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Sabato, 23 Marzo 2013 00:00

La privatizzazione del trasporto pubblico

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L’accordo siglato dalle OO.SS. di categoria dei trasporti (Filt, Fit, Uilt, Faisa e Ugl) il 27 febbraio u.s., con l’allora Assessore alla mobilità della Regione Toscana Luca Ceccobao, nel confermare gli indirizzi e la validità del precedente accordo del 15 giugno 2012, ancora una volta sposa appieno la volontà di liberalizzare nonché privatizzare il trasporto pubblico locale, ciò nonostante sia ormai lampante il fallimento dell’attuale modello di sistema economico plasmato sul libero mercato, che è apparso ancora più evidente all’indomani del manifestarsi della crisi economica attuale, che ha palesemente dimostrato che l’autoregolazione dei mercati, la competizione sfrenata, nonché le gare, siano un fallimento totale di questo sistema.

La Toscana è stata una delle poche Regioni che ha voluto realizzare la riforma liberalizzatrice del decreto Burlando, tant’è la gara unica su gomma è stata caparbiamente ricercata e confermata (dal precedente assessore Conti al recente Ceccobao) con passaggi che hanno via via coinvolto le varie amministrazioni locali e le aziende pubbliche e private di trasporto su gomma. In tal senso le varie imprese toscane avevano intrapreso e completato un percorso di aggregazione e fusione che ha portato alla costituzione della TIEMME (Toscana Sud) e CTT (Toscana Nord). Mentre a Firenze e nella zona centrale della Toscana, questa aggregazione si è attuata con la vendita di AtafGestioni ad una cordata fra FSBusitalia (70%), Cap (25%) e Autoguidovie (5%). Tutto ciò si è concretizzato grazie alla complicità delle organizzazioni sindacali, che hanno permesso il fondersi e la fusione di più aziende, sulla pelle dei lavoratori che si sono visti cancellare i vari contratti integrativi aziendali di provenienza, a grave discapito del loro salario nonché delle loro condizioni di lavoro (turni, orari, mobilità, etc.).

Ma la cosa ancor più grave, aver permesso la privatizzazione di Ataf, con le conseguenze che già oggi conosciamo sull’occupazione, ma che, una volta annullato l’attuale contratto integrativo Ataf si dispiegherà in tutta la sua tragicità nell’organizzazione del lavoro di chi è rimasto. Non aver voluto andare a vedere le contraddizioni politiche fra il Governatore Rossi e il Sindaco di Firenze Renzi – richiedendo e sposando a tutti i costi l’effettuazione della gara regionale, considerata irrinunciabile nel processo di liberalizzazione, ha significato negare a Renzi quella trattativa che poi è stata concessa a Busitalia, con le conseguenze sopra riportate.

Occorre altresì evidenziare che la stessa gara procurerà, a livello regionale, un livellamento verso il basso dei vari integrativi aziendali tutt’ora esistenti, ma soprattutto creerà grandi numeri negli esuberi di personale, quantificati in circa 800 unità in tutta la Regione; altresì, un ridimensionamento del servizio ed un aumento delle tariffe e dei titoli di viaggio.

Per inciso, occorre far presente che la gara regionale Tpl gomma, anticipa e prepara anche la gara sul trasporto regionale ferroviario, che si effettuerà alla scadenza dei primi sei anni del contratto di servizio con Trenitalia - preceduta da possibili riorganizzazioni aziendali che potrebbero concretizzare il sub-appalto dei servizi diesel regionali. Ritornando alla gara, nel precisare che questa è un’asta assai ricca, un affare da quasi 2 miliardi di euro per nove anni, un’asta appetibile che ha suscitato l’interesse dei grandi gruppi mondiali del trasporto. M

a chi sono i soggetti che hanno manifestato interesse, ovverosia chi sono i gruppi pronti a partecipare all’asta del trasporto toscano? La Regione Toscana ufficialmente non lo ha reso noto (perché???), ufficiosamente, da notizie riportate dai media, si parla di 7 contendenti, successivamente è poi trapelato qualche nome, tra questi: tutte le aziende toscane unite in un soggetto unico (Busitalia, Ctt, Tiemme, etc.), Amt di Milano, il gruppo francese Ratp, il gruppo tedesco Arriva, il gruppo spagnolo Alsa. Grazie alla mancata trasparenza della Regione Toscana, non si conoscono gli altri nomi che hanno fatto manifestazione di interesse per partecipare alla gara, di quelli noti, probabili partecipanti, di cui ha parlato la stampa, tutti, più o meno, conoscono l’Amt di Milano, oppure la Ratp (che gestisce la tranvia di Firenze) azienda pubblica di Parigi, nonché il gruppo Arriva che adesso è tutto detenuto dall’azienda pubblica delle ferrovie tedesche DB, ma pochi conoscono Alsa, il primo operatore spagnolo di Tpl gomma extraurbano. La proprietà di questo gruppo non è più spagnola, però; infatti Alsa è stato acquisito (grazie alle privatizzazioni attuate in Spagna) al 100% nel 2005 da National Express Group – una compagnia multinazionale del trasporto pubblico con sede a Birmingham (Inghilterra) operatore di servizi bus, tram, treno nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Canada, in Portogallo, in Marocco ed appunto in Spagna, dove, dopo aver acquisito il 100% di Alsa ha acquisito nel 2007 anche il 100% di Continental auto (altro operatore Tpl gomma spagnolo).

In Italia, il gruppo Alsa – dunque National Express Group – pare agisca attraverso la SENA, società le cui linee interregionali rappresentano il più importante sistema di trasporti nord-centro-sud Italia, che fa parte del gruppo Baltour, che a sua volta controlla la Eurolines Italia, un’azienda di trasporto passeggeri in autobus appartenente ad un network europeo di linee internazionali a lunga percorrenza.

Tutte queste notizie per dire cosa? Per informare che la grande finanza internazionale ha messo gli occhi sui nostri servizi pubblici e che i profitti saranno ricavati dalla concorrenza, che però sarà fatta solo sul lavoro, è questa la triste novità che i nostri liberalizzatori non dicono. Così dopo la svendita dell’industria pubblica, dopo le delocalizzazioni delle produzioni dell’industria privata all’estero, anche i servizi di trasporto pubblico locale potrebbero cadere sotto il controllo di imprese straniere, le quali, badate bene e non per spirito nazionalistico, sicuramente non alimenteranno e svilupperanno investimenti in Italia e nelle aziende italiane (ove infatti le fabbriche vengono chiuse, vedi la IrisBus di Avellino).

Immagine tratta da: www.okroma.it

Ultima modifica il Giovedì, 17 Ottobre 2013 19:33
Beccai

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