Venerdì, 25 Settembre 2015 00:00

Sanità: anche la Toscana ha cambiato verso

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Chi ha soldi da spen­dere verso il pri­vato (con quello “sociale” in gran spol­vero), chi non ne ha si accon­tenti di quello che passa il con­vento del pub­blico. Anche la sanità toscana, per anni fiore all’occhiello dei soste­ni­tori del ser­vi­zio pub­blico uni­ver­sa­li­stico con­trap­po­sto al modello sus­si­dia­ri­stico lombardo-veneto — con parità di effi­cienza – ha cam­biato verso. Così la pen­sano tutti i gruppi di oppo­si­zione nel nuovo Con­si­glio regio­nale, pronti a sot­to­scri­vere all’inizio dell’estate i que­siti pre­sen­tati dal Comi­tato per la sanità pub­blica, per un refe­ren­dum abro­ga­tivo della legge di rior­dino del sistema sani­ta­rio toscano.

Tutti insieme, da Toscana a Sini­stra ai 5 Stelle, da Lega-Fdi a Fi, con­tro la recente legge regio­nale 28/2015. Meno doz­zi­nale del pro­getto gover­na­tivo dei tagli alle pre­sta­zioni dia­gno­sti­che. Ma che al tempo stesso si sta dispie­gando, pro­gres­si­va­mente, come un prov­ve­di­mento che sta por­tando alla ridu­zione dei pre­sìdi ter­ri­to­riali. Alla ridu­zione (l’ennesima) degli addetti, con con­se­guenti dif­fi­coltà ad assi­cu­rare per tempo i ser­vizi meno “emer­gen­ziali” ma di quo­ti­diana uti­liz­za­zione. Al con­se­guente pas­sag­gio di que­sti stessi ser­vizi, i più get­to­nati dai cit­ta­dini, a un pri­vato sociale o tout court che si è subito attrez­zato alla biso­gna. Un pri­vato sociale che visti gli aumenti dei tic­ket, giu­sti­fi­cati dal Pd di Enrico Rossi come inde­ro­ga­bili a causa dei minori finan­zia­menti sta­tali, diventa addi­rit­tura più eco­no­mico, oltre che veloce, rispetto al cor­ri­spet­tivo pub­blico.

Se la firma delle destre ai que­siti refe­ren­dari è inter­pre­ta­bile come il ten­ta­tivo, legit­timo, di non restare con il cerino in mano di fronte a un tema molto sen­tito da una società toscana sem­pre più over 65, la sini­stra ha colto per tempo la por­tata nega­tiva della riforma. Tom­maso Fat­tori ha voluto pre­sen­tare la sua can­di­da­tura in Con­si­glio regio­nale nel pic­colo giar­dino anti­stante al pre­si­dio sani­ta­rio fio­ren­tino di Santa Rosa, in via di sman­tel­la­mento. E non appare un caso che a far­gli com­pa­gnia fra i ban­chi dell’assemblea toscana sia stato votato il pedia­tra fio­ren­tino di base Paolo Sarti. Un addetto ai lavori, più che cri­tico dello stato dell’arte pre­fi­gu­rato dalla riforma.

Ospite del pro­gramma tele­vi­sivo Agorà, ai primi di ago­sto Enrico Rossi ha ricor­dato che nel 2014 il sistema toscano ha avuto 45 milioni di avanzo di bilan­cio, e ha poi osser­vato: “È’ giu­sto il prin­ci­pio del rispar­mio e della spen­ding review, ma atten­zione, la spesa sani­ta­ria ita­liana è al di sotto della media euro­pea (per 18 miliardi di euro, ndr), e ci stanno ulte­rior­mente chie­dendo sacri­fici”. Il para­dosso del ragio­na­mento è che a chie­derli è il governo soste­nuto da Rossi, gui­dato dal par­tito di Rossi.

Quanto ai “numeri del rispar­mio”, all’epoca sono stati così quan­ti­fi­cati dall’assessore regio­nale uscente Luigi Mar­roni: “Per la sanità la mano­vra vale 210 milioni, che diven­tano circa 250 tenuto conto che dovrà coprire ulte­riori costi cre­scenti per alcuni ser­vizi. Non solo: occorre tener conto della natu­rale lie­vi­ta­zione dei costi gene­rali, sti­mata in 100 milioni, quindi dob­biamo con­fron­tarci con una con­tra­zione reale da circa 350 milioni”. Tanti. Al tempo stesso Mar­roni ha ammesso che alla riforma sani­ta­ria, ultimo atto della scorsa legi­sla­tura toscana, “si pen­sava da tempo”. E ad appli­carla, enne­simo indi­zio che porta a prova certa, il Pd ha voluto al posto di Mar­roni la fede­lis­sima ren­ziana Ste­fa­nia Sac­cardi, da sem­pre soste­ni­trice del “pri­vato sociale”, e in rap­porto biu­ni­voco con le sue cen­trali.

Nel fir­mare i que­siti refe­ren­dari, Tom­maso Fat­tori e Paolo Sarti hanno rispo­sto colpo su colpo: “I risparmi pre­vi­sti si avranno solo con nuovi tagli al per­so­nale a sca­pito dei ser­vizi, aprendo le porte a un pri­vato in grado di garan­tire tempi di attesa infe­riori, e già age­vo­lato dalla pre­vi­sione dei tic­ket più alti d’Italia. Già ai tempi del refe­ren­dum sull’acqua abbiamo assi­stito alla netta diva­ri­ca­zione tra mag­gio­ranza sociale e mag­gio­ranza poli­tica in que­sta regione e in que­sto paese. Oggi anche sulla sanità pub­blica la parola deve tor­nare ai cit­ta­dini, che capi­ranno la gra­vità della posta in gioco”. I toscani, che oggi pagano già di tasca pro­pria più del 30% delle pre­sta­zioni sani­ta­rie. Con una com­par­te­ci­pa­zione alla spesa che in que­sta regione è la più alta dell’intera penisola.

Ultima modifica il Giovedì, 24 Settembre 2015 17:56
Riccardo Chiari

Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco e La Prospettiva.

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