circa ¼ dell’esistente, 8 milioni di alloggi su 32 milioni): obiettivo non semplice, anche per l’enorme quota di privato inutilizzato. Tuttavia ancora nessun governo ha intrapreso questa strada che sembra più che necessaria, ormai. Nel frattempo le occupazioni andrebbero tollerate, come “indicatori di disagio”

8) Il primo di Maggio ha aperto l’expo. Cosa pensa dell’esposizione? Cosa sarebbe possibile fare con le strutture fisse costruite per questa manifestazione?

[Stiamo parlando di un] enorme baraccone anacronistico: possiamo vedere tutto sul nostro pc. Intanto 1100 ettari di terreni ex agricoli sono andati persi per il primario. Ma sono stati guadagnati alla speculazione: Astaldi e altre grandi imprese e immobiliari hanno comprato a prezzo agricolo e poi rivenduto a Regione Lombardia, Comune di Milano e ASSEXPO a prezzi da rendita edilizia di lusso. Sono stati spesi per questo quasi 7 mld di Euro pubblici (di stato,cioè nostri). Nell’ipotesi di incassi favolosi si rientrerà di 2: gli altri cinque si dovrebbero ricavare dalla rivendita di strutture e terreni. Ma di questi il 50% devono tornare parco agricolo e ambientale (ciclo del capitale diabolico su di essi), quindi restare pubblici. Le prime due gare per il resto sono andate deserte: adesso si pensa ad acquirenti pubblici con credito agevolato (per esempio l'Università), ma con formazione certa di debito pubblico!

Ultima modifica il Lunedì, 13 Luglio 2015 23:11
Lorenzo Palandri

Sono nato a Firenze il 07-02-1990. Diplomato nel 2009 al Liceo Scientifico Guido Castelnuovo, frequento a tutt’oggi la Facoltà di Ingegneria, e sono iscritto al corso di Laurea in Ingegneria Civile. Sono rappresentante degli studenti del corso di laurea e della facoltà. I miei interessi sono la politica, il cinema, la letteratura e il buon vino.

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