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Lunedì, 02 Luglio 2018 00:00

Smascherare i nuovi fascismi!

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A Tripetetolo per smascherare i nuovi Fascismi! 

Di Elena Papucci e Chiara Del Corona

Al circolo Arci “Le due strade” di Lastra a Signa, durante “Tripetetolo in festa”, sabato 23 giugno si è parlato di nuovi fascismi con Giovanni Baldini, redattore di Patria indipendente e Giorgia Bulli, docente di Scienze Politiche all'università di Firenze, coordinati da Elena Papucci, vicepresidente della sezione Anpi "Bruno Terzani" di Lastra a Signa. 

L’iniziativa, dall’evocativo titolo “i fascisti di oggi e le loro maschere”, è più che mai attuale, in un momento storico in cui il richiamo, più o meno esplicito, al fascismo o al nazismo, sembra non destare più scandalo e trova anzi spazio e legittimazione istituzionale anche da parte della politica, in nome della democratica “libertà di pensiero e di espressione", della fluidità diidee e del superamento di categorie considerate, da ampie fette della popolazione e degli stessi partiti, desuete e anacronistiche. In Italia già a queste ultime elezioni abbiamo visto Forza Nuova e Casapound schierare i propri candidati e fare propaganda politica. E, anche se alla fine queste forze non sono state premiate dagli elettori, al governo abbiamo un mix "letale" tra le idee razziste e xenofobe della Lega e il populismo dei Cinque Stelle che, sebbene si dichiarino né di destra né di sinistra, troppo spesso strizza l'occhio (o almeno non condanna espressamente) alle esternazioni e alle decisioni di Salvini&Company. Per quanto i razzisti e anche i fascisti in Italia ci siano sempre stati, così come episodi di violenza xenofoba che purtroppo hanno insanguinato le nostre città, sembra che la deriva verso un razzismo “accettabile”, legittimo, anzi, “doveroso”, sia sempre più inesorabile. È come se questo governo, in particolare incarnato nelle parole e negli atti del Ministro degli Interni Matteo Salvini avesse sdoganato il dovere di esser razzisti, avesse dato legittimazione e possibilità di esternazione e sfogo a istinti e impulsi xenofobi che erano forse più sopiti o resi meno plateali. Se si innesca, tramite gesti e una certa retorica, un circolo di odio verso lo straniero, verso gli ultimi di questa terra, mostrato come necessario per tutelare i cittadini autoctoni, si finisce per perdere il controllo su ciò che in nome di quello stesso odio “istituzionalizzato” si finisce per fare. Il razzismo non fa scandalo. Il fascismo non fa più scandalo. In un mondo che vuole sbarazzarsi di ogni ideologia, di ogni categoria, di ogni opposizione, il fascismo trova terreno fertile, mostrandosi addirittura come un’alternativa possibile, diventando “più moderno”, appropriandosi di nuovi simbologie, di nuove parole d’ordine. 

Ed è questo che Baldini ha messo in chiaro fin da subito: al giorno d'oggi i Fascisti non si nascondono più, non hanno più bisogno di maschere. Un esempio lo si può avere se si guarda all'uso che questi fanno dei Social Network, dove tantissime sono le pagine ad essi riconducibili e che si presentano al pubblico con la faccia pulita di un'associazione culturale. Ma non è tutto: il neofascismo arriva ad inquinare anche il mondo del volontariato. Infatti molto spesso sono esponenti di questi gruppi fra i primi ad arrivare in loco quando avvengono terremoti o altre catastrofi, come accaduto durante il terremoto dell’Aquila, quando la Salamadra, associazione legata a Casapound fu una delle prime a portare soccorso, con tanto di foto a immortalare dei momenti più eroici. Si può dire, tornando al concetto di maschera, che il Neofascismo si riveste oggigiorno di una maschera parziale, che copre solamente i lati più marcatamente politicallyuncorrect. Le forze neofasciste si muovono infatti tra la rivendicazione di un “fascismo di terzo millennio” (etichetta data da un giornalista ma che i fascisti sono stati felici di assumere pienamente) e la fluidità delle ideologie unita al superamento neutralizzante delle categorie di destra e sinistra, fino ad arrivare, dice Baldini, alla costruzione di un "centro altro". Il loro principale punto di forza è la capacità di comunicare una nuova politica, di presentarsi come diversi da tutto ciò che siamo abituati a vedere, sebbene si tratti di una diversità solamente superficiale, che non va ad intaccare la loro essenza, le loro idee di base. Si presentano come quelli veramente innovativi, anticonformisti, anti-sistema, sebbene poi in realtà non lo siano, tant’è che i cosiddetti “poteri forti” non nutrono alcun fastidio nei confronti dei fascisti, avvertendoli come asservibili e assimilabili (se non già servi e già assimilati), addirittura funzionali al “sistema” stesso contro cui essi dichiarano di agire. Questa nuova comunicazione, fatta di forme di solidarismo, di simboli “rubati” alla sinistra (come il Che ad esempio, ma ce ne sono tanti altri), di volontarismo, etc., ha attecchito in questo tramonto degli ideali, in questo annichilimento delle posizioni nette, in questo rifiuto contemporaneo ad essere, gramscianamente parlando, partigiani. Lo stesso richiamo al neo-fascismo è in realtà legato maggiormente all’idea di virilismo, machismo, mascolinità, al culto della forza, ma si tratta più di una strategia comunicativa che un richiamo ricco di contenuti ideologici forti di una conoscenza storica. Infatti quello che si rileva parlando i neofascisti è che per quasi tutti "il fascismo è una moda". Si dicono fascisti perché amano esserlo, perché attraverso lo sbandieramento di un’ideologia (spesso vuota però di consapevolezza storica su cosa sia stato il regime fascista) si sentono parte di un gruppo, si percepiscono importanti per la società. Il fascista "tipo" è il ragazzo palestrato, giovane, col "bomber". Insomma, il tipico vincente per il quale il fascismo è una moda, un modo di porsi nel mondo. La mancanza di una dimensione culturale tra la maggior parte dei seguaci del “fascismo di terzo millennio” non diminuisce affatto la pericolosità di quest’ultimo, anzi, ne aumenta l’appetibilità poiché il messaggio diventa più attraente e più convincente quando può diffondersi a 360°, adattandosi ai vari contesti e ai vari interlocutori, in maniera più strisciante, più subdola, meno identificabile per ciò che comunque rimane nella sua essenza, giocando sempre su questa opacità dei concetti di destra e sinistra. Tant’è che spesso si può cadere nel rischio di non riuscire più a distinguere, almeno a prima vista, il ragazzo di sinistra da quello di destra: infatti se si va in un qualsiasi circolo di destra questo non differisce troppo dal corrispettivo "sinistrorso" Si può trovare lo stesso bancone del bar, la stessa musica, la stessa birra e spesso, anche una certa comunanza di rivendicazioni su diversi temi: la critica alla globalizzazione, al capitalismo selvaggio, alle lobby finanziarie, ai poteri delle banche, alla dittatura del mercato, alle politiche di austerity, all’Unione Europea, al pensiero unico. Se si va però a scavare più a fondo non è difficile rendersi conto di come queste tematiche vengono affrontate e sviluppate, e soprattutto quali siano le soluzioni proposte dai due opposti schieramenti.

I simpatizzanti di questi partiti sono inoltre bravissimi a camuffare ad esempio la loro xenofobia: non si fa riferimento ad un razzismo biologico, ma ad un sentimento che si presenta addirittura come a favore dei migranti, dal momento che, si dice, il fine è lavorare affinché nessuno sia più costretto a lasciare la propria casa e la propria famiglia. Infatti ad esempio Casapound si pone contro la politica di assimilazionismo in quella che chiama “società multirazzista”: si pone cioè contro i fenomeni che spingono alle migrazioni e che portano all’assimilazione coatta che potrebbe portare ad un annullamento dei tratti identitari delle culture sia ospitante che ospitata. L'idea di base è che si debba combattere tutto ciò che si frappone tra l'individuo e il suo libero arbitrio: nessuno deve essere costretto a migrare.

Uno dei concetti più utilizzati dai partiti neofascisti è quello delle “società parallele”: il razzismo passa attraverso la critica a queste società parallele, ovvero nuclei formati da comunità etniche che non riuscendo a integrarsi in quella che viene considerata come“società ufficiale”, danno vita ad altre società all’interno della società stessa.Queste comunità nel loro rappresentare una sorta di "pianeta" distinto che orbita intorno alla società ospitante, rappresenterebbero, per Casapound ad esempio, un pericolo perla "società ufficiale", poiché cospirerebbero ai danni di essa per poterla gradualmente inglobare o per sostituirsi ad essa.

In sostanza si vede che ogni idea espressa da Casapound (e altri gruppi simili) è pensata e livellata per risultare il più attraente possibile: tutto viene ripulito e, soprattutto, ben comunicato. I due relatori concordano infatti nel ritenere la comunicazione, soprattutto quella digitale, parte integrante del loro potere: è un elemento ricorrente la quantità di risorse, tempo ed energie spese per far nascere e crescere una ingente comunità web legata al mondo neofascista. Per ogni iniziativa cui non partecipano più di venti persone vengono scattate (e postate) miriadi di foto, vengono girati video "in diretta" che riportano una cronaca minuziosa dell'iniziativa, ampliandone quindi la reale portata, anche grazie alle tantissime condivisioni fatte dalla mano dei numerosi “simpatizzanti digitali". 

Inoltre non bisogna dimenticare il potere delle parole d'ordine dei neofascisti, che fanno riferimento a concetti, quali ad esempio l'ordine, la gerarchia, la disciplina, il rigore, ripescati da un passato quanto mai mistificato e quindi desiderato da chi sente di vivere una realtà non rispondente alle proprie aspettative. 

Questo spiega ad esempio il successo di Casaggì alle elezioni studentesche: infatti è logico pensare che proposte appetibili come più ore alle attività agonistiche o un ruolo più incisivo dello studente abbiano magari fatto "chiudere un occhio" su altre caratteristiche dei candidati. Oltretutto Casaggì e Blocco studentesco sono molto presenti negli atenei, le loro azioni – come ad esempio ila consueta celebrazione ad ogni anniversario delle foibe – risultano ben visibili e ricorrenti. Piccole istantanee azioni e apparizioni che però vengono, come abbiamo detto, "iperbolizzate" dalla cassa di risonanza dell’informazione mediatica mainstream.

L’errore dei media istituzionali sta infatti nel riportare per filo e per segno gli eventi più spettacolarizzanti delle forze fasciste che, dal canto loro, sanno ben sfruttare l’opportunità di visibilità mediatica che gli viene offerta, sanno arrivare bene ai media tradizionali. Infatti chiunque sappia un po' di comunicazione si rende conto che è l'immagine ciò che "tira" di più. L’immagine passa, filtra, si impone, e arriva a un pubblico spesso sprovvisto di adeguati strumenti di interpretazione e di cultura politica: è sufficiente postare una foto di una manifestazione per far sì che questa "faccia il giro del mondo" grazie alle millemila persone pronte a condividere la foto sulla propria pagina personale, corredandola magari di un breve commento. Inoltre i media hanno la tendenza a coprire, ovvero a dare visibilità, gli eventi che hanno per protagonisti Casapound e affini. E questi ultimi ne sono ben consapevoli e fanno di tutto per sfruttare pro domo sua la visibilità regalata loro dai media, creando situazioni ed azioni ad hoc che riescano "bucare lo schermo". Ne consegue che la notizia viene riportata, senza essere preventivamente inserita in una cornice di interpretazione adeguata, senza essere sufficientemente approfondita, senza che vengano spiegati e chiariti sia il background della notizia stessa che il profilo e l’identità politica dei suoi stessi protagonisti, finendo così per fare il gioco di forze che sarebbe invece necessario demolire agli occhi dell'opinione pubblica. Sarebbe indispensabile invece occuparsi di questi fenomeni nella maniera giusto, non limitandosi alla pubblicazione sensazionalistica di un’immagine o di un evento spettacolare, ma andando a scavare nelle profondità del movimento, così da "smascherarlo" davanti al grande pubblico, che diventerebbe, grazie all'opera del buon giornalista, più capace di coglierne le storture, le contraddizioni e le incompatibilità con la società civile. Quello che non dovrebbe mai passare è il messaggio che loro, e soltanto loro, siano presenti laddove c’è un problema o un conflitto sociale. 

Ma purtroppo talvolta non è solo questione di comunicazione: è realmente così. I gruppi fascisti si trovano a riempire il vuoto lasciato dalla sinistra. Anche questo aspetto è uno dei motivi del successo dei movimenti fascisti o di destra radicale, perché finiscono per riempire una voragine non colmata da forti messaggi di sinistra che possano costituire un’alternativa. Riempiono gli spazi delle periferie lasciate a sé stesse, o zone e quartieri fortemente problematici che vengono lasciati soli e dunque in balia di chi semplicemente c’è, o meglio, finge di esserci, di esser presente, di dare risposte, soluzioni. È proprio quel vuoto che la sinistra deve ricominciare a riempire; è in quella cesura, in quella frattura che ormai ha squarciato la convivenza umana che la sinistra deve ricominciare a esserci, a esistere e a parlare. Altrimenti quel vuoto continuerà a essere riempito da chi, col proprio discorso d’odio e di paura, finisce per creare ancor più frammentazione, ancor più abissi di incomunicabilità e di rifiuto dell’altro. In un momento storico in cui ovunque si innalzano barriere e confini arbitrari ed escludenti in nome della sicurezza e della ricerca di radici identitarie, in cui navi cariche di esseri umani vengono lasciate in balia delle onde per interi giorni, in cui il presidente della potenza più forte separa i bambini dalle proprie famiglie e li rinchiude in delle gabbie come fossero pulcini e a cui viene dato il via libera, in nome della sicurezza nazionale, a una legge come il “Travelban”, ecco, in un momento come questo non dobbiamo mai cadere nell’ingenuità e nella comoda (per qualcuno) auto-convinzione che il fascismo non esista più, che sia una minaccia superata. Il fascismo c’è e finisce per diventare cultura di massa, di penetrare sempre di più nella testa, nel linguaggio e nelle azioni delle persone, di diventare sempre più “banale” e quindi sempre più permissibile, sempre più sdoganato, legittimato, cementificato culturalmente perché non viene riconosciuto e identificato per ciò che è realmente.  La “banalità del male” incute meno paura perché nasconde la propria negatività o le fa cambiare aspetto, rendendola più accettabile, almeno apparentemente. Ma non per questo è meno dolorosa, meno pericolosa. “La terra è un posto bellissimo, senza confini né frontiere”, ma forse davvero lo è solo da lassù, dalla siderale lontananza dello spazio.

Ed è questa la lezione principale che dobbiamo cogliere dall'ora di sana politica "tripetetolina": il fascismo è destinato a vivere con noi, fianco a fianco. E continuerà a farlo se non riusciremo a costruire una vera ed unita unione antifascista, capace soprattutto di dare quelle risposte che altrimenti i più deboli continueranno a chiedere a Casapound. È pertanto necessario analizzare i problemi per quello che realmente sono, calandoli nelle singole realtà, nei diversi contesti, per provare infine a risolverli. Soltanto allora vedremo che i messaggi portati da Casapound non avranno più seguito, perché ci sarà una voce più "pulita", ma altrettanto convincente, da seguire.


Immagine liberamente ripresa dalla pagina Facebook di Arci Le Due Strade Tripetetolo

 

Ultima modifica il Lunedì, 02 Luglio 2018 00:38
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